Alle Canarie raddoppiano le vittime per annegamento
di Carlo Steve
Un triste record quello dei morti per annegamento nel mare dell’Arcipelago Canario, che registra nei primi sette mesi del 2016 l’83% in più di decessi rispetto allo stesso periodo del 2015.
Un totale di 44 vittime, suddivise tra Gran Canaria (14), Tenerife (13), Lanzarote (6), Fuerteventura (6), La Palma (4), La Gomera (1), che sconcerta e obbliga ad una doverosa e più approfondita analisi.
Secondo solo alla Galicia per numero di decessi per annegamento (46 morti), l’arcipelago canario ha registrato inoltre il più alto numero di soccorsi effettuati in mare che hanno comunque portato, nella maggioranza dei casi, al salvataggio di numerose vite.
Il profilo delle vittime per annegamento identificate rivela che l’80% di esse erano turisti stranieri, il 5% turisti spagnoli e un restante 15% ancora non identificato.
La maggior parte dei turisti stranieri annegati era di sesso maschile (87%), dei quali il 34% adulti, il 26% over 60 anni, il 9% minori e del restante 31% non si posseggono al momento i dati.
Stando alle stime il 93% degli incidenti mortali è avvenuto in mare, seguito da un 4% in piscine artificiali, un 2% in piscine naturali e un 1% in serbatoi di raccolta acque piovane.
La fotografia che ne esce suggerisce quindi che il turista maschio adulto che si avventura in mare aperto è la principale vittima delle morti per annegamento.
Secondo fonti locali, i dati parrebbero comunicare erroneamente che le spiagge delle isole sono pericolose, laddove invece la Spagna in generale detiene il maggior numero di istituzioni che sovrintendono la sicurezza come il 112, il Salvamiento Marítimo, la Guardia Civil, la Cruz Roja.
Quindi il problema è in realtà la mancanza di una campagna efficace e martellante di informazione e di sensibilizzazione, al pari di quelle effettuate ogni anno per la prevenzione di incendi e di incidenti stradali.
Le morti per annegamento sono, in Europa, la seconda causa di morte accidentale dei minori di 20 anni e la terza in tutto il mondo.
Il solo modo per fermare questa scia di morte è la prevenzione, considerando che all’aumento del flusso turistico degli ultimi anni nell’arcipelago, è corrisposto un incremento dei rischi e, purtroppo, delle morti per annegamento.
Non si può e non si deve ignorare il fatto che l’85% degli incidenti sono avvenuti per incuria o ignoranza.
Il mare è insidioso e davvero pericoloso quando mancano attenzione e buon senso in chi vi si avventura.