Intervista di Giuseppe Stabile, nuovo vicesegretario generale per l’Europa nel Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE):
Affronto il ruolo in seno al Comitato di Presidenza con grande energia, senso di responsabilità e l’impegno a essere concreto e realistico.
Ciò significa rapportarsi alla comunità che rappresento con grande onestà intellettuale evitando narrazioni di comodo come avveniva in passato, con il solo scopo di apportare i giusti correttivi e le necessarie contromisure alle criticità esistenti quale messaggio di speranza per una ripartenza facilmente realizzabile.
È paradossale che l’Italia continui a registrare una perdita di connazionali, soprattutto in età attiva, che ancora oggi guardano prevalentemente oltre confine nella speranza di maggiori sbocchi, nella storica quasi totale assenza di incentivi al ritorno grazie alla filosofia di molti che, supportati da una classe di operatori che vivono, se non addirittura prosperano, sui fondi pubblici stanziati a vario titolo per le comunità all’estero, pretendono di aggrapparsi finanziariamente al Governo al solo scopo di esaltare l’orgoglio dei più di sette milioni di italiani all’estero (ben oltre il doppio di quanti erano nel 2006), senza minimamente chiedersi perché gli obiettivi non si raggiungano in Patria.
Tuttavia, è bene ricordare che la spesa pubblica è finanziata in deficit, quindi si contrae un debito che ricade sul bilancio dello Stato, che è a sua volta sostenuto dalle entrate fiscali, cioè dai contribuenti che pagano le tasse.
C’è pertanto da immaginarsi che un contribuente consapevole non sarebbe felice di sprecare il proprio denaro e neanche di investirlo in attività che non hanno alcuna possibilità di procurare redditività.
È pertanto necessaria la riforma degli organi di rappresentanza di base (Com.It.Es.) e intermedia (CGIE), attualmente formati soprattutto da funzionari di partito, componenti di patronati controllati dai sindacati, ed esponenti di associazioni talvolta scarsamente attive, di enti gestori o di corsi di sostegno i quali, dovendo rispondere alla corrente di appartenenza, spesso perdono di vista le reali esigenze della collettività formata da emigrati di nuova e vecchia generazione, delle cui istanze dovrebbero invece essere i paladini.
Una vera e propria rovina per istituzioni che sostanzialmente, agendo a titolo gratuito, dovrebbero garantire un’azione super partes, al punto da rendere superflua la funzione dei Parlamentari eletti all’estero, alcuni dei quali sono convinti che il loro mandato si eserciti fuori dall’Emiciclo.
Per rafforzare la rappresentanza e apportare i dovuti correttivi al sistema sarebbe pertanto opportuno superare il concetto di circoscrizione estero prevedendo che a un congruo numero di connazionali iscritti all’AIRE sia garantita una quota nelle liste elettorali nazionali.
È prioritario che i Consoli Onorari possano avere a disposizione gli apparati per l’acquisizione dei dati biometrici della Carta d’Identità Elettronica (CIE) e la possibilità per gli iscritti AIRE di vedersela rilasciata in Italia, così come è fondamentale implementare immediatamente l’identità digitale – che attualmente includerà una copia della patente, della tessera sanitaria e della carta europea della disabilità – quantomeno con la CIE ed il passaporto, per poi disporre sempre più degli altri documenti come l’S1 il CUD, e così via.
Peraltro, a brevissimo tutti gli stati membri dell’Europa garantiranno il riconoscimento mutuo dei documenti digitali emessi da ogni singolo Paese, facilitando considerevolmente le esigenze per tutti i cittadini europei con il vantaggio di una conseguente riduzione del carico lavorativo sul personale consolare.
A quest’ultimo riguardo infine necessario potenziare le sedi consolari piuttosto che puntare su strutture la cui unica ambizione è quella di sostituirsi allo Stato nella fornitura dei servizi ai connazionali attraverso la costituzione di una rete parallela.