Cosa c’entrano le capre con il caffè?
Il caffè è sia la bevanda più amata dagli italiani che un simbolo del Bel Paese.
È anche la scusa perfetta per scambiare quattro chiacchiere, e una bella maniera di fare una pausa dal lavoro oppure di prendersi un momento da soli.
Lo scrittore Luciano De Crescenzo dice che il caffè è un modo per dire a un amico che gli vuoi bene.
Aggiunge il suo collega Gennaro Calvano che a Napoli il caffè è un rito attorno al quale si consolidano amicizie, nascono nuovi amori, si progettano attività lavorative.
Peppino Gagliardi chiamava Napoli “la città gentile”, lì è nato il caffè sospeso (‘o cafè suspiso).
Quando un cliente ordina un caffè sospeso ne paga due però ne riceve soltanto uno.
Quindi qualcuno che arriva al bar può chiedere se c’è disponibile un caffè sospeso: in caso affermativo, riceve la consumazione di una tazzina di caffè gratuitamente, come se gli fosse stata offerta da un altro cliente.
La storia del caffè è piena di fatti curiosi e anche di due leggende… avanti con la prima: nell’800 A.C. un pastore dello Yemen vede alcune capre del suo gregge che mangiano le bacche rosse e le foglie di una pianta a lui sconosciuta.
Nell’ora del riposo notturno osserva sorpreso come quelle capre anziché dormire si aggirino prese da gioiosa energia.
Quindi il pastore raccoglie alcune piante, ne tosta i semi e li macina per ottenere alla fine una bevanda nera: il caffè. Oltre a questa leggenda si pensa che la storia del caffè risalga al Medioevo, forse tra il X e il XV secolo.
Sono un commissario in cerca di prove, dunque la prima prova dell’esistenza del caffè consumato come una bevanda si trova nel XV secolo nello Yemen dove era apprezzato dai monaci sufi.
In pochissime parole la diffusione del caffè inizia in Etiopia, dopo passa allo Yemen… infine nel XVI secolo il caffè è già bevuto in India, Africa e Medio Oriente.
I commercianti veneziani, che avevano scambi con gli ottomani, chiamavano il caffè il “vino d’Arabia”.
Infatti i musulmani l’avevano adottato come sostituto del vino di cui la religione islamica proibiva il consumo.
Ai veneziani si deve, nel XVII secolo, l’arrivo e la diffusione del caffè in Europa, dove nacquero molte botteghe dedicate alla bevanda nera.
Il romano Pietro Della Valle nel 1615 apre il primo spaccio di caffè in Italia.
Digressione importante: ho letto in quattro siti che quel romano era… veneziano!
Sicuramente alcuni di quelli che scrivono contenuti fanno “copia e incolla”.
Un giornalista responsabile incrocia per lo meno tre fonti verificate con accuratezza.
Tra il 1800 e il 1900, il caffè si fa popolare in tutta l’Italia.
Questa cronaca va letta come un omaggio agli imprenditori che hanno creato il caffè all’italiana, cioè quelli che hanno inventato le diverse macchine per produrlo, prima di loro il caffè era importato dal Brasile però soltanto come una materia prima.
Da sempre provo ammirazione per questi inventori, capaci di trasformare prodotti non necessariamente italiani, per renderli delle eccellenze del Made in Italy.
Agli esordi di questa bella storia c’è l’ingegnere Angelo Moriondo, inventore e imprenditore, che nel 1884 a Torino brevetta la prima macchina per produrre il caffè istantaneo; dopo l’ingegnere Luigi Bezzera e la sua macchina per elaborare il caffè espresso.
Infine Pier Teresio Arduino perfeziona l’invenzione di Moriondo e inventa una macchina capace di fare diverse centinaia d’espresso l’ora.
Però nel 1938 c’è una svolta in quest’evoluzione, infatti il giovane barista milanese Achille Gaggia registra il brevetto della sua macchina per il caffè espresso, con stantuffi e acqua calda sotto pressione; fino a quel momento le macchine erano a vapore.
La sua invenzione presto sostituisce le vecchie macchine per il caffè in tutti i bar d’Italia.
E in casa, come possiamo preparare il caffè?
Siccome sono napoletano di adozione devo parlarvi della famosa caffettiera Cuccuma, la “cuccumella” è stata inventata a Napoli a partire da una caffettiera parigina.
Si tratta di una caffettiera rovesciabile dove il caffè si prepara per gravità, ossia diversamente dalla Moka non usa la pressione.
La cuccumella si diffonde in tutta l’Italia fino all’arrivo della Moka.
Un altro fatto curioso è che anche Alfonso Bialetti, che aveva lavorato in Francia, secondo la leggenda trova ispirazione per la sua caffettiera Moka a Parigi, in una lavatrice che usava acqua bollente sotto pressione.
La popolare Moka nasce nel 1933, cinque anni prima della macchina di Gaggia; il nome della sua invenzione fa onore alla città di Mokha nello…Yemen.
Questo prodotto di design di cui può vantarsi l’Italia, è esposto nel MoMA di New York.
Insomma il caffè è italianissimo come il telefono.
Sapevate che il Congresso degli Stati Uniti ha affermato che il telefono è stato un’invenzione di Antonio Meucci? Indirettamente sarebbe come ammettere che il “signor” Bell lo aveva rubato.
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