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    Nei e melanomi: gemelli sufficientemente diversi da non doverli confondere

    Recentemente sto vedendo tantissimi pazienti che pensano di avere verruche e hanno nei, che hanno l’ossessione del melanoma e sono molto lentigginosi, insomma, sto registrando un crescente livello di attenzione delle persone alla grande famiglia delle macchie della pelle.

    Indiscutibilmente per noi italiani specie quelli del nord, il passaggio dal 42° parallelo nord di Roma al 28° parallelo di Tenerife, ha comportato un incontro ravvicinato di un nuovo tipo con le radiazioni solari e, come è normale, la pelle ne ha risentito in molte differenti maniere.

    Non so da quale mezzo di informazione possa avere avuto origine questo nuovo flusso di attenzione, ma indubbiamente questo tipo di tumore è raddoppiato statisticamente negli ultimi dieci anni.

    Cercherò brevemente di offrire un contributo sintetico e chiaro per consentire ai miei pazienti/lettori di fare alcune semplici verifiche a domicilio e soprattutto di non commettere l’errore di sottovalutare piccoli segnali di allarme quando ve ne fossero.

    Non serve sottolineare che sapere se una macchia è un neo pigmentato o un tumore maligno è estremamente importante.

    In medicina si è soliti parlare di esame ABCDE quando si fa lo screening basico durante una mappatura dei nei:

    A= asimmetria           B=bordi                C=colore        D=diametro        E=evoluzione


    Sinteticamente, rispetto a un neo pigmentato, un melanoma è più asimmetrico, ha bordi frastagliati, è di differenti colori e texture, cresce di diametro in un tempo molto breve, dà significativi segnali di vitalità, si evolve creando escrescenze, differenti tipi di ruvidità e granulosità, non si limita a diventare più spesso o più largo.

    Molti pazienti hanno paura di toccarlo perché il ritornello delle mamme e delle nonne era “i nei non si toccano o possono diventare tumori”.

    Niente di più sciocco e incorretto.

    Nello stesso modo, il sanguinamento non è in sé un segno di allarme, solo l’eccessivo e ingiustificato sanguinamento lo è.

    Tutto è, come sempre, fare le cose per bene affidandosi alle giuste tecniche e i giusti professionisti.

    Personalmente non sono un fan della laser terapia e della crioterapia perché la cosa più importante è eradicare la radice di un neo quando si recide per fare un esame istologico e controllarne la natura.

    Laser e crioterapia sono molto precisi e non richiedono sutura ma non forniscono tessuto da analizzare e difficilmente arrivano abbastanza in fondo da eliminare il problema.

    Vedo spessissimo pazienti preoccupati perché il neo ricresce e lo interpretano come un segno di vitalità di origine maligna.

    Nemmeno questo è vero.

    Se si lascia una radice di qualsiasi cosa, quella cosa ricresce, ma non aumenta il coefficiente di pericolo.

    Detto questo, considerate che l’esposizione al sole africano comporta normalmente un cambio drastico della pigmentazione della pelle.

    L’insorgere di macchie e nei “nuovi” è normale.

    Usate un protettore che per questo e mille altri motivi non guasta mai, e, se uno dei segnali che vi ho elencato si presentasse, correte da un dermatologo o, se volete, da me.

    Dott. Alessandro Longobardi

     

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