MENDICANTI 3.0
di Andrea Maino
Al pari dei poveri che frugano nei cassonetti dell’immondizia o, alla fine della giornata, negli angoli remoti dei mercati dei contadini per trovare qualche arancia e qualche verdura non del tutto marcia, leggo di naviganti nel web che rovistano nei vari blog (e alle volte tra i rifiuti delle parole) per trovare qualche notizia che sia almeno un po’ attendibile per capire cosa fare e come fare nelle isole Canarie.
Altri “mendicanti moderni” chiedono, quasi elemosinando, una moneta vera (aiuti o notizie che siano) ma alla fine si trovano, nel bicchiere di carta, solo bottoni; se va bene, se non gli hanno preso i pochi spiccioli che avevano raccolto.
Nella corrispondenza di Cezanne alla moglie, lui insisteva soprattutto su un punto: “Più uno è chiaro con se stesso, più vive ogni secondo con intensa emozione, intensa sensualità, intenso colore, morde insomma la carne della vita”
Ma oggi molti non sono chiari con se stessi (mentre loro credono di esserlo), e dipingono (solo) illusioni con colori sgargianti, e attingono a cassonetti di parole buttate lì da qualcuno, quasi marce, senza avvertire l’odore putrefatto cadaverico di queste. Cercano conferme alle loro illusioni, ma si riempiono solo le tasche del cervello con patacche farlocche (Dal dizionario, far-lòc-co: sciocco, sprovveduto; per estensione falso, taroccato, comunque di poco valore… Pare sia l’italianizzazione dell’inglese far look guardare lontano, termine connotante con cui gli scippatori romani degli anni ’60 si riferivano ai turisti distratti papabili per esser derubati).
I quadri che dipingono sembrano reali: amore, desideri, vite passate, vite future, complicità, rapporti di pelle, combattimento di titani, ricchezza, sfacciataggine, benessere, lotterie da vincere.
Ma la mia sensazione è che si sentono impotenti a confrontarsi con la vita vera.
Cezanne scriveva un’altra cosa: “Chi sa diventa semplice”, frase che condivido pensando a tutti quelli che incontro e che “arzigogolano” sui “consigli” che danno; maschere di fregature.
La scuola Pitagorica insegnava che tutto ciò che si muove fa rumore, ma si chiedeva: come si ottiene l’armonia?
EPILOGO (dedicato a chi vuole aiutare con cognizione)
Una volta, tanto tempo fa, ero seduto davanti ad un fiume sacro. Mi passò davanti, galleggiando, una foglia piegata come una barchetta, con un fiore e una fiamma dentro. Era un voto agli Dei messo nel fiume da qualcuno. Pensai: a quale Dio era rivolta? Chi l’aveva messa nel fiume? Per quale motivo? Serviva questa offerta? Potevo forse io essere lo strumento per risolvere i problemi di chi chiedeva aiuto?
Ho guardato a sinistra del fiume, da dove arrivava la corrente, ma non ho visto nessuno.
Ho poi pensato che io non c’entravo con quella cosa, ma mi è sempre rimasta la sensazione che se, invece di guardare solamente alla sinistra del fiume, avessi alzato le mie chiappe e avessi camminato fino dietro l’ansa che faceva, forse potevo iniziare una storia che avrebbe aiutato me e la persona che aveva creduto nell’offerta.
Anche se, alle volte, come scriveva Fernando Pessoa: “…di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando; la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire”
il resto è vita.
Immagine: Magritte “The Palace of Curtains” (1929)