Uno studio scientifico ha permesso di visualizzare e caratterizzare per la prima volta un cuore caldo di magma sotto l’isola di Tenerife, situato a circa 10 chilometri sotto la bocca dello stratovulcano Teide, che potrebbe essere un segno precursore di un processo eruttivo.
Un lavoro di collaborazione tra i ricercatori dell’Istituto Trofimuk di Geologia del Petrolio e Geofisica di Novosibirsk, in Russia, dell’Istituto Vulcanologico delle Isole Canarie (Involcan) e dell’Università di Granada rivela i segreti delle profondità di Tenerife attraverso un nuovo studio di tomografia sismica che utilizza l’analisi della microsismicità localizzata all’interno dell’isola.
Secondo i ricercatori, i risultati di questo studio sono altrettanto sorprendenti, perché è la prima volta che è stato possibile visualizzare e caratterizzare un nucleo caldo sotto l’isola.
La tomografia mostra chiaramente che, nella crosta sottostante la caldera di Las Cañadas, è possibile la presenza di piccoli serbatoi magmatici a profondità inferiori a cinque chilometri.
Questi serbatoi permettono al magma basaltico di raffreddarsi, cambiando la sua composizione chimica verso magmi più evoluti, come i magmi fonolitici, un tipo di magma potenzialmente esplosivo.
Lo studio sottolinea perché le eruzioni di Tenerife che si verificano al di fuori della caldera di Las Cañadas, lungo le creste nord-est e nord-ovest, “hanno un carattere più effusivo”, in quanto il magma in queste aree non può ristagnare abbastanza a lungo per “evolvere in magmi potenzialmente più esplosivi”.
Lo studio di tomografia sismica è stato reso possibile dall’avvio, nel 2016, della Rete sismica delle Canarie gestita da Involcan, che attualmente conta 19 stazioni sismiche a banda larga, che hanno permesso di abbassare la capacità di rilevare e localizzare migliaia di micro-terremoti.
I dati, insieme a quelli precedentemente registrati dall’Istituto Geografico Nazionale (IGN), hanno permesso di utilizzare la tomografia sismica per indagare l’interno dell’isola fino a 20 chilometri di profondità e, soprattutto, di determinare la velocità delle onde sismiche S, che sono le più sensibili alla presenza di fluidi idrotermali e magma.
Prima di questa ricerca, un altro studio internazionale guidato dall’Università di Granada nel 2007 ha ottenuto il primo modello tridimensionale di Tenerife nel 2012.
Per la sua esecuzione è stata utilizzata la nave oceanografica Hespérides, dalla quale sono stati sparati 6.459 colpi, registrati da una rete di 125 stazioni sismiche.
“In futuro, tra 10, 50, 100 o 150 anni, è normale che ci sia un’eruzione a Tenerife, essendo un’isola vulcanicamente attiva”; pertanto, “questa nuova conoscenza ci aiuta a interpretare meglio i segnali precursori di un processo eruttivo sull’isola”, e ci permetterà di “gestire meglio questo rischio o pericolo sociale”.
In tutte queste conoscenze, lo studio di tutta l’attività microsismica dal 2017 è stato di grande importanza.
“Abbiamo potuto confermare le conoscenze che già conoscevamo sul sistema vulcanico in profondità dell’isola, che ci aiuteranno a interpretare meglio l’osservazione di questi segnali in eventuali processi futuri”.
Va ricordato che da giugno 2017 Involcan ha osservato un aumento della frequenza di occorrenza e comparsa di piccoli sciami sismici a Tenerife.
Questo processo si manifesta anche con un aumento dell’emissione diffusa di anidride carbonica (CO2), emanazioni non visibili all’occhio umano, nel cratere del Teide.
Lo scorso anno 2022, la Rete sismica delle Canarie, gestita da Involcan, ha rilevato diversi sciami di microterremoti in giugno, luglio e novembre, che hanno superato le 900 scosse.
Questi sciami sismici hanno caratteristiche molto simili a quelli registrati a Tenerife il 2 ottobre 2016 (più di 700 piccoli terremoti), il 6 gennaio 2017 e il 14 giugno 2019, ma l’anno scorso sono stati dal 10 al 14 giugno, il 12 luglio e dal 25 al 29 novembre.
Nel primo episodio, la Rete sismica delle Canarie ha registrato più di 500 terremoti di piccola magnitudo a Tenerife in meno di due ore, attività che è stata attribuita alla possibile “iniezione di fluidi magmatici” nel sistema del Teide. L’assenza di deformazioni significative del suolo ha reso improbabile il coinvolgimento diretto di un sistema magmatico superficiale.
Nel secondo, a luglio, Involcan ha registrato un altro sciame sismico nell’area del Teide con almeno 350 piccoli eventi ibridi di magnitudo molto bassa, la cui origine era il movimento di fluidi, come vapore, gas o acqua, all’interno del sistema idrotermale del vulcano Teide.
Alla fine di novembre, la Rete Sismica delle Canarie gestita da Involcan ha rilevato più di 100 terremoti di bassa magnitudo a Las Cañadas, a profondità comprese tra 10 e 20 chilometri, con un valore massimo di 1,3 sulla scala Richter.
Gli eventi sismici riflettono un processo di pressurizzazione del sistema vulcanico-idrotermale legato all’iniezione di gas magmatici nel sistema, come avvenuto nei mesi di giugno e luglio.
Redazione