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    Le rovine del Parco Loros del Sur

    Foto Alfonso Ferrer

    “Un giorno stavamo facendo una passeggiata a Las Americas…

    La giornata era soleggiata e una città così turistica si presta a una piacevole passeggiata. 

    Ma dopo aver girato un angolo, l’atmosfera è diventata torbida. 

    Siamo passati dal trovarci di fronte a begli hotel, allegri bar sulla spiaggia e passeggiate a vagare tra blocchi grigi che, ho pensato in quel momento, avevano poco a che fare con la classica immagine festosa di questo luogo che viene pubblicizzata.

    Eravamo sul Paseo Los Cardones. 

    In quel momento ci apparve davanti un vero e proprio monumento al disastro. 

    Vecchie strutture abbandonate che potevano tranquillamente occupare lo spazio di tre campi da basket. 

    Il tutto protetto da cancelli arrugginiti e muri graffitati. 


    Ci siamo avvicinati per dare un’occhiata e abbiamo letto un cartello solenne: “Parque Loros del Sur”. 

    Foto Alfonso Ferrer

    Abbiamo intuito che doveva trattarsi di un vecchio zoo o qualcosa del genere. 

    Ma potevamo dedurlo solo dall’insegna. 

    Ma se guardavamo un po’ più da vicino, potevamo vedere una gabbia alta circa tre metri, come un’esca per far entrare la gente della strada. 

    Era grande per un animale di media taglia, come se ci si volesse mettere un cane. 

    Capimmo cos’era quel posto che si trattava di un vecchio parco di animali in cui si diceva fosse esposta una pantera. Forse l’avevano rinchiusa in quella gabbia.

    Percorremmo l’isolato protetto da muri sporchi e scrostati. 

    Vedemmo un portone ad arco. 

    Foto Alfonso Ferrer

    Le scale erano fatiscenti, le colonne dipinte con scarabocchi illeggibili. 

    Ogni possibile accesso all’interno era sigillato con legno marcescente. 

    Ci avvicinammo al cancello e vedemmo altre gabbie, un campo da mini golf, una specie di parco acquatico con barche abbandonate e scale che non portavano da nessuna parte, come se il posto fosse stato lasciato a metà.

    Lo stato era deplorevole. 

    Ero molto sorpreso che nessuno si fosse preoccupato di sfruttare quello spazio per costruire qualcos’altro, magari un hotel o un centro commerciale. 

    O semplicemente abbatterlo, perché l’immagine che poteva presentare ai turisti era di desolazione e abbandono.

    Sfogliando gli archivi dei giornali (sul web le informazioni sono quasi inesistenti) siamo riusciti a trovare informazioni su quel cimitero.”

    Foto Alfonso Ferrer

    La società di gestione del parco ha iniziato a operare nel 1990. 

    Ma tutto sembra essere andato storto fin dall’inizio, a causa delle continue polemiche riportate dai giornali.

    Secondo il Diario de Avisos del 22 novembre 1991, il parco apre i battenti con il nome di “Loro Parque del Sur”. 

    Wolfgang Kiessling, proprietario del famoso Loro Parque di Puerto de la Cruz, nel nord di Tenerife, non ne fu felice. 

    Kiessling si affrettò a dichiarare che non avevano nulla a che fare con il parco di Las Américas, data la somiglianza dei due nomi. 

    Si è sentito offeso dal fatto che la struttura meridionale fosse “uno sfruttamento illegale”, in quanto vi erano “animali che vivevano in uno stato di miseria” e, per quanto ne sapeva, “senza autorizzazione sanitaria”. 

    Il desiderio di Kiessling di dissociarsi da quell’attività era evidente per la possibilità di danneggiare l’immagine ordinata di cui godeva il Loro Parque (soprattutto in quegli anni).

    Tramite il loro avvocato, Antonio Caseras, furono invitati a cambiare il nome, per evitare confusione e per evitare qualsiasi controversia. 

    Infatti, da quel momento in poi il parco si sarebbe chiamato “Parque Loros del Sur”.

    I disagi non sono arrivati solo da altre aziende del settore, ma anche dal Comune di Arona. 

    Sembra che ci sia stata una tale fretta di aprire i cancelli che ciò è stato fatto senza aver terminato i lavori. 

    Ci sono state continue lamentele da parte dei vicini e degli imprenditori della zona, soprattutto per la presenza di calcinacci e sacchi di cemento sulla strada pubblica. 

    C’erano persino gabbie nei giardini. 

    L’assessore all’urbanistica Mario Spreáfico ha ordinato la rimozione di questi detriti che, secondo le sue dichiarazioni, davano una pessima immagine ai turisti. 

    Il Diario de Avisos, nell’edizione del 4 agosto 1993, riferisce del lavoro degli operai comunali. 

    I lavori sono iniziati, secondo il giornale, dopo che il proprietario del parco era stato avvisato che gli sarebbe stato dato un termine per ripulire l’area.

    Ha aggiunto che nel parco c’erano due leoni, un leopardo e molti pappagalli. 

    Quasi tutti erano animali che aveva raccolto lui stesso o che gli erano stati lasciati sulla soglia di casa perché, a suo dire, era ben nota la sua attenzione nel prendersi cura di questi animali.

    Una delle storie più controverse e sorprendenti di tutte quelle legate al parco fu l’attacco di una pantera subito da uno dei lavoratori. 

    È stata probabilmente questa denuncia a mettere la struttura sotto i riflettori di chi ha denunciato le condizioni precarie in cui sarebbero stati tenuti gli animali.

    Come si legge nell’edizione del 10 marzo 1991, la giovane donna stava eseguendo uno spettacolo con i pappagalli quando fu chiamata da un visitatore che le disse che la gabbia della pantera era sporca. 

    La ragazza si avvicinò per raccogliere alcuni escrementi dell’animale. 

    Ma quando ha infilato il braccio tra le sbarre, la bestia si è scagliata contro di lei e le ha morso il braccio. 

    Disperata, la lavoratrice ha cercato di allontanarsi dall’animale colpendolo alla testa, ma senza successo. 

    Il visitatore, stupito, ha afferrato un tubo a pressione e lo ha scaricato sulla pantera; a quel punto la vittima è riuscita a liberarsi con un braccio insanguinato.

    Si recò alla Clínica Playa de Las Américas, dove fu curata. 

    Le cose si complicarono quando, per continuare le cure, fu necessario fornire una sorta di assicurazione. 

    La ragazza non era stata iscritta alla compagnia, come ha raccontato ai media, perché il datore di lavoro aveva perso i suoi documenti e la sua situazione era rimasta in un limbo a tempo indeterminato. 

    Come se non bastasse, non aveva ricevuto lo stipendio per il mese di febbraio e non poteva quindi permettersi di pagare le cure.

    Il Diario de Avisos ha riferito che il proprietario del parco si è difeso sostenendo che la giovane donna non lavorava per la sua azienda al momento dell’incidente, cosa che la vittima ha negato, assicurando di poterlo dimostrare con delle fotografie.

    Comunque sia, la situazione straordinaria ha rivelato una serie di carenze nelle strutture che espongono i visitatori a pericoli insospettabili. 

    Ad esempio, secondo l’operatrice, i visitatori potevano avvicinarsi quanto volevano alle gabbie senza alcun tipo di sicurezza.

    A un certo punto, alla fine degli anni ’90, il Parque Loros del Sur chiuse tra innumerevoli polemiche e denunce di irregolarità. 

    Ciò non ha impedito che qualche anno dopo fosse teatro di un macabro incidente. 

    Nelle prime ore del 7 novembre 2003, un senzatetto finlandese di 68 anni è stato assassinato tra le rovine del sito. 

    Secondo il Diario de Avisos del 14 novembre, un altro senzatetto, un bulgaro di 60 anni, avrebbe inferto una serie di colpi alla testa della sua vittima. 

    Per avere un’idea della brutalità dell’incidente, basti dire che sono stati usati una sbarra di ferro e un martello. 

    La vittima, inizialmente portata all’Hospiten Las Américas, è stata trasferita all’ospedale La Candelaria di Santa Cruz, dove ha trascorso sei giorni in coma, dibattendosi tra la vita e la morte. 

    Alla fine è morto.

    Un evento triste che potrebbe essere l’epilogo di una storia mai iniziata bene. 

    Rimane lì, in uno stato di totale abbandono, emanando una certa aria di nostalgia: quello che poteva essere e non è stato. 

    Sembra che non sia stata mossa una sola pietra da quando è stato chiuso, e sembra destinato a rimanere così a tempo indeterminato. 

    Diventerà un simbolo di quell’epoca prospera del boom turistico, un periodo in cui il sud dell’isola era visto come una terra di prosperità. 

    Ma era anche un simbolo di ciò che quel progresso rappresentava, afflitto da speculazioni, ambizioni assurde e pacchianeria.

    Franco Leonardi

     

     

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