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    Un errore del governo moltiplica il numero di beneficiari del Reddito minimo perseguitati da Hacienda

    Nel frattempo la Previdenza Sociale annuncerà l’estensione della copertura del reddito minimo.

    Sono disoccupati, genitori con figli, disabili e malati, ma anche anziani.

    Sono anche divorziati, vedovi, persone che vivono da sole e che hanno tutti un comune denominatore: sono o sono stati percettori del Reddito Minimo Vitale.

    Tuttavia, oggi sono ancora in debito con l’erario per aver ricevuto questo beneficio e a causa del ritardo nella gestione del Ministero dell’Inclusione e della Sicurezza Sociale.

    Attualmente, secondo il dipartimento guidato dal ministro José Luis Escrivá, sono state approvate 690.214 pratiche, con più di due milioni di beneficiari.

    Naturalmente, circa il 60% delle richieste è stato negato.

    La riscossione del reddito minimo vitale può trasformarsi in una tortura.

    Questo è il parere delle oltre 40.000 persone interessate che hanno visto come il governo abbia preteso che venisse loro addebitato ingiustamente questo sussidio perché hanno versato più contributi quando hanno trovato un lavoro dopo aver ricevuto l’IMV, e nonostante il beneficiario abbia notificato questa situazione all’Ufficio di previdenza sociale nei tempi e nelle forme dovute, quest’ultimo non è stato in grado di rispondere in modo tempestivo.


    Alla fine, l’assistenza si è trasformata in un incubo senza fine.

    Le risposte arrivano in ritardo, un anno dopo, con un tempo appena sufficiente per formulare le accuse.

    Nel frattempo, il Tesoro vi registra, può ritirare l’IMV e, inoltre, pretendere che il beneficiario paghi interessi fino al 25% del debito totale.

    E questo, su economie che non superano il salario minimo e non hanno capacità di risparmio.

    All’altro capo del filo c’è un telefono che risponde “raramente”, raccontano gli interessati.

    E quando lo fanno, sono robot che non chiariscono i dubbi.

    Insomma, un silenzio amministrativo che distrugge le tasche delle persone vulnerabili, vittime della mancanza di sinergia tra le amministrazioni responsabili come, in questo caso, la Previdenza Sociale e l’Agenzia delle Entrate.

    Secondo l’AIReF, se l’obiettivo di questa politica è prevenire il rischio di povertà, sarebbe necessario definire e rendere noto a quale soglia è stato fissato il termine povertà (attualmente, la soglia di povertà in Spagna è di 737 euro al mese -895 euro nei Paesi Baschi-, mentre la soglia di povertà estrema è di 492 euro -597 nei Paesi Baschi-.

    L’importo del LMI per una persona sola è di 462 euro e il salario minimo è di 1.080 euro lordi al mese).

    L’AIReF critica anche il fatto che, in generale, le informazioni disponibili per valutare la spesa delle diverse politiche pubbliche sono “scarse e di scarsa qualità” e si tende a ridurre la portata delle valutazioni.

    Solo il 20,8% di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà riceve il reddito minimo vitale.

    Marco Bortolan

     

     

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