Non solo letteratura: un bestseller tradotto in dieci lingue per allargare gli orizzonti della protesi su impianti.
Il Professor Fouad Khoury dell’Università di Friburgo, editore associato dell’International Journal of oral implantology, è oggi una delle personalità più autorevoli del suo campo a livello mondiale, autore di ben quattro bestsellers.
Ho letto con particolare soddisfazione dell’inesorabile ascesa di una tecnica inizialmente marginale rispetto ad altre perché si basa su una filosofia della medicina che da sempre è la mia favorita, tutto ciò che il corpo può fare seguendo percorsi biologici spontanei, è davvero difficile che possa essere meglio sostituito dalla tecnologia dura e pura.
La tecnica tunnel detta anche tecnica sandwich esiste in realtà dal 2017 ma ci è voluto tempo perché potesse affermarsi come una frontiera d’eccellenza in campo implantologico, perché affida alla sensibilità e alla buona manualità del chirurgo una percentuale molto alta dell’esito dell’intervento.
Perché passare la responsabilità al computer o al robot è chiaramente più facile e anche i Dottori sono uomini e spesso non vanno d’accordo con l’assunzione di responsabilità.
In che cosa differisce questa tecnica dalla normale implantologia e perché è efficace?
Rispetto alla normale implantologia consente di inserire impianti anche laddove lo spessore e l’altezza dell’osso siano veramente ridotti al limite.
Fondamentalmente, ciò che propone è la sostituzione parziale dell’osso sintetico e della membrana che si utilizzano per dare struttura portante solida agli impianti così che possano, di fatto, reggere lo stress del carico masticatorio.
Secondo il Professor Khoury, asportando una sottile parete di osso corticale autologo, è opportuno oltre che possibile, sostituirlo alla membrana che si usa di solito per creare la struttura portante della parete mentre, all’interno della cavità ossea che si intende colmare e consolidare, l’aggiunta di osso autologo sbriciolato migliora lo standard di guarigione rispetto alla mera “zeppatura” ossia riempimento, con osso sintetico.
Per consolidare l’attecchimento dei nuovi tessuti si applicano delle apposite vitine di sostegno, le cosiddette viti a tenda, che prevengono lo spostamento dell’innesto osseo per trascinamento dei tessuti molli, una volta suturata la zona interessata.
Per quanto riguarda in particolare i tessuti molli, sia la circolazione che l’assetto biomeccanico degli stessi trae indiscusso giovamento dall’interazione con osso autologo e non sintetico.
Pertanto, condivido con i miei pazienti-lettori un piccolo momento di orgoglio perché da appena si è iniziato a parlarne sono rimasto cocciutamente fedele a questo principio di responsabilità compatibilità della chirurgia e di quella implantologica in particolare, ed oggi, con un poco di ritardo ma in compenso molto entusiasmo, i testi di Fouad Khoury tradotti in dieci lingue, sono bestsellers che si studiano nelle migliori università del mondo.
Dott. Alessandro Longobardi