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    La cerimonia di apertura di Parigi 

    Le circostanze attenuanti non fanno una assoluzione.

    Detto fuori dai denti: che schifo, che schifo schifo schifo.

    Nemmeno tanto per i particolari presi uno per uno ma per l’assenza di legame con il contesto e questa invadente necessità di trasformare tutto in una parata grottesca.

    Il vero messaggio che passa è che ormai c’è una banda di pazienti psichiatrici alla guida del mondo.

    Mia nonna diceva: per vedere se un pazzo è vero o finto, bisogna mettere cacca in un piatto, se la mangia è matto, se ti dice che non ha tanto appetito e ti offre la sua parte, no. 

    Non è matto.

    Perché la classe dirigente mondiale ha questa ossessione per l’eccesso volgare, la promiscuità, la banalizzazione del diritto di amare chi si vuole e come si vuole, la dissacrazione, l’estetica da orgia? 


    Perché la abbina con un nuovo puritanesimo intollerante come quello che ha provocato l’espulsione di un noto giornalista, Bob Ballard, per aver fatto una battuta innocente e simpatica sulla vanità delle donne? 

    Noi siamo vanitose. 

    E’ possibile giustiziare lo humor leggero con furore irragionevole e talebano senza interrompere la celebrazione continua della trasgressione fine a se stessa e del cattivo gusto?

    Lo scrittore Petronio, nel suo splendido “Satiricón” descriveva una cena in casa di un nuovo ricco, Trimalcione, che offriva a personaggi tipici della Roma in declino, ogni eccesso ogni volgarità ogni rarità sdoganata per aiutarsi a resistere alla disgregazione dell’impero.

    In Jesus Christ super star un ripugnante Pilato -in mutande fradicie- ci suggerisce la stessa scena, Marziale e Giovenale ci lasciano meravigliosi flash di una Roma agli ultimi colpi d’ala in cui la più grande preoccupazione dei senatori era che potesse cader loro il neo d’oro purissimo considerato all’ultima moda. 

    In che cosa differisce dai precedenti momenti di disgregazione, la crisi etica e estetica dei nostri giorni, esplosa in tutta la sua malinconia nella cerimonia di apertura di Parigi?

    E’ una crisi indotta. 

    Voluta, causata, nutrita, e alimentata in ogni modo.

    La spinta a divenire gretti, a sfogarsi piuttosto che esprimersi, prendersi rivincite piuttosto che meritare vittorie, affannarsi come mosche sulla luce piuttosto che essere creature luminose, è il cuore della strategia di una classe dirigente che non ha nessuna intenzione di coltivare popoli reattivi e consapevoli.

    Questa volta non sono i popoli o la loro cultura che stanno implodendo, è piuttosto la retorica interna della classe dirigente che, come un buco nero, cerca di assorbire la resistenza morale delle masse, inquinandola e indebolendola.

    La cosa giusta da fare sarebbe spegnere la televisione e dare ascolti zero a queste olimpiadi, e con esse, a tutte le parate indegne dei responsabili dell’impoverimento e del depauperamento di tutto ciò su cui mettono le mani, anche le Olimpiadi.

    Claudia Maria Sini

     

     

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