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    La magia di Anaga

    Cari amici escursionisti, lo scorso marzo vi ho descritto la lunga e splendida circolare da Benijo al solitario Faro di Anaga; oggi vi propongo un percorso più abbordabile in questo lembo estremo di Tenerife, che agli sguardi degli incantati visitatori saliti in altura regala in lussuosa profusione i panorami ammalianti e inconfondibili dei suoi aguzzi pinnacoli grigioverdi, disseminati di paesini bianchi collegati tra loro dai serpeggianti nastri bruni delle piste e dei sentieri.
    L’itinerario di oggi inizia dal Batán de Abajo, una manciata di case annidate alla fine di una tortuosissima discesa la cui repentina interruzione davanti al bar del paese, orgogliosamente e sinteticamente battezzato “Mi Pueblo”, dà la sensazione di avere davvero raggiunto il confine del mondo.
    Dalla microscopica piazzetta del bar in pochi passi si raggiunge l’ampio e romantico Mirador, delimitato da vecchi lampioni di ferro nero e da panchine in cui riposare corpo e spirito inebriandosi dell’immanenza dei monti in un balsamico silenzio; e da lì si dirama il sentiero che conduce alla “Cueva del Lino”, una vasta grotta adibita secoli fa a magazzino dei raccolti di questa pianta importata a Tenerife dai conquistatori spagnoli, che alimentò in Anaga una fiorente industria tessile ora scomparsa, ma che per lungo tempo ne sostenne l’economia.
    I tessitori sbiancavano le fibre ricavate dalle piante di lino immerse a macerare negli stagni collocandole in vasche coperte da panni cosparsi di cenere e irrorati ripetutamente di acqua bollente, riscaldare e trasportare la quale era già una penosa fatica.
    Del duro lavoro di quegli oscuri eroi di un’esistenza incomparabilmente più aspra della nostra, di cui ingratamente ci piace lagnarci, restano ormai solo gli evocativi nomi del paesino di El Batán e del circondario di Los Batanes, che erano – come mi spiega un dizionario di lingua spagnola – “grossi magli di legno, mossi da forza idraulica per battere e compattare le fibre”.
    Poco distante dalla Cueva del Lino domina la scena un imponente “drago”, che nella terminologia isolana non è un mostro mitologico bensì un albero sovente colossale, i cui rami mirabilmente si biforcano in una stupefacente progressione geometrica; e proprio di fronte al drago sorge un’impressionante “casa cueva”, ossia una grotta trasformata in abitazione umana dall’aggiunta di opere murarie.
    Questo bell’itinerario paesaggistico e culturale dal Mirador del Batán de Abajo alla Cueva del Lino ed al Drago, ben segnalato da cartelli nella direzione Cruz del Carmen, supera di poco i tre km a/r ed è percorribile senza troppo sforzo, sempre ricordando che sui sentieri pietrosi si cammina con calzature adatte, preferibilmente aiutandosi con bastoni durante la marcia.
    Chi volesse vedere altre immagini di questi fantastici luoghi può cercare nella mia pagina personale i due recenti album fotografici denominati appunto “El Batán”.
    Francesco D’Alessandro

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