Questo mese l’arca del mistero approda nel porto di Santa Cruz di Tenerife per narrare le vicende dell’equipaggio di una nave a vapore che si trovò nel luogo sbagliato e nel momento meno indicato.
Il 21 di novembre dell’anno 1861 una imbarcazione a vapore della marina francese chiamata Alecton salpa da Toulon in Francia e dopo un breve scalo a Cádiz riparte in direzione Canaria da dove sarebbe dovuta salpare per il sud America.
Il 30 di novembre a poco più di 200 chilometri dal nord est dell’isola di Tenerife, con il mare in calma, un leggero vento Aliseo che soffia e il sole appena sopra all’orizzonte, il guardiamarina Rodolphe appostato di vedetta emette un grido di allarme improvviso.
Il capitano di marina Frederic Bouyer corre in coperta con il resto della ciurma e riceve l’avviso di un oggetto sottomarino che si sta avvicinando rapidamente alla nave.
Tutti gli uomini corrono ai bordi della nave dove osservano un oggetto affusolato di un colore rossastro che sta quasi emergendo dalle acque in rotta di collisione con l’imbarcazione.
Il capitano ordina di fermare i motori e spegnere le caldaie preparandosi a un imminente impatto.
Le grandi ruote laterali dell’imbarcazione lentamente si fermano e l’equipaggio resta in attesa dell’inevitabile.
Quando l’oggetto si trova a pochissimi metri improvvisamente compie una rotazione completa e quella che consideravano la parte posteriore si apre a raggiera ed alcune punte spaventose emergono dal mare ed impattano sull’imbarcazione.
Il colpo fu così tremendo da destabilizzare alcuni dei marinai che cadono sul ponte mentre altri spaventati non danno credito a quello che stanno osservando.
Tutte le leggende che fino a quel momento erano relegate a racconti da osteria di vecchi marinari ubriachi, all’improvviso erano davanti a loro, un animale dotato di tentacoli enormi con occhi neri enormi, profondi e spaventosi e con un odore da vespasiano molto frequentato, stava attaccando la nave.
Il capitano ordina ai marinai di attaccare la creatura con arpioni e fucili nella speranza di allontanarlo e salvare la nave.
La sorpresa e il terrore furono grandissimi al vedere come i proiettili impattavano sul corpo dell’essere e cadevano in mare senza ferirlo, anche gli arpioni sembravano essere inefficaci, solo dopo circa tre ore di lotta assidua dove i colpi dei tentacoli sembravano presagire un naufragio disastroso, uno degli addetti agli arpioni riesce a penetrare la spessa pelle dell’animale bloccando una delle terribili estremità.
Il capitano ordina quindi di lanciare varie funi per bloccare la parte centrale del mostro.
Quando ormai quasi immobilizzato inizia lentamente a essere issato sulla nave la bestia compie un movimento rapido in un ultimo tentativo di liberarsi ma le corde totalmente tese lo lacerano e una gran parte dell’animale cade in mare restando agganciata alle corde solo una parte dei tentacoli.
Quando finalmente gli uomini riprendono fiato, riattivano i motori e si dirigono al porto di Santa Cruz dove il capitano deposita il diario di bordo alla capitaneria, la notizia dell’evento si diffonde in tutta l’isola ed il console francese in Canaria avvisa anche la marina francese, la quale riunisce un gruppo di esperti malacologi (biologi esperti in cefalopodi) per studiare i resti dell’animale.
La nuova specie considerata mito venne chiamata Architeuthis dux e si determinò che aveva una lunghezza approssimata di 18 metri di cui circa 5 metri di testa, con un peso complessivo intorno alle 2 tonnellate.
La notizia fu così straordinaria che vari autori dell’epoca iniziarono a fantasticare su questi animali tra cui un giovane Jules Verne che dopo qualche anno decise d’inserire l’episodio nel celebre libro 20000 leghe sotto i mari.
Loris Scroffernecher