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    Dondolando a testa in giù.  La tessera vaccinale è una realtà.

    I paesi pilota che da settembre la adotteranno sono 5.

    Portogallo e Grecia, per debolezza, per non essere nella posizione di dire di no. 

    Lettonia per sviluppare un credito, casomai la Russia starnutisse forte.

    Germania, per mera attitudine a battezzare follie che il mondo dopo racconta come incubi riusciti.

    Belgio, perché Bruxelles è il serraglio dei nuovi mostri, non potrebbe essere altrimenti.

    Oggigiorno alle parole bisogna stare attenti, perché di quello che accadrà si parla sempre da molto prima, il sito www.vaccinestoday.eu/, avverte che l’intenzione è: “armonizzare la terminologia vaccinale, implementando i piani di implementazione, per creare una sintassi sanitaria comune”.

    Tradotto dalla neolingua di George Orwell in 1984, alla lingua dell’uomo di strada, l’intenzione è: “usare parole che tranquillizzano, come armonia, crescita graduale assistita, allargamento della sanità, in un discorso aperto a tutti, per dire che passeranno, arriveranno ovunque, imporranno un metodo per ridurre i diritti più elementari, sulla base di una mera prepotenza.

    Soprattutto, andranno avanti a concentrare denaro e potere in poche mani, spazzando via ciò che resta del fantasma di una dimensione politica in grado, non dico di indirizzare l’agire economico, ma almeno di arginare l’avanzata della plutocrazia senza veli”.


    Questo dice il comunicato sanitario, che non è un comunicato sanitario. 

    Dal canto loro,  i paesi pilota, non sono paesi pilota di un esperimento per vedere se farlo o no. 

    Sono la punta di un iceberg di una decisione già presa.

    Uno dei  Kennedy, che per adesso è vivo, Robert Jr, ha raccolto intorno a sé una equipe di medici di gran nome che analizza sotto l’operato dei Bassetti di tutto il mondo, operosi come api operaie, al servizio della dittatura strisciante che avanza ormai senza maschera, senza freni, e senza privarsi di arresti, naufragi, investimenti, cecchini, quando – molto raramente- incontra sul suo cammino qualcosa o qualcuno che valga la pena di definire un ostacolo.

    La Children Health Defense di Kennedy avvisa che la EVC, la imminente European Vaccination Card, consentirà di vivere in un lockdown selettivo permanente destinato a confinare in anelli progressivamente più stretti, coloro che non si sottometteranno senza fiatare alle future campagne di inoculamento di qualsiasi sostanza i governi compreranno dalle grandi case farmaceutiche, con contratti secretati, senza nemmeno dirci cosa c’è dentro.

    L’oligarchia globale si prepara a togliere l’ultimo velo di dignità ai governi nazionali e l’ultimo spiraglio di reattività ai cittadini vivaci che, se maldisposti a farsi vaccinare in massa, a morire senza chiedere perché, ad ammalarsi di malattie annunciate con largo anticipo, potranno essere arrestati in casa loro, privati del diritto al lavoro, alla libera circolazione, di fatto del passaporto che, se non accompagnato da una tessera vaccinale immacolata, varrà alla frontiera come uno scottex.

    Nell’imminenza di una schiavitù senza fondo, destinata semplicemente ai divergenti di tutto il mondo, ho trovato risposta a una domanda che mi facevo ossessivamente da adolescente, quando studiavo il progressivo ingabbiamento degli ebrei in angoli di impotenza, poi in  ghetti, poi in treni, poi in forni.

    Non è la sede per andare oltre il mero criterio meccanico, ogni possibile parola sull’olocausto è stata spesa da tutte le parti in causa fossero esse a favore, neutrali, contrarie, annichilite dall’orrore.

    Ciò che a noi interessa in questa sede è capire perché, se erano banchieri, i più ricchi, i più forti, i più coesi, notoriamente scaltri e capaci di organizzazione interna come forse nessuno… perché hanno lasciato che accadesse? 

    Perché non hanno scatenato una reazione che ne dimezzasse il numero, scegliendo una morte dignitosa ma cambiando il corso della storia?

    Guardando l’immobile apatia con cui noi lasciamo avanzare l’oligarchia bancaria, per ironia folta di presenze ebraiche, senza fare altro che prendere atto che ci rosoleranno a fuoco lento a una mano sola, mentre fanno la manicure, senza stancarsi, trovo la risposta alla mia domanda di ragazzina.

    Ognuna delle vittime, ha sperato che la pallottola passasse raso raso, fischiando minacciosa, ma che prendesse qualcun altro. 

    Questo stiamo facendo, stiamo cercando un angolino da cui guardare la tromba d’aria trascinare via tutto, ma non noi e una porzione minima di piccola sicurezza di cui saremmo disposti ad accontentarci per essere quelli che raccontano cosa hanno fatto a qualcun altro.

    Increduli, apatici, egoisti e vili, attendiamo che vengano a suonare il campanello del portone, sperando che svuotino solo l’appartamento accanto.

    Siamo disposti ad accontentarci di molto poco, in attesa che qualcuno, come a nascondino, faccia “chiesa e salvo tutti” o  che comunque non ci trovino per primi e non tocchi a noi contare al prossimo giro. 

    Prima di adesso, nei millenni in cui le stesse circostanze si sono ripetute, il nichilismo come via di fuga non è mai stato una scelta vincente, e l’alternativa resta sempre quella di non dimenticare la storia, o di ripeterla.

    Claudia Maria Sini

     

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