Il CENSIS ha l’ultima parola quando si tratta di riassumere un anno e attribuirgli una fisionomia.
Da 58 anni utilizza parametri oggettivi, metodi conosciuti e trasparenti, per fare un ritratto del paese e dello stato generale delle cose, considerato universalmente attendibile.
L’autorevole cantastorie ha sciupato il Natale agli arconti e i loro menestrelli e ha regalato un momento di speranza a noi.
Data l’autorevolezza del CENSIS, il suo scomodo rapporto si è salvato dall’essere sciolto nell’acido negli scantinati dei giornali e degli studi televisivi un quarto d’ora prima di inondare di bugie e di bugiardi le case degli italiani.
Vediamo i dati sugli italiani emersi quest’anno:
Il 68% si sente tradito dalla democrazia.
Il 67% pensa che le guerre in corso erano evitabili e sono colpa dell’occidente.
Un italiano su tre percepisce l’afflusso di stranieri disperati come un pericolo.
Il 70% è certo che l’Unione Europea sia ai titoli di coda.
Il 69% è contro l’aumento delle spese militari care a Draghi.
La media di queste cifre corrisponde alla percentuale dei cittadini che hanno smesso di votare come forma di protesta e delegittimazione del nostro apparato di potere.
Il segnale importante è che, indipendentemente da cosa votassero prima, si stanno compattando su un fronte unico che dice:
Legittimazione del potere dell’UE = no.
Guerre a gettone della NATO = no.
Chiamare lo stato di cose in cui viviamo democrazia = no.
Accoglienza boomerang = no.
Sono il paese che nessun telegiornale racconta ma sono il paese vero.
Trovando un comune denominatore attorno a cui raccoglierli, sono già un cambiamento in atto perché hanno smesso di azzuffarsi il 25 Aprile con le bandiere rosse sbiadite e i cappelli da bersaglieri tarlati e gli amuleti amarcord di Mussolini.
Rappresentano un vuoto di fede, di visione, che rende possibile aggregare il dissenso in modo nuovo.
L’85% ha la certezza che non migliorerà le proprie condizioni economiche nell’intero corso della sua vita e per conseguenza, il tasso di natalità è al minimo storico.
E’ maturata la consapevolezza trasversale che abbiamo fatto un salto indietro alla stratificazione rigida della società medievale.
Il subcosciente degli operai spostati insieme alla fabbrica dove si pagano meno tasse, legge istintivamente il parallelo con i servi della gleba, venduti insieme alla terra.
… e smette di sperare.
Perché smettere di fare progetti lanciando la palla dei sogni in avanti, immaginandosi in un giorno migliore, questo è, è smettere di sperare.
E arriva il dato che ci dice cosa succede quando smetti di sperare.
Il 67% della gioventù dei nostri giorni implode attraverso le droghe o si rivolge allo psicologo.
Nel loro malessere, gli esperti del CENSIS vedono un’imperiosa domanda collettiva di mete e di gratificazioni rigorosamente non materiali, che decretano il fallimento del materialismo come anestetico sociale.
Sarebbe inutile ora, spendere parole sull’assenza di legittimazione culturale di una classe dirigente che promuove il materialismo, importa disperazione, idolatra l’UE, scatena guerre, chiama democrazia sistemi elettorali bloccati nelle segreterie dei partiti, riempie i cartelloni pubblicitari di ventenni imbecilli ma molto molto felici.
Ciò che il rapporto del CENSIS ci dice quest’anno, è che il discendente di Colombo e Magellano si è guardato nel retrovisore dell’auto per controllare il rimmel e si è visto nudo, solo, malato, alla berlina di un ovest americano e un est russo che si puliscono le scarpe su di noi mentre fanno braccio di ferro.
L’occidente è privo di una narrazione credibile e condivisa, non vi sono punti di connessione fra come ufficialmente si racconta e come viene percepito dal suo “se stesso” dalla sua coscienza viva, i popoli di cui si compone.
La scissione fra narrazione e realtà infatti non è solo un fenomeno italiano, è un fenomeno a largo spettro del quale oggi noi prendiamo in considerazione lo spicchio che ci è più vicino.
Gli intellettuali di riferimento che ascolto e leggo con sistematicità per costruire, quanto possibile, opinioni indipendenti e connesse con il mondo “vero”, hanno accolto questa relazione sorpresi ed elettrizzati perché tutti loro, e nel mio piccolo anch’io, pensavano che ci volesse più tempo per compattare una sorta di nuova maggioranza invisibile attorno ai pilastri necessari di un cambiamento improrogabile.
Con buona pace di Elon Musk, che pensa che sia troppo troppo una figata progettare un’astronave in cui possono viaggiare 100 persone per andare in un pianeta senza ruscelli, senza fiori, senza nuvole e senza scoiattoli, le persone normali, quelle che si alzano la mattina e fanno davvero girare il mondo con il loro piccolo creare e produrre, iniziano ad avere le idee più chiare di quanto pensassimo tutti noi, su quali siano i pilastri della felicità su questo pianeta, e questa è una buona base, davvero una buona base, per iniziare un anno nuovo.
La storia ci insegna che contro gli spostamenti inerziali della coscienza delle masse non esistono barriere, soprattutto quando le persone che vanno tutte nella stessa direzione non ne sono consapevoli.
Staremo a vedere.
Buon 2025 a tutti.
Claudia Maria Sini