Riflessioni maliziose sull’agenda venti-trenta

Agenda venti-trenta: così la chiamano tutti i media, e mi sono chiesto spesso perché si preferisce designarla con questo bizzarro nome invece del più logico e comprensibile Agenda 2030, o se proprio vogliamo scriverlo in lettere “Agenda duemilatrenta”; certamente non per brevità, perché “duemilatrenta” conta appena un carattere in più di “venti-trenta” ed è molto più lungo di 2030 in cifre; e poiché per tutto c’è un motivo, dev’essercene uno anche per aver dato a queste “cose da fare” (che è il significato letterale della parola latina “agenda”) questo nome strano e sgrammaticato. 

Ma prima di ipotizzare il motivo del nome conviene comprendere che cosa esattamente è questa “Agenda venti-trenta”, nebulosamente evocata tra tanto disorientante squillar di trombe e rullar di tamburi, e perché nel nome, seppure furbescamente camuffato, figura l’anno 2030, alla cui fine – è indispensabile precisarlo! – mancano MENO DI SEI ANNI. 

E per evitare fraintendimenti miei e dei lettori preferisco copiare pari pari, virgolettandola, la spiegazione che ne dà il portale web della Camera dei Deputati italiana, che trattandosi di un sito ufficiale non può fare a meno di scrivere correttamente 2030; senza cambiarne una virgola ho evidenziato in maiuscolo alcune parole particolarmente significative, che più avanti commenterò, e per non rubare spazio prezioso all’articolo ho omesso due paragrafi irrilevanti, che però chi vuole potrà leggere nella pubblicazione originale digitando in un motore di ricerca la seguente stringa di 4 parole esattamente come la scrivo io, virgolette comprese: “agenda 2030” camera deputati. 

E ora leggiamo insieme la spiegazione ufficiale:

“Cos’è l’Agenda ONU 2030 – L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione globale, di portata e rilevanza senza precedenti, finalizzato a SRADICARE LA POVERTÀ, proteggere il pianeta e GARANTIRE LA PROSPERITÀ E LA PACE, adottato all’unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite con la risoluzione 70/1 del 15 settembre 2015, intitolata: “Trasformare il nostro mondo. L’Agenda per lo sviluppo sostenibile”.

Essa comprende 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs –che gli Stati SI SONO IMPEGNATI a raggiungere ENTRO IL 2030.


L’Agenda 2030 IMPEGNA TUTTI I PAESI a contribuire allo sforzo necessario a portare il mondo su un sentiero sostenibile, SENZA PIÙ DISTINZIONE TRA PAESI SVILUPPATI, EMERGENTI E IN VIA DI SVILUPPO. 

I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sono i seguenti:

1. PORRE FINE AD OGNI FORMA DI POVERTÀ NEL MONDO;

2. PORRE FINE ALLA FAME, RAGGIUNGERE LA SICUREZZA ALIMENTARE, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile;

3. ASSICURARE LA SALUTE E IL BENESSERE PER TUTTI E PER TUTTE LE ETÀ;

4. Fornire UN’EDUCAZIONE DI QUALITÀ, equa ed inclusiva, e OPPORTUNITÀ DI APPRENDIMENTO PERMANENTE PER TUTTI;

5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed EMANCIPARE TUTTE LE DONNE E LE RAGAZZE;

6. GARANTIRE A TUTTI LA DISPONIBILITÀ e la gestione sostenibile dell’acqua e DELLE STRUTTURE IGIENICO SANITARIE;

7. ASSICURARE A TUTTI L’ACCESSO A SISTEMI DI ENERGIA ECONOMICI, AFFIDABILI, SOSTENIBILI E MODERNI;

8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed UN LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI;

9. Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;

10. Ridurre l’ineguaglianza fra le nazioni e all’interno delle stesse;

11. RENDERE LE CITTÀ E GLI INSEDIAMENTI UMANI INCLUSIVI, SICURI, DURATURI E SOSTENIBILI;

12. GARANTIRE MODELLI SOSTENIBILI DI PRODUZIONE E DI CONSUMO;

13. Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico;

14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;

15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica;

16. Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, GARANTIRE A TUTTI L’ACCESSO ALLA GIUSTIZIA E CREARE ISTITUZIONI EFFICACI, RESPONSABILI ED INCLUSIVE A TUTTI I LIVELLI;

17. Rafforzare gli strumenti di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.”

Stupendo programma, vero…? 

Purtroppo però proclamare è facilissimo – tanto che perfino io o tu, lettore, potremmo spocchiosamente promettere le stesse cose, peraltro lasciando convenientemente nel vago il “come” – ma realizzare è enormemente più difficile, e alla sbandierata scadenza del 31 dicembre 2030 mancano meno di 6 anni… e ora caro lettore rileggiti gli obiettivi, e particolarmente le parti da me evidenziate in maiuscolo, e chiediti: ma guardandomi intorno, posso considerare plausibile che in meno di sei anni da oggi si realizzerà quel meraviglioso Paradiso in Terra…? 

Perché non solo oggi nel 2025, ma già nel 2015, quando qualcuno (evidentemente o non nel pieno possesso delle sue facoltà mentali o in malafede…) redasse quest’incredibile congerie di infiniti verbali assoluti e perentori – ASSICURARE, GARANTIRE, RAGGIUNGERE, PORRE FINE! abbinandoli all’abbondante ripetizione dei pronomi TUTTI e TUTTE – mi sarebbe sembrato incredibile anche un termine di 100 anni, figurarsi i meno di sei che mancano oggi alla scadenza, confermata però nero su bianco addirittura dall’ONU. 

Eppure a me, nel mio piccolissimo di fronte alla colossale grandezza di chi proclama con sicumera queste perentorie certezze, appare impossibile che si realizzi la maggioranza di queste affermazioni, e le poche restanti mi sembrano molto improbabili; ne consegue che o sono stupido io, o è un mistificatore (stupido non credo) chi fa promesse evidentemente irrealizzabili; e se fa promesse fantasiose, della cui irrealizzabilità i redattori non potevano e non possono non essere consapevoli, sorgono spontanee alcune domande: ma allora… perché promettono? 

Addirittura ponendo una data precisa? 

E quanto possono essere credibili le istituzioni che disinvoltamente sventolano promesse tanto evidentemente false?

Se la risposta alla terza domanda è intuitiva (purtroppo per noi, la credibilità dei bugiardi è pari a zero!), per rispondere alla prima e alla seconda ovviamente entriamo nel campo delle ipotesi, ma una prima considerazione è che quest’Agenda è stata scritta non da una singola persona ma da più “esperti” in meditata collaborazione, ciò che di per sé implica il coordinamento di una strategia precisa, partorita in tempi non brevi addirittura dall’ONU, e che questa maternità esclude la casualità o l’improvvisazione bensì presuppone la premeditazione. 

Dunque riformulo la domanda: ma allora qual era – e ancora è, perché l’Agenda venti-trenta non è stata mai revocata né smentita, bensì continuamente ribadita – questa meditata strategia…? 

Poiché evidentemente uno o più motivi devono esserci, come sempre in questi casi i più probabili sono i soliti due: il primo è il denaro, perché asserire perentoriamente di voler raggiungere entro una tassativa scadenza obiettivi tanto colossalmente ambiziosi comporta nel periodo di “attuazione” spese ingentissime, che implicano la volontà politica di qualcuno a pagare a qualcun altro, che li incasserà, quei milioni o miliardi di euro faticosamente guadagnati con tanto lavoro e sacrificio dalle popolazioni; ma ancora più importante è stabilire il principio che la… ehm… “nobiltà degli obiettivi”, confermata dagli… ehm… “esperti” (ovviamente al servizio degli ideologi e da loro stipendiati), giustifica, ove necessario se la “persuasione” mediatica non bastasse, il ricorso a più o meno dissimulate costrizioni per “convincere” quelle popolazioni ad accettare nel caso specifico il salasso di tasse sempre più pesanti per finanziare gli… ehm…  “investimenti”, e più in generale l’ubbidienza ai dettami dei politicanti ideatori dei “nobili motivi”. 

E il 31 dicembre venti-trenta – detto e scritto così dai media, invece del brutalmente esplicito 2030, per camuffare con un nome il più ambiguo possibile l’irrealizzabile scadenza propagandata dagli ideologi – quando sarà evidente che pochissimi – o più probabilmente nessuno – di quei vaghi obiettivi saranno stati raggiunti, agli impudenti registi non mancherà la già comprovata faccia di bronzo di fare disinvoltamente finta di nulla e di escogitare qualche altro “nobile obiettivo” da propinare alle credule popolazioni per continuare la baldoria assieme al privilegiato gruppo degli amici degli amici. 

Inevitabilmente mi sale alla mente l’invettiva di Cicerone: quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra…? 

Ma a pensarci bene, oggi come allora la risposta è semplice: Catilina abusava della pazienza degli abusati nell’ampio limite fino al quale essi si lasciavano impunemente abusare.

Francesco D’Alessandro

 

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