Sì, questo è un uomo…
Una giornata di ordinaria follia al pronto soccorso di Candelaria
Incredibile ma vero, riportiamo un dato di cronaca che non racconta solo un giorno di ordinaria follia al pronto soccorso di Candelaria, invita semmai, a serrare i ranghi fra persone ancora dotate di sentimenti umani e difendere il bene più prezioso che possediamo :
Non essere bestie feroci.
In cosa consiste non essere bestie feroci?
Nella capacità di compiere gesti apparentemente inutili, perché il cuore ci dice che è giusto.
L’etica e l’utilità sono avversari naturali e mai come in questo momento è stato necessario sottolinearlo.
Il fatto:
Un uomo si trascina fino alla discesa della ambulanze e crolla al suolo.
Inizialmente semi cosciente, sembra un beone che smaltisce la “resaca” al sole, poi riverso faccia al suolo, infine in una posizione innaturale di anchilosi, che denota uno stato non naturale di coscienza.
Resta, lì.
Sì, resta lì dalle 11,00 alle 16,30, di fronte alla porta del pronto soccorso, nonostante svariate persone segnalino con crescente vivacità la necessità di prestargli almeno il soccorso di prima istanza dovuto a un cane investito.
Alle quattro e mezzo, un gruppo di persone chiama la polizia per denunciare un caso di omissione di soccorso e arrivano 6 agenti -sei agenti- che chiamano la responsabile del pronto soccorso che consuma i 15, 20 passi necessari per avvicinarsi a vedere l’uomo, per la prima volta in quel lungo giorno di sciopero di Dio.
La sua giustificazione è: “ Ma è solo Raoul…”.
Raoul è una persona che dopo aver perso la sua vita, la sua casa, la sua dignità, poteva morire per terra, davanti a un posto in cui non meno di tre, quattrocento persone, hanno letto a voce alta il giuramento di Ippocrate per poter fare della vita degli altri, l’oggetto del loro lavoro.
Strano ma vero, un poliziotto prende male la risposta e l’angelo del male viene obbligato a raccogliere Raoul e comportarsi da essere umano mentre i poliziotti applaudono in senso ironico e la gente attorno applaude con rabbia.
Penso che questi siano i momenti in cui possiamo scegliere se vivere in un mondo privo di ogni speranza e di ogni luce.
I grandi eventi sono la somma di tanti piccoli.
I piccoli eventi sono la scintilla necessaria perché il fuoco dell’umanità come sentimento a volte inutile, ma sempre necessario, non si spenga.
Non passare dritti davanti alla possibilità di affermare l’umanesimo come asse portante del mondo in cui vogliamo vivere, forse, non è mai stato importante come adesso.
Redazione