Nel bel mezzo di una ripresa del dibattito, Yaiza Castilla, Ministro del Turismo, dell’Industria e del Commercio del Governo delle Isole Canarie, ha assicurato al Parlamento delle Isole Canarie che “non è il momento” di introdurre una “ecotassa”.
La politica ha sottolineato che la coalizione che forma il governo delle Canarie (PSOE Canarias, Nueva Canarias, Sí Podemos e Agrupación Socialista Gomera) ha semplicemente promesso di “studiare l’attuazione”, senza fissare una data specifica, e auspica l’avvio di un “dibattito sereno” sulla questione.
Questo è quanto ha dichiarato dopo essere stata interrogata da José Miguel Barragán, membro del gruppo nazionalista delle Canarie, sulla creazione di una tassa verde per il settore turistico.
Castilla ha elencato i fattori che hanno impedito la realizzazione della tassa nelle Isole Canarie dall’inizio dell’attuale legislatura, come il fallimento della compagnia di viaggi Thomas Cook, il caos della pandemia e la crisi economica europea attuale.
“È vero che quest’estate ha presentato dati positivi e si parla già di ripresa […] ma il ritorno dalle vacanze sarà il punto di svolta in cui le famiglie europee inizieranno a valutare i rischi”, ha detto, riferendosi ai timori di una nuova crisi economica globale, segnata dall’inflazione.
Il responsabile dell’area ha difeso che diversi obiettivi del governo delle Canarie in relazione al turismo straniero sono incompatibili con l’attuazione di una “eco-tassa”, come la campagna per attrarre il turista tedesco “d’argento” per aumentare la spesa e la permanenza media dei visitatori.
“Una tassa da due a quattro euro, come quella delle Isole Baleari e della Catalogna, arriverebbe all’orecchio dei turisti e sarebbe usata dalla concorrenza contro di noi”, ha detto Castilla a proposito dell’importo giornaliero che deve pagare il viaggiatore.
Nonostante l’instabilità economica del settore turistico prevista dalla deputata, diversi rapporti mostrano un inverno 2022 con molto turismo internazionale nelle Isole Canarie.
Castilla ritiene inoltre che il turismo “fornirà la soluzione” ai problemi, essendo un settore che raccoglie il 35% delle tasse dell’arcipelago.
Francisco Déniz, deputato di Sí Podemos Canarias, ha risposto in parlamento che “se dipendesse da qualcuno non sarebbe mai il momento”, sostenendo che il settore turistico regionale dovrebbe concentrarsi sulla sostenibilità e non sull’attrazione di più persone.
L’Assessore ai Diritti Sociali, Noemí Santana, ha inoltre recentemente affermato che “il settore turistico deve ora dimostrare la propria responsabilità e impegnarsi per un turismo sostenibile”, sottolineando la necessità di implementare la tassa, affermazione a cui ha risposto duramente la Federazione delle imprese alberghiere e turistiche di Las Palmas (FEHT).
D’altra parte, David Pérez, delegato del Turismo di Tenerife, ha recentemente dichiarato a Tourinews che in tempi economici complicati “non si parla di tasse”.
Attualmente, la tassa di soggiorno in Spagna è in vigore solo in Catalogna e nelle Isole Baleari.
Dal 2024, la Comunità di Valencia si unirà a loro.
Oltre che nelle Isole Canarie, il dibattito su questa tassa è stato aperto anche a San Sebastián (Guipúzcoa) e in numerose città andaluse.
Franco Leonardi