In Spagna e in Europa se ne parla poco, probabilmente volutamente proprio per l’importanza che questo aggrovigliato triangolo esercita e ancora di più potrebbe esercitare – anzi, inevitabilmente eserciterà col passare del tempo – sulle nostre vite di abitanti in questa zona del mondo: secondo lo stile in voga tra i registi negli ultimi anni, meno gli spettatori capiscono della trama del film e meglio è… ma prima di cercare di approfondire il presente, come sempre è opportuno ricordare alcuni eventi passati.
* Nel 1976, nel pieno della difficile transizione politica iniziata con la morte di Francisco Franco a novembre del 1975 e proseguita a giugno del 1977 con le elezioni politiche, la Spagna non riusciva più a reggere la pressione territoriale e politica del Marocco, che opportunisticamente cercò di sfruttare la situazione. Dopo la “Marcia verde” di 350.000 marocchini disarmati verso la colonia denominata “Sahara spagnolo” (il territorio ubicato sulla costa africana proprio di fronte all’arcipelago delle Canarie, oggi noto come Sahara Occidentale o Saharawi,), organizzata dall’allora sovrano Hassan II, gli spagnoli abbandonarono precipitosamente al suo destino il territorio loro possedimento dal 1884, dove subito si scontrarono sul campo due volontà contrapposte: da un lato quella indipendentista, espressa dal movimento Fronte Polisario e sostenuta dall’Algeria – con cui il Saharawi condivide un breve confine, poco oltre il quale si trova la cittadina di Tindouf, che ospita basi militari algerine e alcun decine di migliaia di profughi saharawi – e quella annessionista del Marocco, finora prevalente come vedremo più avanti. Da notare anche l’importante dettaglio che l’Algeria spera di ottenere da un Saharawi indipendente e amico l’ambito accesso all’Oceano Atlantico.
* Inoltre – circostanza molto rilevante, su cui tornerò tra poco – la Spagna possiede ancora nel continente africano tre importanti territori, non colonie ma province spagnole a tutti gli effetti: le due città di Ceuta e Melilla, situate direttamente sulla costa mediterranea del Marocco dal cui territorio sono circondate, e l’arcipelago delle Isole Canarie, situato poco più a nord della linea retta di demarcazione tra Marocco e Saharawi e separato dalla costa marocchina da tratti di mare aperto di appena 100 / 300 km a seconda dell’isola.
* Marocco e Algeria condividono un lungo confine di ben 1.427 km.
* Tra Algeria e Marocco c’è un’antica inimicizia, che tra settembre e ottobre 1963 esplose nella cosiddetta “Guerra delle sabbie” per il controllo di alcune aree lungo quell’esteso confine. Inizialmente prevalse il Marocco, meglio armato, ma il sostegno egiziano e soprattutto l’arrivo di truppe cubane rafforzarono la resistenza algerina, cosicché il conflitto si risolse praticamente con un nulla di fatto… ma è rimasta l’inimicizia, successivamente alimentata e anzi aggravata dalla questione del Saharawi.
* Nel 1991 fu concordato il cessate il fuoco tra l’occupante marocchino e il Fronte Polisario, in attesa di un annunciato referendum di autodeterminazione organizzato e monitorato dall’ONU, che però non si è mai svolto e che personalmente dubito molto che si terrà in futuro. Tra l’altro, lo scorso 18 luglio Israele ha riconosciuto la sovranità marocchina sul Saharawi (decisione immediatamente e aspramente contestata dall’Algeria), verosimilmente in cambio del riconoscimento diplomatico di Israele da parte del Marocco, orchestrato a dicembre 2020 dall’allora presidente statunitense Trump. Il conflitto sul Saharawi si incrocia dunque con quello israelo-palestinese, essendo l’Algeria decisa sostenitrice delle rivendicazioni della Palestina, a cui per l’alleanza con Israele si opporrà il Marocco. Delineato il contesto storico e politico ora passiamo agli eventi recenti.
Come ricordavo poco fa, ben tre province spagnole si trovano nel continente africano, due delle quali – le città di Ceuta e Melilla – sono piccoli territori situati sulla costa mediterranea del Marocco, da cui sono separate da un confine terrestre. Appare immediatamente evidente l’enorme potere ricattatorio sulla Spagna e sull’Europa che questa situazione conferisce al Marocco, che ne ha già dato più volte prova aprendo la valvola dei veri e propri assalti dei “migranti” subsahariani alle due città; problema che non esisterebbe se la Spagna e la presunta Unione Europea fossero capaci di tutelare da sole i propri interessi e i propri confini… invece entrambe preferiscono pagare a tempo indefinito centinaia di milioni di euro ad altri Paesi (qui stiamo parlando del Marocco, ma potrei citare anche Turchia, Tunisia e Libia) affinché facciano il lavoro sporco di bloccare nei loro territori i flussi dei “migranti”, con ciò acquisendo verso i Paesi europei pagatori, oltre al denaro in sé, anche il potere ricattatorio di aprirne o chiuderne a piacimento i flussi… e naturalmente con la facoltà di aggiornare periodicamente le pretese finanziarie. È impressionante l’altissimo numero di risultati che si ottengono digitando in Google le tre parole chiave spagnole “UE – Marruecos – millones”, o le tre italiane “UE – Marocco – milioni”: provare e leggere per credere. E se a chi incassa si presentano l’occasione e la possibilità, perché non aggiungere alle richieste di soldi anche una contropartita politica? Infatti ad aprile 2021 Brahim Gali, leader del Polisario malato di covid, fu ricoverato in un ospedale spagnolo; la Spagna lo definì un atto umanitario senza implicazioni politiche… ma apriti cielo! Il Marocco inferocito ritirò l’ambasciatrice a Madrid, a maggio “ignorò” un assalto massiccio di “migranti” a Ceuta, e facendo leva sulla già ricordata decisione del governo Trump, ossia di riconoscere la sovranità di Rabat sul Saharawi in cambio del riconoscimento diplomatico di Israele da parte marocchina, passò all’offensiva diplomatica per far abbandonare alla Spagna ed ai Paesi europei il tradizionale sostegno all’aspirazione del Saharawi di decidere il proprio destino in un referendum di autodeterminazione. A dicembre 2021 la decisione tedesca di sostenere la formula di un’autonomia del Saharawi nell’ambito del Marocco isolò ulteriormente la Spagna, che il 18 marzo 2022, in una lettera indirizzata dal primo ministro Sánchez al re marocchino Mohamed VI, definì il piano del Marocco “la proposta più seria, realista e credibile per la risoluzione del conflitto”; e il successivo 7 aprile 2022, meno di un mese dopo, per suggellare la ritrovata armonia Mohamed VI concesse udienza a Sánchez durante lo “Eid al-Fitr”, la celebrazione che conclude il periodo di digiuno del Ramadan. Naturalmente il ravvicinamento tra Spagna e Marocco ha fortemente irritato l’Algeria, che immediatamente dopo la giravolta di Sánchez ha sospeso il trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione stipulato l’8 ottobre 2002, ha “richiamato per consultazioni” l’ambasciatore a Madrid ed ha di fatto ibernato i rapporti politici e commerciali con la Spagna, eccettuate le sole esportazioni di gas, il cui prezzo però è stato “rinegoziato”, ovviamente verso l’alto.
Questa è la situazione al momento. E quali potrebbero esserne gli sviluppi? Impossibile da dire, perché le variabili in gioco fra i tre Paesi e fra loro e l’Unione Europea sono decine, e ognuna di esse potrebbe repentinamente innescare una grave crisi dalle ripercussioni imprevedibili… l’unico punto certo è la profonda e incendiaria inimicizia tra Algeria e Marocco. L’Algeria ovviamente spera che il nuovo governo spagnolo – sempre che popolari o socialisti riescano a formarne uno, cosa ancora incertissima nel momento in cui scrivo (metà agosto) – rovesci la posizione filomarocchina assunta da Sánchez… ma per quanto buone siano le carte energetiche che l’Algeria ritenga di potersi giocare, la scomoda posizione delle città spagnole di Ceuta e Melilla sulla costa del Marocco conferisce a quest’ultimo un potere di ricatto fortissimo. E ricordiamo che nel 1982, quando sbagliando i calcoli ritenne favorevoli le circostanze, l’Argentina non esitò a invadere le britanniche Isole Falkland, distanti in linea d’aria dalla sua costa più vicina quasi 800 km… mentre la cittadina marocchina di Tarfaya dista da Puerto del Rosario a Fuerteventura e da Santa Cruz de Tenerife rispettivamente appena 111 e 333 km di mare aperto. Personalmente non ho nessun dubbio che quando il Marocco ritenesse di essere abbastanza forte non esiterebbe a tentare di impossessarsi dei territori spagnoli in Africa, a cominciare da Ceuta e Melilla… e se ancora non lo fa è perché oggi non ce ne sono le condizioni. Tuttavia il mondo è in crisi, gli incendi geopolitici si moltiplicano e si estendono, e gli eventi degli ultimi anni ci hanno insegnato che ritenere “impossibile” qualcosa può riservare spiacevoli smentite.
Francesco D’Alessandro