La questione immigrazione clandestina non risparmia l’arcipelago canario che dal 2007, con l’Operación Hera della Guardia Civil, controlla le coste e il territorio.
Con una nave armata, 2 imbarcazioni militari stabili a Dakar e un aereo di vigilanza dell’Esercito Francese, l’Operación Hera ha come obiettivo quello di prevenire l’ingresso illegale via mare, di garantire l’incolumità degli immigrati e di identificare gli stessi per procedere al loro rimpatrio.
In seguito ad un aumento dei conflitti armati in Africa occidentale e all’incremento dei controlli da parte di Italia e Grecia, la Commissione di Aiuto al Rifugiato ha allertato le autorità canarie ed europee di una possibile ondata di immigrazione clandestina nelle isole.
La nuova situazione ha di fatto obbligato a rotte più pericolose a causa delle correnti marine e sta configurando l’arcipelago canario come possibile nuovo punto di ingresso per l’Europa.
Ultimo il caso della seconda metà di settembre, quando è stato avvistata e tratta in salvo una piccola imbarcazione proveniente dal Sahara.
Partita da Cabo Bojador, l’imbarcazione è giunta a 120 miglia a sud di Gran Canaria; a bordo 64 persone, di cui 16 donne, 3 delle quali gravide, e un bambino di soli 3 anni.
Gli immigrati sono stati portati nel porto di Arguineguín nella regione meridionale del Mogán, Gran Canaria, per gli interventi di primo soccorso.
Precedentemente l’arcipelago canario ha conosciuto il fenomeno dell’immigrazione clandestina con numeri contenuti e alcuni casi particolari, come quello dell’albino del Mali salvato nel 2009 a poche miglia da Tenerife su una piccola chiatta.
Abdoulaye Coulibaly, questo il suo nome, ottenne lo status di rifugiato da parte della Commissione Europea spagnola per la sua condizione di albino, che in Mali e in Tanzania viene vista come caratteristica magica o maligna e quindi motivo di isolamento, persecuzione o addirittura morte.
In Tanzania in particolare esiste un vero e proprio mercato di parti umane di albini, vendute a caro prezzo, perché ritenute porta fortuna o in grado di guarire malattie.
Ma la situazione ora è diversa, le imbarcazioni che arrivano sono piene di persone che difficilmente chiedono asilo politico all’arcipelago (è stato stimato nell’1%) ma esigono solo un lasciapassare per il continente europeo.
E prima che l’arcipelago diventi a tutti gli effetti un gate per l’Europa, le autorità incrementano i controlli e le pratiche di rimpatrio.