La Pitanga, chiamato anche “ciliegia del Suriname”, cresce su alberi che possono arrivare fino ai 7 metri di altezza.
La raccolta si fa quando si stacca dalla pianta con il semplice tocco per evitare il forte sapore resinoso che essa ha quando è ancora da maturare; il suo colore varia dal verde all’arancione al viola man mano che avanza nella maturazione.
La buccia è sottile e leggermente acida, mentre la polpa è rossa e succosa un misto tra dolce e acido, il gusto è quindi asprigno, molto simile al nostro mirto ed è considerato un dissetante naturale.
Generalmente si mangia come frutta fresca, cosparsa di zucchero per mitigare il suo odore di resina e può anche essere trasformata in marmellate e gelatine.
La frutta acerba può essere utilizzata per chutney e condimenti.
Serve anche come ottima farcitura per torte e ingrediente di budini, torte e succhi.
Il frutto può essere fermentato in vino o liquore.
La Pitanga è usata anche come condimento sul gelato o aggiunta alle insalate.
Le foglie invece sono utilizzate per preparare infusi dalle proprietà digestive, diuretiche e astringenti, utili in caso di diarrea.
La pitanga è ricca di antiossidanti, vitamine, oli essenziali, minerali, oligoelementi ed a basso contenuto calorico; aiuta contro lo stress e il sonno, è antinfiammatoria e ricca di vitamine A, B e C e licopene.
Anna Catalani