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    I mufloni creano allarme nell’arcipelago

    muflon-198086_640di Franco Leonardi

    L’eccessiva presenza di mufloni su alcune isole dell’arcipelago, rappresenta a tutti gli effetti un vero e proprio sassolino nelle scarpe dell’amministrazione insulare.

    Se da un lato pascoli e coltivazioni sono messi a dura prova dal passaggio degli erbivori, dall’altro le metodologie per ridurne la popolazione trovano non poche polemiche da parte degli animalisti, esperti dell’ambiente e cittadini.

    É di pochi mesi fa la segnalazione degli abitanti di Anaga circa la presenza di parecchi esemplari avvistati nel Lomo de Las Bodegas che, oltre ai danni che stanno provocando in una delle aree della Riserva della Biosfera, hanno cominciato a cibarsi nei frutteti e nelle coltivazioni di patate, mettendo a serio repentaglio le coltivazioni della zona.

    A nulla sono valsi metodi dolci come recinzioni e muri a protezione delle colture, i mufloni, alcuni di grandi dimensioni, hanno danneggiato ogni ostacolo che hanno trovato fra di loro e le colture di cui si cibano.

    I metodi utilizzati per controllare la popolazione dei mufloni hanno scatenato ovunque accese discussioni; a Gran Canaria diversi gruppi si coalizzarono per manifestare forte dissenso contro l’utilizzo delle armi da fuoco, consentito dal Consiglio per decimare il bestiame.

    Venne presentata come controproposta l’adozione di dardi anestetici e la realizzazione di reti metalliche rinforzate per proteggere i raccolti; metodi efficaci ma dai risultati lunghi da ottenere.


    Si tentò poi la tecnica della capra “giuda”, un esemplare catturato e dotato di GPS, poi introdotto di nuovo nel branco al fine di monitorare i branchi più numerosi per seguirne gli spostamenti e informare i cosiddetti “selezionatori”, incaricati di eliminare i maschi.

    Il nuovo piano quinquennale per l’eradicazione di specie invasive come i mufloni si è posto come obiettivi principali quelli di monitorare costantemente la popolazione degli erbivori in modo da avere un censimento sempre aggiornato, di aumentare le recinzioni in aree sensibili per contenere il danneggiamento di alcune specie di piante e di utilizzare, novità assoluta, una serie di droni nel Parco Nazionale del Teide per velocizzare la raccolta dati e quindi avere una fotografia piuttosto aggiornata della situazione.

    La causa di un aumento sconsiderato dei mufloni è dovuta in buona parte alla mancanza di controlli da parte delle autorità responsabili, dopo che gli erbivori furono introdotti nell’arcipelago negli anni ’70.

    E ora, pur cambiando metodologie di controllo, pare che l’unico modo per ridurne il numero sia sempre quello meno amato: la caccia.

    Tempo massimo per l’eradicazione del muflone prevista: 5 anni, salvo proposte alternative di comprovata efficacia.

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