L’Alta Corte considera che l’ordinanza della Corte Suprema delle Canarie ha concluso in modo ragionato che non c’è alcuna giustificazione per limitare la libertà di movimento.
La Camera Amministrativa della Corte Suprema ha respinto il ricorso presentato dal governo delle Canarie contro l’ordinanza del 14 luglio dell’Alta Corte di Giustizia delle Canarie che ha deciso di non autorizzare il “coprifuoco” tra le 0.30 e le 6 del mattino nell’isola di Tenerife, o in via sussidiaria, nei comuni di quell’isola con un tasso di incidenza di COVID superiore a 100 casi per 100.000 abitanti.
La proposta di limitare la libertà di movimento delle persone sull’isola è stata adottata dal governo delle Canarie in una riunione dell’8 luglio.
L’Alta Corte ritiene che l’ordinanza della Corte Suprema delle Canarie abbia concluso in modo motivato che la proposta restrizione della libertà di movimento non è giustificata in considerazione delle circostanze dell’isola di Tenerife, e che la misura restrittiva non era proporzionata.
La Corte Suprema si riferisce alla sua recente sentenza in cui ha approvato il “confinamento” del comune di Peal de Becerro (Jaén), e sottolinea che in quel caso il tasso di incidenza era più di dieci volte superiore a quello proposto ora, e anche evidenziato l’alta presenza di persone asintomatiche e la percentuale di vaccinazione, tra le altre ragioni che hanno reso inefficaci altre misure diverse da quella adottata.
Tuttavia, in primo luogo, la Corte Suprema sottolinea che in quella città di Jaén si trattava di una chiusura perimetrale e non di un “coprifuoco”, “il che richiede una maggiore giustificazione che le misure siano indispensabili per salvaguardare la salute pubblica”.
Inoltre, concorda con il Tribunale di primo grado sulla “mancanza di chiarezza” nell’approccio del governo delle Canarie alla sua richiesta “quando la richiesta principale era l’autorizzazione del “coprifuoco” in tutta l’isola di Tenerife, nonostante il fatto che le cifre fornite per i diversi comuni individuati non siano omogenee”.
Respinge anche l’esistenza di una contraddizione tra la pronuncia del Tribunale delle Canarie e quella dei tribunali superiori di Valencia, Catalogna e Cantabria, poiché il governo delle Canarie non ha accreditato che le circostanze di Tenerife coincidano con quelle esaminate da questi altri tribunali.
A questo proposito, sottolinea che queste altre amministrazioni regionali “hanno basato la loro richiesta di ratifica delle misure sui dati relativi all’alta incidenza del numero di persone infette e la loro pressione sul sistema sanitario, cosa che manca alla Corte delle Canarie in questo caso”.
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