Il consiglio del governo regionale che si terrà in una sessione straordinaria lunedì prossimo potrebbe segnare una svolta nella gestione della pandemia nell’arcipelago.
Con un decreto legge che sarà discusso in questa riunione, l’esecutivo regionale intende regolare le norme per la prevenzione delle infezioni da virus; una formula che apre la porta all’Alta Corte di Giustizia delle Canarie (TSJC) che non ha la competenza per rovesciare, come ha fatto in precedenza, misure come il coprifuoco o il certificato di immunità.
Questo è stato confermato da fonti legali esterne all’amministrazione presieduta da Ángel Víctor Torres, che hanno sottolineato che le restrizioni possono essere contestate solo dalla Corte costituzionale (TC), e in circostanze molto specifiche.
Il decreto legge entra in vigore dopo il via libera del Consiglio, anche se deve essere ratificato dal Parlamento, che ha anche la possibilità di revocarlo, anche se l’attuale patto, composto da PSOE, NC, Podemos e ASG, forma una maggioranza alla Camera.
Una volta completata questa procedura, solo il presidente spagnolo – e non il governo centrale – ha il potere, in un caso, di ricorrere alla Corte costituzionale.
Un altro attore sarebbe il Mediatore, se ritiene che l’iniziativa violi i diritti fondamentali dei cittadini.
In terzo luogo, una comunità autonoma che si senta colpita dalle misure sanitarie potrebbe cercare di rovesciarle, cosa che non procederebbe.
E in ultima istanza, un’azione congiunta di 50 deputati o senatori nazionali.
Tuttavia, bisogna notare che le scadenze fissate dalla Corte costituzionale allungherebbero di anni una causa virtuale.
Per questo c’è un’ultima opzione, ed è che Pedro Sánchez invochi l’articolo 161.2 della Carta Magna, secondo il quale sarebbe dubbio che il decreto del governo delle Canarie possa essere sospeso a causa del suo status di legge.
Tutti questi sono scenari plausibili dal punto di vista giuridico, ma se dovessero verificarsi rappresenterebbero una situazione senza precedenti nella storia della nostra democrazia, anche se non è meno degno di nota che le sentenze dei TSJ in Spagna passeranno già nei libri di storia, sia per la natura delle decisioni e le loro conseguenze, sia per il contesto in cui si verificano in tutto il paese: un’epidemia globale.
Fonti consultate indicano che il governo dovrà essere molto attento a garantire che il TSJC non possa decidere contro le norme sanitarie, come è successo con il coprifuoco.
Soprattutto perché l’organo giudiziario delle Canarie avrebbe il potere di annullare il decreto se è accompagnato da un regolamento.
C’è quindi da sperare che l’esecutivo eviti di utilizzare questo ricorso legislativo.
Negli ultimi mesi, i ricorrenti contro le restrizioni per prevenire il contagio sono stati molto vari.
Da un lato, c’era il gruppo degli albergatori, che ritenevano che la limitazione della capacità dei tavoli all’aperto fosse eccessiva e che, per le isole a livello 3 di rischio epidemiologico, la chiusura della ristorazione poteva portare alla rovina.
Dopo una sentenza che ha annullato entrambi i regolamenti, i rappresentanti del settore hanno raggiunto un consenso con l’esecutivo sulle gamme di occupazione.
Dall’altra parte, ci sono i negazionisti, che hanno affermato di sentirsi “discriminati” da misure come il certificato COVID, che ha cercato di stabilire un filtro per l’accesso all’interno di certi locali culturali, sportivi, bar e ristoranti.
Solo le persone con un programma di vaccinazione completo o che avevano superato la malattia avrebbero potuto entrarvi.
Ancora una volta, il TSJC si è pronunciato a favore del ricorrente, lasciando il governo “senza strumenti”.