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    Anaga e i misteri che nasconde

    Foto di Cristiano Collina

    Questa foresta non è solo un residuo ecologico di laurisilva preistorica, ma un santuario mistico dove il tempo sembra essersi fermato.

    La danza ha una magia che va oltre il semplice movimento del corpo. 

    Da sempre, è stata vista come una forza capace di spostare le montagne, o almeno di far tremare la terra sotto i nostri piedi.

    Le culture antiche non erano estranee a questo potere e lo hanno catturato nelle loro mitologie, dove i personaggi danzanti trasformavano non solo il mondo, ma anche se stessi.

    Nel pantheon greco, le donne erano al centro di quest’arte mistica. 

    Le menadi o baccanti, seguaci di Dioniso, il dio del vino e della follia, erano le regine dell’estasi.

    Con il collo arcuato all’indietro, danzavano con un fervore quasi soprannaturale, una frenesia che è stata immortalata in opere d’arte, come le Menadi del Museo del Prado.

    Ma questa danza non era solo uno spettacolo visivo: simboleggiava la creazione e la distruzione del cosmo, un ciclo infinito che molte culture hanno cercato di riprodurre attraverso i loro rituali.


    Se ci spostiamo nell’antico Egitto, troviamo Hathor, la dea che danzava per portare fertilità alla terra, e nella tradizione indù, Shiva esegue la sua famosa “danza della beatitudine iraconda” con il nome di Sri Nataraja, mettendo in moto il ciclo dell’universo.

    Anche nella religione Yoruba, Shango esegue una danza che mescola il guerriero e il divino, mentre nella mitologia celtica Lug scuote il mondo con il suo braccio possente.

    Tra il sacro e il terreno

    Ma non c’è bisogno di guardare così lontano per trovare danze sacre e foreste incantate. 

    In Spagna, la geografia è costellata di luoghi in cui la danza era molto più che un semplice intrattenimento.

    Prendiamo ad esempio la foresta di Anaga a Tenerife, un luogo avvolto da leggende e miti guanches, dove le donne di un tempo – le maguadas – eseguivano danze sacre, forse per ottenere la fertilità della terra e la benedizione degli dei.

    Questa foresta non è solo un residuo ecologico della foresta di alloro preistorica, ma un santuario mistico dove il tempo sembra essersi fermato. 

    Le sue grotte, come quella del lino, hanno ospitato i nostri antenati e le sue danzatrici, soprattutto quella del massiccio di Anaga, sono testimonianze silenziose di riti ancestrali.

    Queste danze erano forse un’eco delle menadi greche, trasformate dalla tradizione locale in maghe notturne? 

    È possibile. 

    Ciò che è chiaro è che questo luogo è un punto d’incontro tra il sacro e il terreno, dove la danza continua a essere un mezzo di connessione con il divino.

    Daniele Dal Maso

     

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