Si basa su un principio basilare della meccanica, quello che consente di sfruttare l’interazione fra due elementi che si legano fra di loro interagendo in un sistema di attrito controllato.
Lo vediamo funzionare tutti i giorni negli oggetti quotidiani come i tubi di scappamento o i trapani.
In odontoiatría il cosiddetto accoppiamento telescopico è la via d’uscita quando si ha bisogno di ottenere un bilanciamento solido e duraturo, anche quando si dispone di pochi pilastri, siano essi impianti o denti.
Laddove sarebbe impossibile progettare una protesi avvitata o cementata fissa, questa tecnica ci dà una chance in più di evitare al paziente il disagio di una protesi mobile.
In pratica, si tratta di sfruttare il principio di accoppiamento telescopico che garantisce tanto la duttilità di una protesi mobile, che il paziente può rimuovere e inserire senza l’aiuto del dentista, quanto l’estetica e la solidità di una protesi fissa.
Strutturalmente si compone di due componenti, uno cementato nel dente o nell’impianto, la cosiddetta parte primaria, e uno integrato nella protesi, detto parte secondaria.
La parte primaria e la parte secondaria si incastrano letteralmente una nell’altra con una lieve pressione verticale che sfrutta appunto la frizione fra i due componenti per creare una solida tenuta della protesi stessa.
Questo tipo di protesi consente di utilizzare come pilastri tanto i denti che gli impianti scavalcando l’eterno problema delle protesi miste su denti e impianti.
Le protesi su impianti infatti, non possono essere mai cementate definitivamente perché la vite sull’impianto, a causa del carico masticatorio, può svitarsi, indebolendo la stabilità verticale della corona sull’impianto.
Per poter intervenire e riavvitarla, è opportuno non usare mai un cemento definitivo, consigliabile quando non indispensabile nella protesi fissata su denti naturali.
Tanto per il paziente quanto per il dentista, la protesi conometrica è la terza via perfetta perché garantisce tanto la possibilità di rimuoverla, quanto la stabilità e la durata del suo assetto masticatorio.
Inoltre, è la sola protesi che consente, in caso di perdita di uno dei pilastri su cui si regge, di non sostituirla finché almeno due dei pilastri su cui si poggia, restano solidi.
Credo che a questo punto possiamo dire che non solo è una soluzione vincente sotto il profilo meccanico, ma sicuramente lo è anche sotto il profilo economico e, per poco che mi convenga sottolinearlo, tutto il denaro che si può spendere in viaggi, libri, musica ed esperienze da ricordare, è cosa buona e giusta non darlo al dentista.
Ma non ditelo a nessuno!
Dott Alessandro Longobardi