Quest’anno temo ci voglia un po’ di incoscienza o moltissimo alcol per calarsi a cuor sereno nel valzer di trombette e cappellini ma tuttavia, mentre la realtà attorno a noi cambia alla velocità del suono e non ci aspetta, c’è ancora qualcosa che si può fare mettendo insieme come acqua e farina, un poco di intelligenza e amore.
Personalmente, leggo, leggo tanto e scelgo con grande attenzione non cosa ma chi leggere.
Una delle voci cui mi affido con fiducia è George Friedman, ungherese naturalizzato americano, figlio di superstiti dell’olocausto, chairman di geopolitical future, una pubblicazione online considerata la voce più autorevole dell’emisfero occidentale in campo geopolitico.
Anche questa volta, mi ha dato una mano a immaginarmi dentro un 2023, sul quale diciamocelo, non è semplice fare previsioni.
Riporto virgolettate alcune delle parole con le quali i membri di geopolitical future presentano se stessi e il loro lavoro e sono parole che possono arrivare al cuore di chi mi legge e fare un pochino di luce.
“… Quando tu puoi anticipare il modo in cui il sistema di forze internazionale cambierà, tu inizi a guardare il mondo in cui vivi nel contesto di una storia molto più ampia e molto più interessante di quella che i mass media sono in grado di raccontarti.
Una storia che traccia in modo spassionato le linee dell’ascesa e della caduta dei poteri mondiali che si alternano… noi raccontiamo la storia in divenire del futuro… quando tu puoi anticipare il modo in cui le nazioni si comporteranno, tu puoi sapere in anticipo dove il mondo è diretto…”.
Quanto pagheremmo in questo momento per sapere dove il mondo è diretto?
Il sentimento più forte, quello sicuramente condiviso da tutti o quasi tutti noi è l’incertezza, l’accettazione che la dinamica accelerata dei cambiamenti geopolitici, non è alla nostra portata.
D’altro canto, l’era COVID con il suo retaggio di martellamento culturale e ristrettezza di spazio fisico, ci ha lasciati tutti un poco più introversi ed emotivi, meno certi che ci siano dei limiti a ciò che può ragionevolmente succedere ma non è semplice capire come girare l’angolo.
La chiave è a mio avviso l’abbandono dell’informazione in favore della cultura.
Saper leggere il tempo in cui viviamo significa sapersi muovere nello spazio in cui si sviluppa la nostra vita.
Gli eventi visibili del quotidiano sono effetti e non cause, e ce li offrono ciambellani sempre più ignoranti e sempre meglio pagati per non cedere alla tentazione di fare i giornalisti.
E’ semplice come un uovo di colombo, per essere soggetti e non oggetti del tempo che viene, dobbiamo sostituire l’informazione con la cultura.
Un saluto di fine anno, un benvenuto di nuovo anno non è il luogo virtuale per annoiarci con i particolari che possono irritarci o spaventarci, o rattristarci.
Però è sicuramente il luogo virtuale migliore per spronare i genitori di figli a cui serve un mondo di scuole e giardini per portarci i bambini, a non scivolare senza accorgersene nel carpe diem dei vigliacchi.
ll fronte unico del mainstream così compatto e disciplinato, ci martella con la resilienza e lo stoicismo come soluzione politicamente corretta al senso di impotenza.
Ci stimola a imparare a convivere con il senso di impotenza e a tollerarlo.
E invece NO.
Troverete, entrando in libreria, interi scaffali di manuali del bravo stoico, di biografie dei filosofi greci che fondarono la scuola, di Bignami e manualini tascabili per capire come applicare lo stoicismo ai giorni nostri.
Non è un caso, che tutte le case editrici, da una ventina d’anni sotto padrone unico, si spertichino per diffondere in modo capillare la filosofia dell’accettazione elegante di ciò che non può essere cambiato.
E voi tirateli giù e usateli come sgabello, saliteci sopra, pescate Epicuro nella seconda linea o nella mensola in alto dove sperano che nessuno guardi.
Date la caccia a Erich Fromm, fatevi ordinare Zigmund Bauman, innamoratevi di Irene Vallejo, imparate a memoria le poesie di Bertold Brecht… addormentatevi con Jaques Prevert.
Date fuoco alle vostre menti.
Abbonatevi a Limes, ascoltate Marcotti e Fusaro.
Usate i giornali per la pipì del gatto e scendete per strada come nella canzone Margherita di Cocciante, e con secchi di vernice colorate tutti i muri, case vicoli e palazzi, perché LEI ama i colori…
C’è uno spazio per la vostra libertà anche in questo incerto anno che viene, non rannicchiatevi, saltate.
Claudia Maria Sini