Cari lettori, oggi torniamo a discutere di economia e precisamente di un argomento che – lo dico senza timore di esagerare – inciderà enormemente sulle nostre vite: l’annunciato avvento dell’euro digitale.
Però prima di iniziare la disamina delle funeste conseguenze di questa novità è opportuno rievocare un illuminante e profetico evento di oltre 30 anni fa: un’epoca relativamente recente nel tempo, ma che tecnologicamente rispetto a oggi si può definire l’età della pietra.
A luglio 1992 (quindi 10 anni prima dell’avvento dell’euro) era presidente del consiglio il navigatissimo politico socialista Giuliano Amato, più volte ministro in vari governi e che lo scorso settembre 2022 ha concluso a 84 anni come presidente della Corte costituzionale la sua lunghissima carriera; ed era Direttore generale del Tesoro l’altrettanto inossidabile Mario Draghi.
In quell’estate del 1992 ancora una volta la lira era in grave difficoltà per un ennesimo attacco speculativo (ma biasimo meno gli speculatori, che sanno fare il loro sporco mestiere, e più i governanti incapaci, che NON sanno fare il loro mestiere di proteggere dalle speculazioni i loro amministrati, che per questo li eleggono e gli pagano lautissimi stipendi)… in quel mese di luglio, dicevo, il governo Amato doveva reperire urgentemente alcune decine di migliaia di miliardi nel tentativo (ciononostante miseramente naufragato nel successivo settembre) di evitare il tracollo della lira e l’espulsione dell’Italia dal Sistema Monetario Europeo lontano avo dell’euro, in cui i tassi di cambio tra le monete aderenti (lira, franco, marco, sterlina ecc.) potevano oscillare solo in una fascia ristretta… ma dove scovare quei soldi…?
La ricetta dei politicanti inetti fu la solita: non ridurre gli sperperi spesso clientelari dello Stato inefficiente, bensì la consueta grandinata di aumenti dell’IVA, dell’Irpef e di balzelli sui lavoratori autonomi, ai quali si aggiunse la batosta (vi cito letteralmente il testo del decreto) di “un’IMPOSTA STRAORDINARIA sull’ammontare dei depositi bancari, postali e presso istituti e sezioni per il credito a medio termine, conti correnti, depositi a risparmio e a termine, certificati di deposito, libretti e buoni fruttiferi, da chiunque detenuti”; in sintesi, nella notte del 9 luglio 1992 i risparmi degli italiani, già abbondantemente tassati a monte, subirono a tradimento un prelievo forzoso del 6 per mille, di cui i malcapitati rapinati si accorsero attoniti, a furto ormai perpetrato, la mattina del 10 luglio… io sfuggii allo scippo solo perché all’epoca vivevo in un altro continente.
Ora torniamo allo scorso dicembre ed ai rilievi rivolti dalla Commissione europea al Documento programmatico di bilancio per il 2023 presentatole dal governo Meloni, incentrati tra l’altro sull’obbligo dei commercianti di accettare i pagamenti elettronici anche di modesta entità e sulla fissazione a 10.000 euro dell’importo massimo pagabile in contanti in tutti i Paesi membri, ma con facoltà degli Stati di imporre limiti più restrittivi.
Il motivo di questi rilievi era ed è l’ormai esplicita volontà dell’UE di spianare la strada all’avvento dell’euro digitale e di stabilire il principio dell’obbligatorietà dei pagamenti elettronici, promuovendone l’uso e scoraggiando o vietando l’uso del contante; ma prima di proseguire voglio precisare di non avere nessuna prevenzione ideologica contro la moneta elettronica in sé (ma ho invece da ridire contro le sue distorsioni, come argomenterò tra poco) e che anzi per scelta – che però ritengo mia facoltà poter cambiare in qualsiasi momento – uso le carte bancarie, perché comode, in almeno il 95% dei miei pagamenti anche di modesto importo; ciò premesso, torniamo ai fatti. Alla prevista presentazione NEL PRIMO SEMESTRE 2023 di una proposta di legge sull’adozione dell’euro digitale, ufficializzata lo scorso novembre in una conferenza stampa congiunta con la Banca Centrale Europea dal vicepresidente lettone della Commissione europea Dombrovskis, seguirà la trattativa con il Parlamento europeo e con gli Stati membri per passare alla fase realizzativa; a Dombrovskis ha fatto subito eco la presidente della BCE Lagarde, che in una dichiarazione di circa 13 minuti ha illustrato a modo suo le particolarità dell’euro digitale; chi vuole può ascoltarla in inglese (doppiata in spagnolo) in https://youtu.be/wZqdRKa0aXU
Nell’analisi di oggi esaminerò l’aspetto cruciale della privacy – che in questo contesto possiamo tradurre con riservatezza o anonimato – dell’euro digitale, che nei piani dell’UE e della BCE dovrebbe sostituire il denaro contante.
Lagarde inizia la sua enunciazione ricordando che il 43% degli europei intervistati ha classificato la riservatezza ampiamente al primo posto tra le caratteristiche auspicate del futuro euro digitale … TUTTAVIA, si affretta a precisare subito dopo Lagarde, un totale anonimato, come quello tipico del contante, “non appare un’opzione praticabile”, perché contrasterebbe con altri obiettivi di interesse pubblico, tra cui “la lotta al riciclaggio di denaro ed al finanziamento del terrorismo”.
La riservatezza dell’euro digitale dovrebbe dunque essere “analoga a quello dei pagamenti elettronici esistenti”; la BCE ipotizza di conferire alla moneta digitale lo stesso grado di riservatezza offerto dal contante, PERÒ solo nelle transazioni sotto un certo modesto ammontare ancora da stabilire; nessuna riservatezza varrà oltre quest’importo… non perché sia tecnicamente impossibile, preciso io, ma perché NON SI VUOLE.
E dunque, conclude Lagarde – e qui attenzione alle sue parole! che cito testualmente, perché ne emerge evidente il pretesto ufficiale dell’abolizione della riservatezza del venturo euro digitale – “NELLA LOTTA CONTRO LE ATTIVITÀ ILLECITE OCCORRE TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA IL VALORE SOCIALE DELLA RISERVATEZZA E L’INTERESSE PUBBLICO: È UNA SCELTA POLITICA”.
Evidentemente solo aggrappandosi all’asserito “interesse pubblico” si può scovare – anche se in realtà l’obiettivo fosse un altro… – un pretesto plausibile e cogente per eliminare la riservatezza dell’uso che ognuno fa del proprio denaro!
Il problema però è che in questa “scelta politica”, dettata dal presunto “interesse pubblico”, il “giusto equilibrio”, insindacabilmente stabilito da UE e BCE, in realtà potrebbe non essere poi tanto “equilibrato”, bensì sbilanciato in senso restrittivo per i motivi che espliciterò tra poco… e noto incidentalmente che il “grado di riservatezza analogo a quello dei pagamenti elettronici esistenti”, citato da Lagarde, è già di per sé nullo, perché le carte di pagamento rivelano immediatamente alle banche emittenti chi ha speso quanto per acquistare cosa da chi.
Lagarde chiude il discorso argomentando che essendo il contante emesso dalla BCE moneta legale, cioè obbligatoria nei pagamenti, anche l’euro digitale dovrà avere questa caratteristica di cogenza; e ne consegue, osservo ancora io, che nei piani di UE e BCE l’euro digitale dovrà soppiantare TOTALMENTE il contante, perché se non fosse questo l’obiettivo finale, evidentemente cadrebbero alla radice le motivazioni apparentemente nobilissime – la lotta al riciclaggio dei proventi del crimine ed al finanziamento del terrorismo – addotte per la sua introduzione… e come non essere d’accordo..! se non fosse che una recente esperienza ci ha insegnato che dietro il paravento, intessuto di malafede, dell’asserita tutela dell’interesse pubblico possono celarsi l’arricchimento di soggetti privati e la manipolazione senza scrupoli della popolazione, e perfino una sua spietata costrizione, per proteggere sia quegli interessi privati che gli obiettivi governativi di controllo sociale e politico sulla vita dei cittadini.
Il brutale nocciolo della questione dunque è che una moneta digitale, che riveli immediatamente allo Stato il nome e cognome di chi spende quanto per acquistare cosa da chi, sarà facilmente MANIPOLABILE A FINI POLITICI.
Chi ha una fiducia incondizionata nella buona fede dei governanti può ritenere superflua questa riflessione e ignorare ogni timore, ma tra i numerosi inquietanti esempi del contrario cito per brevità solo la protesta dei camionisti canadesi del Freedom Truck Convoy contro i confinamenti (detti lokkdàun dai giornalettai esperti di inglese), poi diventata tanto popolare e dilagante da costringere il sindaco della capitale Ottawa a chiedere al governo lo stato d’emergenza… protesta repressa dal democraticamente eletto governo di Justin Trudeau con la geniale trovata di bloccare i conti bancari dei contestatori (chi avesse la memoria corta e volesse rinfrescarsela può digitare in internet le parole chiave che ho appena citato e vi troverà abbondante materiale).
Ma anche chi avesse una tanto generosa fiducia negli odierni governi “democratici” dovrebbe riflettere che nessuna situazione è eterna e immutabile: in un futuro, forse lontano o forse anche no, in Italia o in Europa potrebbero salire al potere partiti o movimenti non solo occultamente autoritari, cioè subdolamente dediti a distorcere per i propri fini le istituzioni democratiche, come purtroppo abbiamo appreso, ma esplicitamente fautori di ordinamenti illiberali che – com’è già accaduto nel secolo scorso – una volta conquistate in libere elezioni le leve del comando, poi se ne servirebbero per stroncare l’opposizione ed esercitare un potere dittatoriale.
Non credo di dover offendere l’intelligenza dei lettori spiegando quale tremendo strumento di coercizione e repressione diverrebbe nelle mani di una dittatura l’esproprio del denaro guadagnato per vivere dai cittadini con il loro lavoro!
Capite adesso perché all’inizio di questo articolo ho definito “profetico” il decreto con cui nel 1992 il governo Amato disinvoltamente ficcò le mani direttamente nei risparmi degli italiani…?
Ed allora eravamo appena agli albori della tecnologia… riflettiamo dunque che oggi, dopo un trentennio di enormi progressi tecnologici, il potere repressivo che quest’innovazione mette nelle mani di governanti senza scrupoli (eh sì… purtroppo ce ne sono..!) è SPAVENTOSO.
Ma anche senza giungere all’estremo dell’avvento di una dittatura dotata del potere di strangolare economicamente gli oppositori politici – che ripeto, come dimostra la storia NON si può affatto escludere! – ci sono altri aspetti più immediati da considerare: ad esempio, la BCE potrebbe imporre ai conti bancari dei cittadini un tasso d’interesse negativo, ossia in pratica una tassa sul denaro per il solo fatto di lasciarlo giacente in un conto corrente NON SPENDENDOLO COME LO STATO ESIGE, ad esempio durante una recessione in cui il governo voglia spronare l’economia e il prodotto interno lordo stimolando a tutti i costi la spesa dei cittadini; costrizione evidentemente impossibile da attuare con il denaro cartaceo ed anonimo.
Con l’euro digitale invece alla BCE basterebbe premere un pulsante, e puffff! immediatamente vedremmo svanire dal nostro saldo bancario di euro digitali il tasso d’interesse negativo che il governo e la BCE ritenessero “opportuno” per “stimolare” i troppo risparmiosi a consumare di più, o addirittura a spendere un determinato importo tassativamente entro la scadenza “x” e/o per acquistare il prodotto “y”.
Sempre beninteso “nell’interesse pubblico”, al quale ovviamente … nessuna obiezione è opponibile!
E ancora: se le autorità potessero monitorare come spendiamo i nostri soldi, potrebbero filtrare ai media con tanto di nome e cognome i nostri redditi e l’uso che ne facciamo, orchestrando contro di noi una strategia di discredito non per aver commesso un illecito inesistente, bensì instillando nell’opinione pubblica, con un’abile e martellante campagna infamante, la falsa nozione che qualche nostra abitudine o atteggiamento siano moralmente riprovevoli o nocivi per la collettività, per indurla a esercitare su di noi una pressione sociale che ci “convinca” a tenere (o non tenere) comportamenti graditi (o sgraditi) al governo. Inconcepibile, sento dire da qualcuno che ha la memoria corta…?
Eppure non molto tempo fa un ampio gruppo di persone, solo perché renitenti ai diktat del governo, per anni è stato non criticato – ciò che ovviamente sarebbe stato legittimo – bensì umiliato e insultato quotidianamente con espressioni mostruose e violente, infamato augurandogli esplicitamente la morte, ostracizzato dai luoghi pubblici e continuamente additato al pubblico ludibrio dai giornaloni e dalla televisione, e per costringerlo a “obbedire” accusato SENZA MOTIVO – come poi i fatti hanno inequivocabilmente dimostrato – delle responsabilità più assurde.
Se il governo avesse avuto il potere di privare queste persone non solo del reddito del loro lavoro – cosa che in molti casi abiettamente ha davvero fatto – ma addirittura dei loro risparmi, impedendogli così di comprare il cibo necessario per nutrire le loro famiglie, il ricatto sarebbe stato insostenibile.
E dunque tu lettore rifletti bene: la disponibilità del TUO denaro – sì, di TE che mi stai leggendo… la disponibilità dei tuoi euro digitali, la cui titolarità, quantità e precisa ubicazione contabile fossero note alle autorità – potrebbe esserti sottratta per ricattarti e costringerti a obbedire a QUALSIASI ARBITRARIO OBBLIGO che al governante di turno potrebbe venire lo sghiribizzo di importi per i suoi fini… e questo sarebbe terrorismo di Stato allo stato puro, altro che lotta al terrorismo!
Nessuno Stato dovrebbe MAI disporre di un potere tanto schiacciante sui propri cittadini! possibile che gli apprendisti stregoni che si trastullano col progetto dell’euro digitale come moneta legale NON ANONIMA non si rendano conto del mostro spaventoso che stanno per partorire…?
O forse se ne rendono conto anche troppo bene…!
Tutto lo sfrenato arbitrio che il denaro contante, per suo natura anonimo e incontrollabile, nega al capriccio e alla lussuriosa fantasia di un dittatore occulto o palese, gli diverrebbe immediatamente e discrezionalmente possibile eliminando l’anonimato insito nella moneta fisica!
E non oso nemmeno pensare al caos indicibile che frantumerebbe la compagine sociale se in un mondo privo di denaro contante improvvisamente per un motivo qualsiasi (ad esempio una guerra, o anche solo una crisi internazionale) i satelliti e i ripetitori che inoltrano i messaggi tra banche e clienti smettessero di funzionare, o perché distrutti dal nemico o per decisione di chi ne possiede o conquista i pulsanti operativi: i negozi, saccheggiati dalla popolazione inferocita perché impossibilitata ad usare le app bancarie e le ormai inutili tesserine di plastica ed alla disperata ricerca di cibo, sarebbero costretti a chiedere al governo di proteggerli imponendo la legge marziale e ordinando all’esercito di sparare sui cittadini, in uno scenario più agghiacciante di qualsiasi film apocalittico finora prodotto.
Concludo: si faccia pure l’euro digitale ANONIMO come comodità offerta ai cittadini, ai quali soli però deve spettare la facoltà individuale e discrezionale di decidere se e quando farne uso.
Invece la tendenza annuncia il contrario: rendere l’euro digitale moneta legale OBBLIGATORIA e NON ANONIMA, come dimostra tra l’altro la resa del governo italiano dopo l’ingiunzione dell’UE di stabilire il principio dell’obbligo dei commercianti di accettare i pagamenti elettronici, essendo quest’onere apparentemente insignificante in realtà solo il presupposto della cruciale imposizione successiva, cioè l’OBBLIGO DELL’ACQUIRENTE di pagare in moneta digitale… perché il boccone è troppo ghiotto per i politicanti smaniosi di illimitato potere, i quali sicuramente hanno preso soddisfatta nota dell’intontita acquiescenza dimostrata più volte in occasioni diverse dalle popolazioni europee negli ultimi anni… dopodiché, attuando l’ormai sperimentata tattica di alternare lusinghe e costrizioni, passo dopo passo le “autorità” lo trasformeranno nell’unica moneta a corso legale… e ci troveremo nudi e indifesi tra i loro artigli.
Chiudo con una spiritosaggine, ma non poi tanto: vista l’evanescenza politica dell’Unione europea di fronte ad altre potenze mondiali, perfino in casa propria, non mi stupirei se tra qualche anno la moneta digitale mondializzata non si chiamasse più euro, ma assumesse il nome datole dal suo e nostro padrone, a seconda della piega che prenderà la lotta per la supremazia mondiale: o dollaro digitale, o forse più probabilmente yuan digitale.
Beh, ma che c’è…?
Vi ho spaventato e rabbrividite dalla paura…?
Ehhh, che dire… avete ragione!
Francesco D’Alessandro