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    Violenza tra le mura domestiche, cosa fare

    La Spagna ha forse uno dei peggiori tassi di violenza tra le mura domestiche d’Europa ma, e questo va precisato, è forse uno dei primi paesi ad avere cominciato ad affrontare il problema come disagio sociale.

    Recentemente si è verificata proprio a Tenerife l’ennesima morte per violenza domestica, uno spregevole atto che chiude, come nella maggior parte di casi, un percorso fatto non solo di brutali attacchi fisici ma anche e soprattutto di pressioni psicologiche quali limitazioni della libertà individuale, minacce, umiliazioni, coercizione e abuso sessuale.

    La violenza tra le mura domestiche, o violenza di genere, è un fenomeno che riguarda anche gli uomini ma che rimane statisticamente appannaggio del genere femminile.

    La principale legge in materia di violenza domestica in Spagna è la Ley Orgánica 1/2004 del 28 di dicembre ma esiste anche la Canarian Ley 16/2001 dell’8 di aprile per la prevenzione e la protezione integrale delle donne.

    La Guardia Civil ricorda a tutte le vittime di violenza domestica di segnalare immediatamente eventuali episodi al 112, un servizio di emergenza composto da personale specializzato nella violenza domestica e che agisce in coordinamento con altri servizi.

    Cuentalo, segnalalo, è il monito chiave che viene caldamente suggerito.

    Nel 2016 sono state 14.390 le telefonate ricevute dai servizi canari per segnalare episodi di violenza domestica, come riportato dalle statistiche dell’Instituto de Estadísticas de Canarias ISTAC.


    La chiamata effettuata produce una relazione che avvia un’inchiesta della Corte, con conseguenze quali la sentenza di custodia per l’assalitore.

    A tal proposito le autorità ricordano di segnalare gli incidenti attuali, quelli precedenti e di richiedere sempre una copia del rapporto che viene stilato.

    La vittima di una violenza tra le mura domestiche può richiedere la protezione giuridica alla Corte durante il corso delle indagini, protezione che può includere uno sfratto dell’aggressore e/o un ordine di restrizione che riguardi non solo il territorio ma anche l’ambito delle comunicazioni via internet o posta ordinaria.

    La vittima ha altresì il diritto di lasciare la propria casa in caso di peggioramento della situazione, senza però perderne i diritti e ricordandosi di portare con sé tutti i documenti personali, quali passaporto, tessera sanitaria, dettagli del conto corrente bancario, contratto di affitto o atto di proprietà dell’immobile e, se possibile, una copia del passaporto della persona da cui si ha subito la violenza.

    Tutta la documentazione in copia dovrebbe essere lasciata presso gli uffici amministrativi competenti in modo da essere facilmente reperibile in caso di emergenza.

    Il Cabildo di Tenerife ha una unità di violenza domestica che fa parte dell’Istituto di attenzione sociale sanitario il cui numero di telefono è 922.843.142.

    Il servizio include aiuto in caso di emergenza, supporto sociale e psicologico, un luogo dove potersi rifugiare, un contatto costante con le forze di polizia e un sistema di assistenza legale specializzata che è gratuita al momento del bisogno e che può essere pagata, se la vittima ne sarà in grado, successivamente.

    Ai sensi della legge la vittima di violenze domestiche ha il diritto di ottenere una riduzione dell’orario di lavoro o una temporanea sospensione con possibilità di tornare sul posto di lavoro entro 6 mesi, periodo prorogabile dai tribunali a seconda dei casi da 6 a 18 mesi, senza perdere comunque il diritto all’assistenza sanitaria e al posto di lavoro che dovrà essere mantenuto.

    In caso di lavoratrici autonome, si ha diritto ad una sospensione di 6 mesi per i pagamenti previdenziali.

    La violenza tra le mura domestiche va segnalata, sempre.

    di Bina Bianchini

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