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    La fontana incantata (visitabile)

    Foto di Cristiano Collina

    Questo mese l’arca del mistero approda al nord di Tenerife per portare alla luce una insolita leggenda con secoli di antichità e prove documentali che la supportano, e per questo iniziamo a esplorare la fontana de Maxios del Orotava dove da generazioni gli abitanti del luogo condividono una storia che va oltre il terreno, legata a un’entità enigmatica che dimora in queste acque cristalline.

    La leggenda affonda le sue radici in tempi antichi, fondendo le origini aborigene delle Isole Canarie con la presenza del soprannaturale.

    Questa fonte, era inizialmente conosciuta come “Fonte Vecchia”, e battezzata poi “Fontana dei Maxios” dall’antropologo immerso nell’eredità aborigena di queste terre Fernando Hernández (esperto che ho avuto il piacere di conoscere personalmente) in quanto il nome si lega alla storia dell’insediamento e al termine aborigeno “Maxio”, facendo riferimento alle anime o entità degli antenati canari legate a vari luoghi di venerazione o potere in queste isole.

    La fonte, visitata senza esitazioni per lungo tempo dagli abitanti che solitamente attingevano le sue acque, custodisce, secondo le narrazioni, un’entità che sfugge all’umano.

    I racconti su questa presenza risalgono a un documento inquisitorio dei decenni del 1960 e 1970, ancora conservato nel Museo Canario.

    Secondo le storie tramandate oralmente, questa entità ha molteplici possibili origini.

    Uno dei racconti suggerisce che si tratti dell’anima di un guanche incantato, il quale, al termine della sua vita nei terreni circostanti, rimase misteriosamente legato al luogo, dandogli l’appellativo “La del guancio incantato” per questa fonte.

    Questa tradizione è stata tramandata per secoli, alimentando la convinzione che anche in epoche precedenti gli aborigeni abbiano attribuito al luogo la presenza di uno spirito affine.


    Un’altra teoria che avvolge questa enigmatica entità è quella di essere una creatura incorporea evocata da una strega durante i bui tempi dell’inquisizione, come registrato in documenti ufficiali dell’epoca.

    Si narra che un giovane fosse presente al processo di una di queste streghe condannate.

    Prima di morire, la donna pronunciò parole che ancora risuonano nella memoria collettiva: “posseggo un amico, uno spirito di anime morte che rimane sull’isola, non può restare senza eredità in vita o morte”.

    Queste enigmatiche parole suggeriscono un legame tra la strega e il misterioso essere, una connessione che maledisse il luogo finché la sua “eredità” non fosse soddisfatta.

    L’esistenza di questa entità non umana, che sia un guancho incantato o una creatura evocata dalla stregoneria inquisitoriale, ha alimentato racconti su possibili avvistamenti nel corso degli anni tra gli abitanti locali.

    Tuttavia, l’incognita sulla sua vera esistenza persiste, intrecciando la realtà con la mitologia e la memoria collettiva della regione.

    Indipendentemente dalla certezza sull’esistenza di questa entità paranormale, la sua influenza sulla cultura e sulla tradizione locale è innegabile.

    Nel corso degli anni, si è radicata nella memoria collettiva di La Orotava e dei suoi dintorni.

    La comunità ha onorato la presenza di queste presunte anime posizionando croci e fiori nei dintorni della fonte, una pratica che si ripete in vari angoli delle Isole Canarie.

    La “Fontana dei Maxios” persiste come un enigma, un retaggio radicato nella storia e nel folklore di questa terra, aggiungendo un tocco di magia alla narrazione di queste isole piene di mistero e fascino.

    Loris Scroffernecher

     

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