Nella fiction Il mistero di Santa Brigida, il Maresciallo Rocca deve trovare l’assassino del suo amico Don Vincenzo, prete di questo Comune.
Rocca esegue il suo mestiere, o per meglio dire la sua arte, insieme al dottor Mannino, sostituto procuratore.
Non ho bisogno di dirvi che il Maresciallo è interpretato dall’amato Gigi Proietti; Mannino da Mattia Sbragia.
Ma, accidenti!
I due non sono mai d’accordo quando si tratta di lavoro.
Mannino usa il metodo classico di inchiesta poliziesca: indizi, prove e precedenti penali dell’eventuale delinquente. A volte, però, questo metodo si rivela una relazione meccanica di una semplicità banale, poiché la realtà è molto più complessa.
E anche perché questa maniera di svolgere le inchieste può condurre a incolpare un innocente!
Mannino pensa che l’omicidio di Don Vincenzo sia un caso di rapina.
E crede anche che l’assassino sia il rumeno Stefan, uno pregiudicato per piccoli furti.
Ritiene inoltre che il prete abbia sorpreso Stefan mentre rubava gli ex voto d’argento in chiesa, che abbia minacciato di denunciarlo, e per questo il rumeno lo abbia ucciso.
Invece il Nostro, con il suo fiuto da bracco, capisce dall’inizio che non si tratta di una rapina.
Contesta Mannino dicendogli che lui non conosce Don Vincenzo, un’anima caritatevole, incapace di sporgere denuncia.
Siccome lui è stato il suo migliore amico, il Maresciallo soffre perché ha paura di essere responsabile del suo assassinio.
È stato lui, infatti, a raccomandare Stefan per il lavoro di sacrestano della chiesa.
Il Maresciallo si rivela un carabiniere integerrimo dicendo che se davvero il ragazzo è l’assassino del prete, lui farebbe meglio a cambiare mestiere.
Così come il Commissario Maigret teneva molto alle opinioni di sua moglie, anche Rocca ascolta la sua ragazza Francesca, interpretata da Veronica Pivetti; anche lei non crede all’ipotesi della rapina.
Inoltre, lo sostiene dicendogli che non deve sentirsi in colpa per l’uccisione del suo amico.
Quando parlano lei gli fa delle domande con prudenza, perché sa che ad alcune di queste lui non può rispondere. Un’altra cosa bella è che Francè chiama il suo maresciallo “Rocca”, come faceva la sig.ra Maigret, che chiamava suo marito“Maigret”.
E Rocca racconta a Francè qualche cosa sull’inchiesta.
Anche lei voleva bene al prete.
Il Maresciallo si mostra un carabiniere tenero quando dice a sua figlia Daniela di essersi comportato da stronzo con Francè e anche con il brigadiere Cacciapuoti.
La scena dove chiede scusa al Brigadiere è tanto divertente quanto commovente.
E che dire di quando Rocca torna a casa fuso ma felice, dopo avere risolto il caso dell’assassinio del suo amico, e ha pazienza e forze per leggere e firmare la pagella del figlio di Daniela, addormentato sul divano?
Soltanto perché il piccolè ci teneva tanto.
Nel 2005, l’anno in cui andava in onda la fiction, accadevano due situazioni ben diverse: Francè pensava che Rocca fosse un “baluba” perché dopo due anni insieme non le aveva ancora chiesto di sposarlo.
Nello stesso periodo, Livia aveva una relazione senza nessun impegno con il Commissario Montalbano.
È un errore dire che tutti i tempi passati sono stati migliori…
Io dico da sempre che “il meglio deve ancora venire”.
In quanto al metodo d’inchiesta svolto per risolvere il crimine, Mannino mi sembra un investigatore burocrate, in grado soltanto di seguire alla lettera un protocollo d’indagine come se fosse un copione di teatro.
Al contrario Rocca fa un lavoro di artigianato, alternando intuizione e psicologia, una vera improvvisazione teatrale. Il Nostro trasmette un’immagine positiva dei nostri Carabinieri, ed è per questo che è stato ricordato con affetto dall’Arma.
Giovanni Rocca è il tipo di carabiniere di cui l’Italia ha bisogno.
INVITO: vi aspetto in gennaio con una mia intervista all’attore Rino Rodio, il marito di Beatrice nel film “Dante”, dal regista Pupi Avati.
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Commissario Steneri