Andrea Maino ci presenta il grande italiano di oggi:
Fosco Maraini (1912 –2004) è stato un etnologo, orientalista, alpinista, fotografo, scrittore e poeta italiano.
Figlio dello scultore Antonio Maraini (1886–1963), di antica famiglia ticinese, e dalla scrittrice Yoï Crosse (1877–1944), di padre inglese e madre ungherese di origine polacca.
Nel 1934, spinto dalla sua immensa curiosità nei confronti dell’Oriente, si imbarcò sulla nave Amerigo Vespucci come insegnante di inglese, visitando l’Africa del Nord e l’Anatolia.
Maraini si laureò in Scienze Naturali e Antropologiche all’Università degli Studi di Firenze
Prima della seconda guerra mondiale, Maraini si trasferì in Giappone. L’8 settembre 1943 si trovava a Tokyo e rifiutò, assieme alla moglie Topazia, di aderire alla Repubblica di Salò. Venne quindi internato in un campo di concentramento a Nagoya con tutta la sua famiglia. Durante la prigionia compì un gesto d’alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò l’ultima falange del mignolo della mano sinistra con una scure. Non ottenne la libertà, ma una capretta ed un orticello permisero alla famiglia Maraini di sopravvivere. Finita la guerra tornò in Italia, per poi ripartire verso nuove mete quali il Tibet, Gerusalemme, il Giappone e la Corea.
Conosciuto per i suoi numerosi lavori fotografici in Tibet e in Giappone, Maraini fotografò le catene del Karakorum e dell’Hindu Kush, l’Asia centrale.