Il relitto non è finito lì a causa di un evento sfortunato
Il fatto di poter esplorare una nave affondata è già qualcosa che attira molta attenzione.
Se poi si trova al largo di Tenerife, lo è ancora di più, soprattutto perché, in questo caso, si tratta di un relitto che permette un’immersione di “moderata difficoltà”, ma come è arrivata questa nave ad affondare al largo di Tenerife?
La storia è curiosa, perché non ha nulla a che fare, per fortuna, con incidenti o situazioni sfortunate.
Questa nave si trova sulla costa di Tenerife perché era previsto che lo facesse per migliorare la vita marina della zona.
Questo era l’obiettivo dell’affondamento di El Peñón, che è il nome della nave.
Nell’estate del 2006, la nave, lunga 35 metri, è stata affondata, sbandata di 30 gradi a dritta e con una profondità approssimativa di 30 metri (nel punto più profondo).
È stata spogliata di tutti i componenti inquinanti, compresa la vernice, per creare una barriera corallina artificiale, una pratica comune in altre parti del mondo, al fine di arricchire la vita marina.
Inoltre, nella zona sarebbero state promosse le immersioni.
Curiosamente, El Peñón, la nave scelta per finire sul fondale marino al largo di Tenerife, aveva già subito un naufragio, affondando negli anni ’70 nelle acque al largo di Santa Cruz de Tenerife.
Il pomeriggio del 20 luglio 1971, mentre partecipava alla manovra di disincaglio del transatlantico britannico “Canberra”, il rimorchiatore “CEPSA Segundo” affondò a causa di una manovra errata.
L’incidente è stato testimoniato dai numerosi turisti che in quel momento erano affollati sul lato sinistro.
La nave fu rimessa a galla e continuò a prestare servizio nella baia di Algeciras e a Santa Cruz de Tenerife fino al suo definitivo affondamento per migliorare i nostri fondali.
Franco Leonardi
