La mia vita inizia in modo turbolento, in corrispondenza degli ultimi anni di guerra, periodo che mi vede peregrinare in varie scuole sino a quando mio padre, parrucchiere per signora, liquidandomi definitivamente come “somaro”, decide che imparare un mestiere sia, per me, la via migliore.
A dodici anni, infatti, inizio la mia vita lavorativa alle sue dipendenze ma non mi occorre molto per capire che la scelta non fa per me.
Per questo mi iscrivo ai corsi serali del Castello Sforzesco e dell’Accademia di Brera, avvertendo subito che le scuole d’arte, se non supportate da una base culturale, non permettono obiettività nell’analisi critica di un’opera; così inizio a studiare storia dell’arte, letteratura, filosofia, matematica, fisica e molto altro, rubando parecchie ore al sonno per divorare libri.
Ho la fortuna che due o tre ore di riposo indisturbato mi tengono in piedi.
Da sempre dormo pochissimo, mi bastano tre ore filate per notte.
Il resto è sperimentazione, una parola chiave della mia vita.
Credo che si debba sempre sperimentare per avere un buon metro di misura; attraverso il solo giudizio degli altri non si riesce mai a capire il senso delle cose.
Poi interviene la carica emotiva, che non può mai mancare e si produce in me andando in barca, volando, sognando, pensando in maniera astratta a risolvere i problemi.
Ho uno schema di analisi che mi permette di portare avanti discorsi complessi con una certa facilità, caricando lo
spirito.
Se non lo carichi è difficile che tu abbia qualcosa da dire.
Per questo sostengo che i giovani devono sperimentare sempre, e questo significa mettersi in gioco.
Degli anni verdi e la mia passione per il design: a vent’anni ho già progettato e messo in produzione industriale alcuni oggetti, tanto che l’ADI (Associazione Design Italiani) mi tessera per merito.
Contemporaneamente, sono invitato dal proprietario di una galleria di Rovigo a esporre i miei quadri di pittura informale.
Non sentendomi del tutto pronto, cerco una verifica, che un amico mi procura presentandomi a Lucio Fontana; l’artista li apprezza e scrive persino una breve lusinghiera presentazione, manifestando l’intenzione di effettuare un cambio d’opere che non si concretizzerà: la mia timidezza non aiuta, in quel frangente.
La pittura informale che realizzo nei momenti di carica emotiva, attraverso il gesto libero, definisce un frammento di spazio, pensiero dinamico, architettura che vibra cromaticamente, di volta in volta con l’architettura modificata dalla mia condizione psicologica, a volte poetica o violenta, ma sempre ispirata alla volontà di trasmettere emozioni attraverso il segno e il colore, non inquinato dalla letteratura.
In estrema sintesi: perché dipingo?
Per non comunicare attraverso il linguaggio.
Volevo ringraziare il giornale che mi ospita e desidera promuovere un servizio GRATUITO di architettura, design ed arredamento, ai lettori che ne farà richiesta.
Il mio curriculum lo potete trovare sui seguenti siti : www.francescobocola.it, oppure su www.lacasasumarte.it e anche su www.searif.com, quest’ultimo si riferisce a quando costruivo nel mio cantiere barche e navi a vela da diporto, ora in giro per gli oceani.
Per contattarmi lo potete effettuare telefonicamente al numero +39335214742, oppure scrivendomi a [email protected]., esponendomi il vostro problema da risolvere, ricordandovi che ho lavorato molti anni con la medicina del lavoro, per migliorare la qualità della vita, migliorando l’illuminazione, fonte di molti stress, l’acustica, nel corretto rispetto dell’ergonomia, molte volte trascurata nella postura di divani e molto altro.
Rimango in attesa delle vostre richieste d’aiuto, che svolgerò con piacere e dovizia di documentazioni.
Francesco Bocola