Ci piaccia o no, una parte della classe dirigente, la solita, quella di nani e ballerine saliti ormai più in alto dei ponti di comando visibili, ubriachi senza possibilità di rimedio di un senso di potere che ha sradicato in loro qualsiasi sentimento umano, suona i tamburi della guerra e vuole farsi venire i brividini guardando, da lontano si intende, cosa succede se scoppia una guerra termonucleare.
Ci capita di vedere l’ultimo Kennedy sventolare la bandiera del partito di Nixon.
Si chiama sinistra quello che Chomsky definiva il club dei ricchi e la destra, compatta nella sua più rozza semplicità si frantuma in un delta di fiumiciattoli e non è più chiaro dove vuole portare il mondo.
Gli ebrei stanno dalla parte sbagliata di un genocidio, e forse la Russia potrebbe arginare il rischio americano in Europa…
L’UE, dal canto suo, nata per prevenire conflitti e assicurare benessere… vabbeh, lasciamo stare.
Più a capasott’ di così è impossibile.
Se montassimo un presepe per raccontare l’oggi, avremmo grande possibilità di scelta per dare il ruolo di Erode, da Draghi a Schwab, da Zelensky alla Von der Leyen, dal cancelliere tedesco a Macrón.
Ci si potrebbe fare il coro di We are the world e farli cantare tutti insieme una canzone di Natale al contrario.
La canzone della stupidità del male.
I Re Magi, che danno un senso alla stella della Sovranità Popolare e del diritto a una informazione chiara e non deviata, penso sarebbero i coraggiosi intellettuali che su internet lasciano una luce accesa, un luogo in cui capire, pensare, orientarsi e costruirsi delle opinioni.
Sono i paladini del pensare altrimenti.
Il bimbo, è il borghese piccolo piccolo di Alberto Sordi, l’unità sociale irrilevante agli occhi del potere.
I genitori esuli nella notte sono i neo disoccupati della Volkswagen, obbligati a espatriare, non meno indifesi ma più sorpresi degli altri esuli, perché Alemania uber alles non li ha preparati alla fragilità.
Noi?
Siamo lo sciame che cala dai monti di carta spruzzati di bianco, ancorati allo specchio del comò.
Noi siamo il frutto più particolare e interessante del momento storico in cui valori secolari sono stati rivoltati come un calzino e tutto, veramente tutto, sembra il contrario di ciò che è e significa il contrario di ciò che afferma.
Sto leggendo un meraviglioso libro che racconta come alla vigilia della grande guerra una sorta di onda di ingenua follia avesse compattato tutti i ceti sociali in una sensazione quasi mistica di poter uscire dall’anonimato di piccole vite senza narrazione e avesse trasformato tutti in un blocco unico di eroi, madri, mogli, orfani di eroi.
Un tutto compatto che si muoveva insieme, senza saperlo.
I mass media sono sempre esistiti, e hanno sempre fatto lo stesso lavoro, ipnotizzare le masse e dirigerle col telecomando dove il potere voleva che andassero.
Oggi, lo sforzo in cui si impegnano non è unire ma dividere.
No vax contro sì vax, complottisti contro non complottisti, rappresentanti di ideologie morte e sepolte che si contendono il 25 aprile, vegani contro carnivori, quasi maschi contro non proprio femmine, inquinatori contro ecologisti con il jet privato.
Ci hanno spellato come cipolle cercando nuovi livelli di divisione interna che ci rendessero innocui.
Siamo infine arrivati al nocciolo duro, quello oltre il quale non è possibile andare, il nostro essere persone umane, consapevoli a questo punto che i soldati di Erode, sguinzagliati nel buio, cercano ognuno di noi, singolarmente, per disumanizzarci.
Erode vuole l’ultimo soldino del salvadanaio, vuole i nostri campi di lattuga, vuole il nostro ultimo tetto e la cotoletta di carne vera nel piatto, vuole i nostri figli come topi da laboratorio e vuole i nostri passaporti, le nostre vacanze, le nostre foto ricordo.
Vuole spegnerci dopo averci silenziato.
E’ nelle notti molto buie che si vede bene una stella cometa.
Guardiamo Valencia: davanti al baratro, le persone sono uscite di casa, hanno preso a sassate l’auto di Sanchez, hanno fatto cordone unite dalla comune condizione disperata.
Si sono fatte Stato, si sono fatte chiesa, si sono fatte famiglia attorno all’universale comune che unisce tutti sotto la stessa definizione: persone.
A furia di spellarci come cipolle cercando nuovi livelli da contrapporre, nuove ricchezze materiali e spirituali da saccheggiare, hanno tirato fuori quell’ultimo nucleo che, anche volendo, non possiamo cedere senza scomparire.
E non credo che lo cederemo.
In questo Natale probabilmente pre atomico, facciamo pace con il fatto che forse sarà un umanesimo consapevolmente anarchico ma post atomico quello che segnerà il passo di una nuova era, ma non dubitiamo, perché sarebbe un errore, che non si vedano già i segni di intolleranza verso le verità di stato, verso l’idiozia della classe dirigente, verso l’insignificanza dei motivi per cui ci siamo divisi in bande rivali come i ragazzini della Via Pál.
Augurando un Natale cui se Dio vuole ne segua un altro, vi esorto a restare umani, ad abbattere barriere, a abbracciare persone, a superare differenze, a leggere libri, ascoltare intellettuali onesti e, mai dimenticare l’essenziale, spegnere per sempre la televisione e usare il telefono solo per telefonare.
Un caro augurio di un Natale non atomico a tutti voi e di un anno nuovo ancora aperto ai sentimenti umani e alla fratellanza.
Claudia Maria Sini