Lo scorso 10 ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale della Salute Mentale, aspetto fondamentale del benessere generale di una persona.
Ansia, depressione, stress, etc., malattie già consolidate prima della pandemia Covid 19, sono esplose dopo la sua fine, suonando sirene d’allarme di come la nostra società affronta questo momento difficile.
Prima della pandemia, stress e depressione e altri disturbi, erano già presenti nella vita di molti, ma venivano spesso percepiti come una condizione temporanea o legata a situazioni specifiche.
Durante e dopo la pandemia, complice un bombardamento mediatico senza precedenti, questa condizione è diventata una costante, normalizzando uno stato di allerta e preoccupazione che ha messo a dura prova l’aspetto psicologico di tantissima gente.
La pandemia ha agito come un catalizzatore, portando alla luce fragilità psicologiche preesistenti che, in condizioni di normalità, potevano essere gestite o tenute sotto controllo.
Il cambiamento radicale nello stile di vita di molte persone, ha destabilizzato abitudini e ritmi quotidiani.
A questo si aggiunge la massiccia produzione di informazioni, spesso contraddittorie e fuorvianti, che ha contribuito ad alimentare ansia e confusione.
In questo contesto le Canarie hanno il triste primato in Spagna di essere in testa alla classifica dei disturbi mentali con quasi il 52% della popolazione interessata, contro una media nazionale del 34%.
Questo significa che una persona su due alle Canarie soffre a vario titolo, di un disturbo mentale.
Questo non è grave, ma gravissimo e pone grandi interrogativi, ai quali la società e le istituzioni canarie da tempo non sanno, o non vogliono, dare soluzioni, limitandosi ad un’asettica comunicazione di dati, percentuali ed elencando cause che sono a conoscenza da tempo ormai immemorabile.
Nel giorno della ricorrenza del “dia de la salud mental” il presidente del Parlamento delle Isole Canarie, Astrid Pérez, ha ammesso che l’arcipelago soffre di una carenza di professionisti che si prendono cura della salute mentale della popolazione.
Da parte sua, il presidente della Federazione della Salute Mentale delle Isole Canarie Cristina Acosta, ha sottolineato che il 47% dei lavoratori soffre di fattori di rischi psicosociali dovuti al proprio lavoro.
In questo ambito, avere dei contratti a termine con un salario non adeguato, con orari flessibili non sempre scelti, unito alla paura di perdere il lavoro, possono generare un livello di stress eccessivo, che può sfociare in ansia, depressione e altri disturbi mentali.
Aggiungiamo anche un’eccessiva richiesta di prestazioni, che può incidere negativamente sull’autostima e può portare a sentimenti d’impotenza e frustrazione.
Altro elemento che può determinare questo tipo di patologie, è la difficoltà a conciliare vita privata e lavorativa che può limitare le opportunità di socializzazione e creare un senso di solitudine.
In aggiunta a quanto menzionato l’arcipelago soffre, di alcuni indicatori sociali che sono endemici, tra cui la povertà.
E’ recente la notizia che secondo il rapporto AROPE (quello che misura il tasso di povertà in Spagna) il 65% dei canari ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese, di questo 65% ben il 34% è in povertà o a rischio esclusione sociale.
Questa difficoltà a soddisfare i bisogni primari porta a sentimenti di angoscia e impotenza.
A ciò si aggiunge la mancanza di prospettive dovuta alle scarse opportunità lavorative e di crescita professionale, che può generare un senso di smarrimento e di un futuro incerto.
La mancanza di prospettive, genera anche la difficoltà a formare una famiglia a causa di fattori economici o sociali, che può generare un senso di incompletezza.
Non a caso il tasso di natalità delle Canarie è in profondo rosso.
I dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (INE) mostrano un quadro allarmante, infatti nel 2022 il numero delle nascite è crollato a soli 12.219, un calo del 4,03% rispetto all’anno precedente.
Si tratta di un dato drammatico se si considera che nel 2000 i nati erano quasi 19.000.
L’arcipelago si conferma così la regione con il tasso di fertilità più basso di tutta la Spagna.
Il crollo demografico mette a rischio il futuro delle Canarie.
Infatti, una popolazione che invecchia rapidamente significa meno giovani, meno forza lavoro e una maggiore pressione sui sistemi sanitari e pensionistici.
Il quadro che emerge è allarmante e richiede un’azione urgente da parte delle istituzioni e della società civile.
La pandemia ha amplificato fragilità preesistenti, mettendo a nudo le carenze di un sistema che non è stato in grado di far fronte alle crescenti esigenze di salute mentale della popolazione.
La precarietà lavorativa, la disuguaglianza economica, la mancanza di prospettive e l’isolamento sociale, sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a un deterioramento del benessere psicologico.
Il crollo demografico, strettamente legato alla crisi economica e sociale, aggrava ulteriormente la situazione, mettendo a rischio il futuro delle Isole Canarie.
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