Le nuove tecnologie hanno trasformato, soprattutto a partire dal confinamento dovuto al Covid, l’industria dello sfruttamento sessuale: meno locali pubblici e club e più appartamenti privati.
Diversi studi condotti da diverse ONG negli ultimi anni e recenti rapporti di organismi governativi avvertono di uno scenario, chiaramente in crescita, per la prostituzione: gli appartamenti privati, a scapito della strada e, in misura minore, dei club.
Inoltre, sottolineano l’alto tasso di cittadine straniere che si dedicano a questa attività e che, nel caso del sud di Tenerife, rappresentano oltre il 90% delle donne che esercitano, che rispondono allo stesso modello: giovani migranti provenienti da ambienti depressi.
La trasformazione di quella che è stata definita l’attività più antica del mondo è evidente.
Mentre si stabilizza nei club, la prostituzione declina per strada (la categoria più bassa in termini di svalutazione delle donne che si guadagnano da vivere con questa attività), dove c’è un rischio maggiore di violenza, ma anche una maggiore libertà di scelta su pratiche, orari e prezzi.
Al contrario, i club offrono una certa protezione contro le diverse forme di violenza esercitate dagli uomini sulle donne che offrono il proprio corpo, anche se il controllo, compreso il numero di servizi, rimane nelle mani di coloro che gestiscono questi locali, che hanno vissuto il loro grande decollo negli anni ’90 con donne di diverse età e nazionalità.
Gli appartamenti o le case private sono diventati i principali luoghi chiusi in cui si svolge la prostituzione.
Sebbene alcuni siano gestiti direttamente dalle persone che offrono il servizio, molti degli immobili a tale scopo sono gestiti da terzi, che traggono profitto indiretto da questa attività, il che, come si nota nel macrostudio Tratta, sfruttamento sessuale e prostituzione delle donne, elaborato nel 2024 dalla Delegazione del Governo contro la Violenza di Genere, genera innumerevoli rischi per le donne, in relazione alla loro esposizione a un maggior livello di vulnerabilità, sfruttamento e abuso.
Il rapporto sottolinea che, trattandosi di spazi privati che favoriscono l’invisibilità e la clandestinità, poiché non sono identificabili dall’esterno, le ispezioni di polizia risultano molto difficili, rendendoli punti di maggior rischio per lo sviluppo della tratta di donne a scopo di sfruttamento sessuale.
Il documento sottolinea come lo sviluppo delle nuove tecnologie e, soprattutto, l’espansione di Internet abbiano trasformato l’industria dello sfruttamento sessuale attraverso forum, siti e portali web, generando una massiccia migrazione della prostituzione nello spazio digitale e dando luogo a un boom di piattaforme che consentono lo scambio di informazioni e la valutazione dei “servizi” o persino di materiale audiovisivo pornografico in cambio di denaro, come spiegato nello studio della Delegazione del Governo contro la violenza di genere.
L’analisi nazionale fornisce un dato significativo: nel 2023, un totale di 115.000 donne dai 18 anni in su si trovavano in una situazione di prostituzione attraverso annunci su siti web.
La crescita di queste nuove modalità, che hanno dato origine al fenomeno noto come prostituzione 2.0, è stata favorita dal confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19, che ha costretto le donne in questa situazione a cercare spazi alternativi alla strada e ai club per sopravvivere economicamente.
Nelle sue conclusioni, il documento definisce “sorprendente” lo “sfogo” verso altri contenuti in cui l’annuncio di donne in situazione di prostituzione non è necessariamente identificato, oltre alla “notevole” facilità di accesso ai dati.
Nel caso specifico delle migranti, il segmento di donne che occupa la percentuale maggiore nel sud di Tenerife tra coloro che esercitano la prostituzione, si sottolinea che la legislazione sugli stranieri e la situazione amministrativa irregolare aumentano la loro vulnerabilità e, quindi, il rischio di essere coinvolte in questa attività.
L’analisi rivela anche l’esistenza di una “sottocultura” all’interno dei forum online, dove si condividono racconti di trattamenti umilianti di ogni tipo.
Organizzazioni come la Fundación Cruz Blanca concentrano gran parte del loro lavoro nel fornire un servizio di avvicinamento al luogo in cui le persone esercitano la prostituzione e offrono mediazione e accompagnamento per consentire loro di accedere alle risorse sociali.
Il suo lavoro, concretizzato attraverso programmi come O’ Cambalache, si svolge in diversi punti del Sud e, soprattutto, ad Arona, dove, assicura, si concentrano i maggiori spazi di prostituzione.
Infatti, nel comune di Arona ha contattato e assistito circa 500 donne nell’ultimo anno e mezzo.
Ugo Marchiotto