
La mancanza di miglioramenti infrastrutturali negli ultimi 30 anni, la pressione stagionale e il collasso degli accessi stradali rendono questo molo nel sud dell’isola un collo di bottiglia cronico che compromette la connettività interinsulare con le cosiddette Isole Verdi.
Sopra la sua capacità, senza spazio a terra, con solo due attracchi operativi e circondato da una rete stradale congestionata.
È così che funziona oggi il porto di Los Cristianos, la principale via di collegamento con le cosiddette Isole Verdi – La Gomera, El Hierro e La Palma -, ma anche un sistema che, secondo i tecnici, “può morire di successo”.
L’evoluzione del traffico è chiara: tra il 2010 e il 2024, il numero totale di passeggeri è cresciuto del 52,91%, mentre il volume di veicoli è aumentato del 104,46%.
Le proiezioni per il 2050 non fanno che aggravare il panorama: si stima un aumento dell’85% rispetto ai livelli del 2019.
“Il porto presenta deficit strutturali che impediscono di soddisfare adeguatamente la domanda attuale”, riporta l’ultimo rapporto dell’Ordine degli Ingegneri Civili, Canali e Porti di Santa Cruz de Tenerife.
Il rapporto passeggeri per veicolo è sceso da più di cinque persone per auto a sole 3,44, il che implica un maggior numero di veicoli imbarcati e una maggiore pressione sulla spianata.
Nelle date di punta, come la Settimana Santa, le date significative dell’estate e dell’inverno, il traffico aumenta fino a triplicare la media annuale.
La mancanza di spazio a terra è uno dei principali fattori limitanti.
Il rapporto tecnico avverte che “i flussi pedonali e veicolari non possono essere separati correttamente”, il che genera “interferenze operative e problemi di sicurezza”.
Viene inoltre evidenziata una grave carenza di attracchi: solo due posti operativi, con navi che superano le lunghezze previste.
Per ovviare a questo, il rapporto propone due soluzioni: un bacino esterno con fino a quattro nuovi attracchi, o un prolungamento dell’attuale diga per aggiungerne uno in più e ampliare la spianata.
Anche al di fuori del porto il collasso continua.
Il collegamento con la TF-1 e l’Avenida Chayofita sopporta fino a 92.000 veicoli al giorno, con livelli di servizio scadenti. Il documento propone di riorganizzare il traffico con diverse azioni.
Di fronte a questa saturazione operativa, l’Autorità Portuale ha iniziato a preparare un pacchetto di azioni a breve termine per alleviare la pressione interna dell’area.
Uno dei principali progetti è la creazione di nuovo spazio portuale attraverso la demolizione di un edificio annesso, che sarà sostituito da un parcheggio multipiano.
Inoltre, si prevede di interrare l’uscita dei veicoli dal porto, con l’obiettivo di decongestionare e facilitare il transito in entrata e in uscita.
D’altra parte, il Cabildo di Tenerife sta già lavorando alla modifica di un progetto per interrare Avenida Chayofita, una delle arterie più congestionate di Los Cristianos.
Sebbene questo problema non riguardi esclusivamente il porto, la sua attività lo intensifica in determinati momenti, come i picchi stagionali del traffico marittimo.
A ciò si aggiunge una nuova linea di azione proposta dal Ministero dei Lavori Pubblici: la possibilità di aprire un tunnel nella montagna di Chayofita.
Attualmente è in corso uno studio geologico per valutarne la fattibilità.
ARONA DICE NO ALL’AMPLIAMENTO
Le soluzioni tecniche sono sul tavolo, ma il blocco politico rimane l’ostacolo principale.
Il sindaco di Arona, Fátima Lemes, si oppone a qualsiasi ampliamento del porto.
Sostiene che, in assenza di un piano ufficiale concreto, la sua amministrazione non può sostenere un intervento che, secondo lei, “aumenterebbe solo la saturazione del traffico e influenzerebbe ancora di più la vita quotidiana, i negozi e il turismo locale”.
E conclude: “La nostra popolazione non può sopportarlo”.
Pintor allude anche alla mancanza di coordinamento istituzionale e chiarisce il motivo della mancanza di accordo: “Il porto di Los Cristianos dipende dall’Autorità Portuale e l’alternativa principale, Fonsalía, da Puertos Canarios.
Le soluzioni si trovano in diverse amministrazioni. Se appartenessero a una sola, si sarebbe già scommesso su una”, conclude.
Il rapporto mette in guardia anche dal rischio reale che un incidente operativo possa paralizzare completamente il porto.
Questo è già successo nel 2008. La situazione attuale aumenta questa possibilità: qualsiasi guasto strutturale o incidente potrebbe lasciare le Isole Verdi scollegate.
“Questo porto è il loro polmone. Se si ferma, le isole rimangono isolate. Questo ha un impatto brutale sull’economia e sulla sua vita quotidiana”, sottolinea il decano.
Inoltre, Pintor specifica che il motivo principale non è scegliere tra una soluzione o l’altra, “ma intraprenderne diverse contemporaneamente”.
La presidente del Cabildo di Tenerife, Rosa Dávila, ha recentemente definito “imprescindibile e urgente” l’ampliamento del porto. Anche il presidente del governo delle Canarie, Fernando Clavijo, ha assicurato che “la situazione è insostenibile e bisogna agire subito”.
“Los Cristianos è stato il centro del sistema interinsulare per quasi 50 anni. Ma oggi non ce la fa più”, conclude il rapporto.
Fonsalía: valori tecnici sì, fattibilità ambientale no.
Questa è considerata dai rapporti tecnici come l’opzione con i maggiori vantaggi operativi.
La sua ubicazione ridurrebbe significativamente i tempi di navigazione: -22% con La Gomera, -16% con La Palma e -3% con El Hierro.
Ciò significa 1.830 ore in meno di navigazione all’anno.
Ma il progetto è in fase di stallo. La sua attuazione richiederebbe una nuova valutazione ambientale e si trova ad affrontare seri vincoli: il suo costo elevato (oltre 319 milioni di euro) e l’impatto sulla ZEC Teno-Rasca, poiché tutte le rotte attraverserebbero questa zona con un’alta concentrazione di cetacei.
Nonostante ciò, l’enclave presenta dei vantaggi: terreni riservati (Pintor lo descrive come una “tela bianca”) e una maggiore profondità, che consentirebbe l’ingresso di traghetti moderni.
La sua messa in funzione non sarebbe immediata: ci vorrebbero almeno dieci anni per realizzarla.
Il porto di Granadilla è l’unica alternativa reale nel sud che è già stata costruita. Ha capacità operativa, ma la sua posizione lo rende poco funzionale.
L’aumento della rotta marittima è considerevole: il 70% in più con La Gomera e il 22% in più con La Palma ed El Hierro.
Ciò comporta 4.800 ore extra di navigazione all’anno e 145.100 miglia nautiche aggiuntive, con il conseguente aumento dei consumi.
Il rapporto è categorico: “Granadilla non offre vantaggi sufficienti a compensare la sua posizione peggiore. Nessuna compagnia di navigazione ha mostrato interesse a operare da lì, il che è già un dato rivelatore”.
Santa Cruz: la porta d’accesso marittima alle Canarie, scartata.
Di tutte le alternative analizzate, il porto di Santa Cruz de Tenerife è quello che presenta la minore fattibilità per il collegamento con le Isole Verdi, e per questo è scartato dal punto di vista tecnico.
Sebbene attualmente sia l’infrastruttura portuale dell’isola con il maggior volume di passeggeri – 7.383.541 persone e oltre 18.000 navi tra gennaio e dicembre 2024 – il suo ruolo è incentrato principalmente sulle rotte per Gran Canaria e sulle rotte a lunga distanza, come le crociere, con 590 scali previsti durante tale periodo.
Tuttavia, la sua maggiore distanza rispetto alle isole occidentali – il 47% in più rispetto a Los Cristianos e il 75% in più rispetto a Fonsalía – lo rende una scelta poco efficiente per il traffico interinsulare.
Inoltre, la sua configurazione non consente di operare rotte scaglionate tra diverse isole, il che ne limita la funzionalità.
La posizione del porto capitalino rompe la logica interinsulare di vicinanza e aumenta i costi operativi e ambientali.
In effetti, i tentativi di rafforzare questa rotta sono falliti a causa della mancanza di una domanda reale.
Franco Leonardi