Invece che lasciarlo in fondo, questa volta il dulcis lo portiamo all’inizio in omaggio alla donna di cui l’8 marzo si celebra la festa.
E al posto della solita bellezza delle rose a gambo lungo la omaggiamo idealmente con la dolcezza delle rose precisamente con la torta delle rose, un dolce che compie 533 anni di bontà.
Lo inventò Cristoforo da Messisburgo, cuoco degli Estensi e che creò questo dolce per il matrimonio di Isabella d’Este con Francesco II Gonzaga nel 1490.
Parliamo di Rosa silvestre, Rosa di macchia, Rosella, Spina novella, ma il nome che tutti conoscete è Rosa canina o Rosaspina.
La rosa canina, la madre di tutte le rose moderne ha il suo millenario DNA nelle 3000 varietà di Rose coltivate ad oggi, è lei l’antenata della conturbante Damascena, dell’incantevole Tea, della fiammeggiante Baccara.
Se la rosa è la regina dei fiori lo deve a questa piccola bellezza, piccola, piccolissima, che con il suo profumo arreda i boschi e con il suo colore li illumina.
La rosa canina fiorisce in genere tra maggio e luglio, la corolla ha cinque petali, l’arbusto non è molto alto ma molto longevo, è una pianta robusta che non teme quasi nulla.
Per raccogliere le bacche mature bisogna aspettare la fine della fioritura, i frutti (che poi frutti non sono ma semplicemente bacche che contengono i veri frutti, gli acheni (frutti secchi) che si trovano, rinsecchiti all’interno.
Si possono ricavare oltre che marmellate ottime, mostarda, salse e composte da accompagnare a carni, formaggi, piatti decorati e cocktail miscelati.
C’è un’isola nella laguna di Venezia dove i frati che ci vivono ogni anno preparano deliziose marmellate ed infusi anche con la rosa spina.
La Rosaspina è presente in molte leggende, per i greci era sacra ad Afrodite, la Venere dei romani, e la leggenda racconta che quando la dea della bellezza e dell’amore nacque dalla schiuma del mare con lei nacque anche un cespuglio di roselline selvatiche.
Nel quadro del Botticelli infatti la Venere che sorge su di una conchiglia è circondata dal turbinio di Rose canine.
Il nome della Rosa, di Umberto Eco, finisce con una frase latina: «Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus» (solo l’antica rosa esiste nel nome, i nostri sono nomi nudi).
In quanto a qualità salutari, la rosa canina ne ha da vendere: vitamina C in quantità (quasi) industriale: 10 volte più dell’arancia.
Vitamina A; B2 (riboflavina) che fa bene alle mucose, agli occhi e, come antistress, al sistema nervoso; carotenoidi e flavonoidi che, col loro lavoro antiossidante, combattono l’invecchiamento cellulare; pectine, fibre solubili dietetiche che aiutano l’azione cicatrizzante.
E ancora: tannini, acido malico e citrico, zuccheri.
La Rosa canina è antitossica e antiallergenica: rafforza le difese immunitarie.
È un piccolo scrigno di salute per vivere sani e freschi e belli come una… rosa.
Bina Bianchini