prima parte
di Ilaria Vitali
Collocata sul barranco del Pinito, sulla collina di Tamaide da dove si gode la vista spettacolare di tutta la Valle di Orotava dal mare fino alla cima del Teide, la Cueva de Bencomo riposa abbandonata con i suoi 5 secoli sulle spalle.
Non esiste segnalazione per arrivarvi, nemmeno un sentiero facilmente percorribile, eppure la Cueva de Bencomo un tempo è stata la dimora di un grande re guanche, il penultimo mencey di Taoro, che qui amava soggiornare per la bellezza e la sicurezza naturali del posto.
Il primo vano che si incontra a fatica tra sterpaglie e fitta vegetazione è un cunicolo piccolo e profondo che nel punto più alto non raggiunge il metro e ottanta.
In condizioni disperate, il vano risulta completamente ricoperto da centimetri di escrementi secchi di capre e alcuni scheletri animali, a causa del suo precedente utilizzo come ricovero per il bestiame,
Proseguendo oltre, attraverso un passaggio di appena un metro, si trova la grotta più grande, lunga circa 20 metri con due grandi aperture sullo strapiombo, separate da una imponente colonna di pietra a reggerne il soffitto; anche qui è evidente lo stato di incuria e le tracce del passaggio di capre.
A dispetto della sporcizia, non è difficile immaginare perché Bencomo scegliesse questo luogo come dimora principale, la vista che si gode dalle aperture domina tutta la valle, dal mare fino al Teide, in quello che è stato un luogo sicuro e accogliente oltre che un imbattibile punto di osservazione.
Lo stato di abbandono della Cueva de Bencomo è imbarazzante, considerando che oltre trent’anni fa è stato dichiarato Monumento Storico Artistico e Bene di Interesse Culturale da parte del Governo delle Canarie nonché Patrimonio Storico della Spagna.
Ma al di là dei prestigiosi titoli, il sito rimane dimenticato, non segnalato, non protetto dalla incuria degli anni e dell’uomo e in grave stato di deterioramento.
Il centro di Estudios Imazighen negli anni passati presentò una petizione al Cabildo offrendosi di pulire gratuitamente la Cueva de Bencomo, chiamata anche la Cueva del Rey o de los Siete Palacios, ma paradossalmente l’amministrazione rifiutò l’offerta sottolineando che, trattandosi di sito archeologico, solo con la supervisione di esperti sarebbe stato concesso un intervento di ripristino; intervento che non avvenne.
Il 14 marzo del 1986 un decreto del Gobierno de Canarias dichiarò luogo storico e artistico la Cueva di Belmaco, a La Palma, un altro importante sito facente parte del patrimonio culturale ed etnografico della cultura aborigena, ma per esso, curiosamente, le cose andarono meglio.
La Cueva de Belmaco divenne un parco archeologico importante dell’isola, a differenza della Cueva de Bencomo a Tenerife che, più titolata, venne completamente dimenticata.
(continua)