La differenza è l’isola.
La differenza tra una vita sempre troppo attenta e tesa, e una vita più serena, la fa un’isola, un luogo dove possiamo forgiare un nuovo carattere senza influenze esterne, senza politiche imposte, dove possiamo essere senza dover sembrare.
Certo, è solo un’isola, quindi apparentemente limitativa ma, per paradosso, potremmo non essere manipolati da altre menti perché non ci dobbiamo difendere cercando di manipolare quelle degli altri (in altre parole infischiandocene di tutto e di tutti).
Certamente l’atarassia, l’imperturbabilità del saggio potrebbe essere difficile da raggiungere, ma l’isola ha, nel suo essere isolata, un terreno con “l’humus” adatto.
È altresì noto: viviamo male perché cerchiamo sempre ciò che ci manca, ma siamo anche come folli che si guardano allo specchio per togliersi tutte le maschere finché il sole, finalmente, non bacia il nostro viso e rivela chi siamo veramente e qual è il nostro vero volto.
Scriveva Kahlil Gibran nella sua poesia “Il Folle”: “… E ho trovato nella follia la libertà e la salvezza: libertà dalla solitudine e salvezza dalla comprensione, perché quelli che ci comprendono sottomettono qualcosa in noi…”
Oggi pare che viviamo con un concetto di normalità molto sfuocato.
Sappiamo anche che nella natura tutto si ricicla, e che abbiamo un solo breve spazio, pochi anni, per fare qualche differenza dunque perché non cerchiamo questa differenza? Viviamola nell’isola!
Non facciamo allora più sconti a noi stessi, non chiediamo troppo a noi e alla nostra anima, cominciamo con l’avventura di ricaricarsi all’alba con nostri nuovi intenti, e basta con i falsi miti, l’inutile eccessiva ricchezza, gli agi artificiosi.
Tutti possono vedere ma pochi vogliono, o meglio, non hanno il coraggio di volere, che poi il coraggio non serve, basta annullare i pensieri martellanti dentro il nostro cranio.
Ciò che sei veramente finalmente apparirai.
Diventare come un Demiurgo “artefice e padre dell’universo”, una forza ordinatrice, imitatrice, plasmatrice, che vivifica la materia, dandole una forma, un ordine, e soprattutto un’Anima Mundi.
Andrea Maino
William Blake, The Ancient of Days (1794)