Un serial killer ha ucciso cinque giovani donne a Parigi…
Questo accade nel film La trappola di Maigret, dell’anno 2004, dove il Commissario Maigret capo della Polizia Giudiziaria, interpretato da Sergio Castellitto, si vede costretto a tendere una trappola a un assassino, sotto la pressione della magistratura e dell’opinione pubblica.
Vi racconto anche che il Commissario Steneri riesce a scoprire che il cretino Giudice Cormeliot, interpretato da Paolo Calabresi, può diventare un simpaticone.
Ma come? Ahh continuate a leggere…
Nella rubrica scorsa abbiamo già parlato del metodo classico d’inchiesta poliziesca: indizi, prove e precedenti penali dell’eventuale delinquente. I giudici e i poliziotti sono obbligati a seguirlo alla lettera, ma dobbiamo sottolineare che non ci troviamo nel campo della fisica: causa/effetto e che la realtà è molto più complessa. Ma fortunatamente esistono dei poliziotti border line come Rocco Schiavone, l’Ispettore Coliandro e l’Ispettore Giuseppe Lojacono de I bastardi di Pizzofalcone. Tutti alunni di dirty Harry, cioè Harry lo sporco.
Tornando a Maigret, vediamo che non è un border line, sì uno spavaldo poliziotto che sa resistere a questa doppia pressione.
È tanto coraggioso da tendere una trappola al serial killer, una cosa molto pericolosa, però da integerrimo funzionario prima deve essere sicuro che sia possibile con un lieto fine.
Ricordiamo infatti che sono state uccise cinque donne in quattro mesi con una tecnica da professionista, cioè da chirurgo.
Il Nostro, in una riunione informale a casa di un amico, chiede un parere allo psichiatra Tisot; la trappola sarà scatenata soltanto dopo un secondo colloquio dove Tisot afferma che la trappola è l’unico modo per catturare il serial killer.
Lui risponde che il serial killer si sente umiliato e perseguitato e continuerà a uccidere perché non riesce a liberarsi dalla sua persecuzione, solo in questo modo si sente invincibile.
Le frustrazioni per il serial killer sono una camicia di forza e deve liberarsene immediatamente.
Aggiunge inoltre che i maniaci si servono sempre della stessa tecnica e la ripetono nei minimi dettagli.
Maigret segue la logica di capire l’assassino per dopo riuscire a trovarlo.
Ricordiamo che tra i primi serial killer che appaiono nei giornali c’è Jack lo squartatore.
Possiamo definire Maigret come il re delle trappole, infatti prima della trappola finale ne fa un’altra, ma piccola: arresta un falso delinquente, un poliziotto di sua fiducia, per umiliare il serial killer e spingerlo a uscire dalla sua tana.
Dopo di che lui scatena l’operazione di cattura con dei poliziotti in borghese e delle coraggiose prostitute. L’intelligenza non è acqua, a quell’epoca non c’era l’armamentario tecnologico odierno: il Nostro è un poliziotto in gamba.
Anche impavido: si carica di responsabilità quando dice a Tisot “se non lo fermo sarà solo colpa mia”.
E si preoccupa della protezione delle prostitute: “proteggete queste ragazze, a tutti i costi”.
La notte della mascherata, il D-Day, prima che il commissario esca, Louise, la sig.ra Maigret, gli dà un bacio dicendogli: “Buon lavoro Maigret”.
La vita famigliare della coppia, quando Louise a volte si prende cura dei quattro bimbi della vicina, con la complicità del commissario, è meravigliosa.
Ricordiamo che i Maigret hanno perso la loro figlia, morta dopo pochi giorni di vita, vicenda che rimarrà per sempre presente nel loro intimo.
Per questo il Nostro è affezionato ai bambini e promette alla figlia di Arlete, una delle cinque donne uccise, che scoprirà l’assassino di sua madre perché non uccida più.
In questi due film di cui abbiamo già parlato, per coincidenza i quattro angeli sono rimasti a casa Maigret per quattro volte, è una prova in più che Dio esiste oppure che gli sceneggiatori (Sergio Castellitto, Nicola Lusuardi e Francesco Scardamaglia), hanno voluto risarcire i Maigret per la loro sofferenza!
È tanto bello vedere com’è felice Maigret, lo spavaldo commissario, ad essere preso in giro da questi bambini.
Tutti e sei ridono quando dicono che lui fa il broncio.
Quando ho conosciuto Gino Cervi ho scritto “Se mi fosse stato concesso di scegliere un padre, questo sarebbe stato Maigret”, adesso che ho conosciuto Sergio Castellitto raddoppio la scommessa!
Vi ricordo che sono anche il nipote di Catarella e IL diletto alunno di Nero Wolfe.
Ma in questi giorni ho saputo che sono anche il cugino di Sherlock Holmes!
Rivelazione: mi piacciono i due Maigret, cioè Gino Cervi e Sergio Castellitto, addirittura le due sig.re Maigret: Andreina Pagnani e Margherita Buy.
Siccome sono stati impersonati in epoche diverse, non possiamo paragonarli tra loro: ognuno è stato bravo nella sua epoca.
Lo stesso accade tra Pelé, Maradona e Messi.
Volete sapere come mi sono riconciliato con il Giudice Cormeliot?
Nonostante l’ironia con cui parla a Maigret, gli fa capire che anche lui ha subito da sempre la pressione del Ministro della Giustizia.
Accade una cosa meravigliosa: il giudice quasi addolcisce la sua voce mentre parla con il Nostro, Paolo Calabresi è bravissimo!
Dopo, il furbo Maigret gli domanda con una vocetta: “posso andarmene a lavorare?”
Ho provato un pochino di pietà per Cormeliot.
E mi sento orgoglioso per questo!
Ma alla fine il giudice è un simpaticone, a modo suo, certo.
Nella scena finale, vediamo Maigret che torna a casa di mattina dopo aver risolto il caso del serial killer, il nostro eroe ha lavorato tutta la notte.
Siccome vede la Sig.ra Maigret che sta uscendo presto a fare la spesa, l’accompagna.
Per amore ha vinto la stanchezza!
Com’è bello vedere la Sig.ra Maigret, elegante, mentre cammina per il quartiere mano nella mano con il suo commissario.
Invece, adesso è possibile vedere donne troppo magre e con brutti jeans strappati.
Mamma mia!
Vi lascio con una domanda: sarà possibile scrivere un manuale sulle inchieste poliziesche trovando ispirazione nei gialli?
Io dico assolutamente di sì: sto scrivendo Il Manuale del Poliziotto Perfetto del Commissario Steneri.
Potete seguirmi su: https://www.instagram.com/ commissario_steneri/