La vera fonte rinnovabile
di Giovanni Bernardini
L’uomo ha utilizzato per millenni le energie rinnovabili. Sole e vento sono formidabili fonti di energia. Nessuna luce artificiale può competere, neppure in minima parte, con la luce naturale fornita dal sole. E la potenza del vento è nota a tutti. Però, questo è il punto, l’energia che sole e vento forniscono può essere tradotta solo in minima parte in lavoro utile. E’ difficilissimo conservarla, concentrarla, poterla usare ai propri fini ed anche quando questo è possibile lo si può fare solo a costi elevatissimi, con scarsi risultati. Soprattutto, lo si può fare solo con un grande, enorme dispendio di energia lavorativa umana.
E così la principale fonte rinnovabile di energia che abbiamo utilizzato per millenni è stata la forza muscolare, animale e, soprattutto, umana. L’uomo è la fonte di energia rinnovabile per eccellenza, ma visto che l’uomo non gradisce troppo dover compiere lavori faticosissimi e pericolosi per 12 o più ore al giorno, è stata inventata la schiavitù.
Gli schiavi sono stati la grande fonte di energia rinnovabile per millenni. Loro hanno costruito piramidi, strade ed acquedotti, loro hanno fatto muovere le navi, coltivato i campi.
Poi il lavoro schiavo è stato sostituito da forme larvate di schiavitù, come la servitù della gleba, ma la vera svolta nello sviluppo del genere umano la si è avuta, piaccia o non piaccia la cosa, prima con la rivoluzione scientifica del 600, poi, soprattutto, con la rivoluzione industriale. A partire da quel momento in occidente schiavitù e servitù della gleba si contraggono fino a sparire. Iniziano ad affermarsi i valori democratici, le masse vengono introdotte per la prima volta nel ciclo del consumo; il tanto detestato consumismo nasce allora. E da allora la speranza di vita si alza radicalmente ed altrettanto radicalmente si contraggono mortalità infantile, malattie infettive, morti per parto. Cresce la scolarizzazione, cala fino a dimensioni residuali l’analfabetismo, si riduce l’inquinamento. Sì, si riduce l’inquinamento perché, grazie alla costruzione di efficienti sistemi fognari, le città smettono di essere cloache a cielo aperto.
Oggi c’è chi presenta tutto ciò che è avvenuto a partire dalla rivoluzione industriale come una sorta di catastrofe. Consiglio a questi sapientoni di leggersi, ad esempio, “Arcipelago gulag”. Scopriranno che l’industrializzazione sovietica è stata realizzata grazie all’utilizzo su vasta scala di un nuovo tipo di schiavi: gli ospiti dei campi di lavoro o i contadini rinchiusi a forza nei “kolchoz”. E potranno constatare quanti sono stati i morti ammazzati e le sofferenze che un simile “modello di sviluppo” ha regalato al genere umano.
Uno dei sintomi più gravi dell’epidemia di imbecillità che affligge l’occidente post moderno è la diffusa abitudine di non vedere gli orrori veri e di scambiare per “orrori” quelli che sono problemi anche gravi ma risolvibili.
C’è davvero di che essere pessimisti.