Il cimitero fu benedetto il 19 luglio 1823, quando non c’era più spazio disponibile per le sepolture nelle chiese, cappelle e conventi della città.
Il 19 luglio 1823, 36 anni dopo che il re Carlo III aveva proibito per ordine reale le sepolture nelle chiese, il cimitero cattolico di La Villa de La Orotava fu ufficialmente benedetto dal vicario e beneficiario della parrocchia di La Concepción de La Orotava Domingo Curras Abreu.
Il cimitero era già all’epoca una necessità impellente per il paese, poiché sia le chiese che gli eremi non riuscivano più a far fronte a tante sepolture e i due cimiteri provvisori creati d’urgenza nel 1816 (nella demolita chiesa di San Francisco) e nel 1821 (nel soppresso convento dei Padri Agostiniani) non aiutavano a risolvere il problema.
Per anni e come era consuetudine in tutti i luoghi, i fedeli venivano sepolti nelle chiese, e nel caso di La Orotava furono dapprima sepolti nella chiesa della Concepción, la cui cura risale non a caso al 1503, ma ben presto si cominciò a seppellire anche in tutti i conventi e gli eremi del comune.
Il fatto che La Orotava abbia impiegato così tanto tempo per avere un cimitero permanente, nonostante il Decreto Reale di Carlos III, non la rende diversa dal resto dei comuni delle Isole, dato che, come sottolinea Francisco José Galante nel suo libro Los Cementerios: otra lectura de la ciudad burguesa, “nelle Isole Canarie quelle disposizioni reali furono violate in molte occasioni”, e secondo lui la costruzione di questi cimiteri si basava su una disposizione emanata dall’Udienza Reale nel 1807.
Questa legge, insieme ai miglioramenti igienici “che furono pianificati di fronte ai continui focolai di epidemie, portarono alla rapida costruzione di cimiteri”.
Ne è un esempio il fatto che cimiteri come quelli di Santa Cruz de Tenerife e Las Palmas de Gran Canaria cominciarono a essere costruiti nel 1811, data anch’essa lontana dal R.O. di Carlos III, così come quello di La Laguna, che nel 1807 e su richiesta del parroco di Los Remedios, Pedro José Bencomo, benedisse il suo cimitero provvisorio.
Altri casi sono ancora più eclatanti: comuni come Vilaflor de Chasna, che seppelliva i suoi parrocchiani sia nella chiesa di San Pedro che nel convento agostiniano di San Juan, continuarono a seppellirli nel convento fino al 1901.
Valverde, a El Hierro, benedisse il suo cimitero nel dicembre 1868. Santa Cruz de La Palma iniziò a costruirlo nel 1874 e il cimitero di Arico risale al 1925.
Ma nonostante tutto ciò, La Orotava avrebbe potuto essere il primo comune canario a dotarsi di un cimitero municipale, dato che, come commenta Antonio Luque Hernández nel suo libro La Orotava, corazón de Tenerife, “il primo progetto di necropoli municipale per La Orotava risale al 1790, ed è opera del tenente colonnello Juan Antonio de Urtusaústegui y Lugo, che propose di ubicarla nelle vicinanze della nuova chiesa di Nuestra Señora de la Concepción”.
Purtroppo, però, non fu realizzato, “a causa dei grandi inconvenienti che il sito presentava”.
Come abbiamo già detto, a La Orotava le sepolture venivano effettuate nella chiesa parrocchiale di La Concepción, ma quando cominciarono a sorgere problemi di salute a causa dell’elevato numero di sepolture, si dovette ricorrere a sepolture in eremi e conventi, per alleggerire un po’ la pressione sulla chiesa parrocchiale.
I primi luoghi utilizzati furono i conventi di San Francisco e San Nicolás Obispo, di suore catalane dell’Ordine di Santo Domingo.
Ma ad essi si aggiunsero presto gli altri conventi e gli eremi di San Roque e San Sebastián e, soprattutto, quello di San Juan (convertito in chiesa parrocchiale nel 1681).
Alla fine del XVII secolo, La Orotava contava cinque conventi, tre maschili e due femminili: San Lorenzo di frati francescani, San Benito di domenicani, San José di clarisse del Secondo Ordine di San Francesco, San Nicolás Obispo di monache catalane di Santo Domingo e Nuestra Señora de Gracia di padri agostiniani.
Tutti furono utilizzati in misura maggiore o minore come luoghi di sepoltura, non solo per i santi patroni delle cappelle, ma per il popolo in generale.
Inoltre, esistevano anche diversi eremi e l’Hospital de la Santísima Trinidad, che diventavano anch’essi luoghi di sepoltura.
Quest’ultimo, ad esempio, diede sepoltura al corpo del ventunenne Pedro Machín, morto nell’ospedale il 17 maggio 1690.
CHIESA PARROCCHIALE DI SAN JUAN
Nel corso del XVIII secolo, una volta che l’eremo di San Juan fu convertito in chiesa parrocchiale, i fedeli furono sepolti nella chiesa titolare, salvo casi sporadici in cui le sepolture avvennero nel convento di San Francisco e Santo Domingo, e persino nel 1711 e 1712, sporadicamente nella stessa chiesa parrocchiale di La Concepción.
Ma in generale erano tutte a San Juan, una chiesa che a metà del secolo aveva 14 file di tombe situate nella navata principale.
La situazione rimase invariata in questa chiesa parrocchiale durante il XIX secolo, fino a quando il 2 giugno 1816 fu benedetto il cimitero provvisorio in un terreno accanto al convento francescano.
CHIESA PARROCCHIALE DI LA CONCEPCIÓN
Il caso della parrocchia di La Concepción fu molto simile a quello di San Juan durante la prima metà del XVIII secolo, in quanto i fedeli venivano sepolti principalmente nella propria chiesa, anche se a partire dalla seconda metà del secolo le sepolture cominciarono ad avvenire in altre chiese, come quelle dei conventi di Gracia o di San Nicolás, e alla fine del secolo erano più numerose le persone sepolte al di fuori di La Concepción che in essa, con Santo Domingo e San Lorenzo come luoghi più popolari, senza dimenticare San Agustín e l’Hospital de la Trinidad.
Va ricordato che questo secolo fu molto importante per la chiesa di La Concepción, non invano e a causa dello stato deplorevole in cui era stata lasciata dopo i terremoti del vulcano Güímar, dovette essere demolita nel 1768, per essere ricostruita nella sua configurazione attuale.
Nel corso del XIX secolo il numero di sepolture nella chiesa parrocchiale aumentò nuovamente, fino all’ottobre del 1812, quando si decise nuovamente di seppellire fuori dalla chiesa, anche se solo fino al luglio dell’anno successivo.
La Concepción seppelliva i suoi fedeli anche nel cimitero provvisorio installato dalla giustizia accanto al convento di San Francisco.
Sebbene la pubblicazione del Decreto delle Cortes nel novembre 1813 incoraggiasse nuovamente La Orotava a costruire un cimitero permanente per alleviare i problemi di insalubrità delle sue chiese e cappelle, i primi passi in questa direzione furono compiuti solo nell’agosto 1817.
In quella data fu istituita una commissione all’interno della Junta Superior de Sanidad, che scelse alcuni terreni del marchese di Torrehermosa come adatti alla costruzione del cimitero, e i lavori iniziarono, nonostante la scarsità di risorse comunali.
Ma a causa di problemi legati prima alla legittimità e al valore del terreno e poi alla mancanza di risorse finanziarie per portare a termine i lavori, questi sono stati ritardati di diversi anni.
Come abbiamo visto, nell’ottobre del 1821 la situazione era insostenibile e sia la parrocchia di La Concepción che quella di San Juan non permisero più sepolture nelle loro chiese.
All’inizio di luglio, mentre la parrocchia di San Juan seppelliva a San Agustín e quella di La Concepción nell’eremo di San Sebastián, nonostante entrambe presentassero già alti livelli di insalubrità, il Consiglio comunale, vista l’urgenza di aprire il cimitero, decise “senza perdere tempo, di procedere a mettere il cancello provvisorio che è già stato fatto e di recintare il cimitero ad un’altezza di due canne per tutta la sua lunghezza”.
Pochi giorni dopo, la chiusura definitiva di San Agustín e San Sebastián costrinse a benedire il cimitero e a ordinare la prima sepoltura nel cimitero lo stesso giorno.
Tuttavia, anche se con la benedizione del cimitero si pensava che i problemi sarebbero cessati, non fu così, dato che il marchese di Torrehermosa si lamentò con il Municipio per “il luogo in cui dovevano essere seppelliti i corpi nel cimitero stesso… attraversa la parte anteriore del retro della sua casa dove diceva di voler costruire un giardino di piacere”.
Alla fine del 1823 il cimitero fu completato, costruito su progetto di Fernando Estévez, alleggerendo finalmente la pressione delle sepolture sulle chiese e sugli eremi della città.
Fernando Estévez (1788-1854) è uno degli artisti più importanti delle Canarie nel XIX secolo, non solo per la sua attività di creatore di immagini, ma anche per il suo carattere poliedrico, data la sua attività di costruttore di pale d’altare, pittore, urbanista e orafo.
Il cimitero cattolico di La Orotava è stato dichiarato dal vescovato di Nivar luogo profanato o in questione, per aver permesso la sepoltura di José Nicolás Hernández, membro della loggia massonica Taoro nº 90, morto a La Orotava nel novembre 1878.
Il suddetto cimitero fu dichiarato off-limits con sentenza del 23 dicembre dello stesso anno.
La situazione peggiorò ulteriormente quando, poco dopo, un altro massone, l’ottavo marchese di La Quinta Roja Diego Ponte y del Castillo, fu autorizzato a essere sepolto lì, nonostante il rifiuto del parroco di La Concepción, José Borges Acosta.
Ciò fece sì che il cimitero rimanesse un luogo profanato per più di 26 anni, il tempo necessario al vescovato per decidere di revocare “l’interdetto che grava sul cimitero cattolico di La Orotava”.
Come abbiamo visto, fin dai primi anni di funzionamento del cimitero, è stato richiesto un posto per coloro che muoiono al di fuori della comunione cattolica.
Vale a dire, e secondo il Diritto Canonico, per i membri di sette eretiche o scismatiche come i massoni e simili; per gli scomunicati; per i suicidi; per i peccatori pubblici e persino per coloro che hanno fatto bruciare i loro corpi, a meno che non abbiano dato qualche segno di pentimento.
Inoltre, secondo il Concordato del 1851, nessun tipo di impedimento doveva essere posto ai prelati o ai ministri della Chiesa nell’esercizio delle loro funzioni.
Questo, insieme al conflitto generale sulla proprietà dei cimiteri e su chi dovesse avere la chiave del cimitero, se l’autorità ecclesiastica o i consigli comunali, causò numerosi problemi.
Nel 1904 la controversia fu risolta quando il Vescovado riconobbe che non si poteva provare che il marchese fosse massone e dato che, come aveva comunicato il sindaco, i resti di José Nicolás Hernández “che erano sepolti nel Cimitero Cattolico ma separati da una staccionata di legno senza alcun segno religioso, erano stati trasferiti da anni nell’ossario generale per la necessità di rimuovere il terreno che occupava più volte per la sepoltura di altre salme”.
Ma questa situazione non era unica a La Orotava.
Ad esempio, anche i due cimiteri di Santa Cruz de Tenerife, San Rafael e San Roque e Santa Lastenia, furono sanzionati dal vescovado.
Il primo, nel 1913, per aver seppellito un bambino non battezzato e per aver permesso che la tomba non fosse chiusa da una staccionata di legno, come previsto dalla legge.
Il caso di Santa Lastenia fu ancora più grave, perché anche senza benedizione si seppellivano cadaveri senza avvisare la Chiesa e permettendo di seppellire “cattolici, non cattolici e suicidi”.
Un altro esempio è quello di Tazacorte, il cui parroco nel 1939 informò il vescovado del fatto che il cadavere di Manuel Lorenzo Gómez, che considerava indegno della sepoltura ecclesiastica, era stato sepolto senza il suo consenso.
Bina Bianchini