La professione più antica del mondo, la prostituzione, è un fenomeno che riguarda tra le 2000 e le 3000 donne che la esercitano sull’Arcipelago delle Canarie.
A dispetto della crisi economica, nel corso di questi ultimi anni si è assistito al ritorno alla prostituzione di molte donne che ne avevano abbandonato la pratica, provocando, in virtù di un aumento della domanda, un peggioramento delle condizioni di lavoro, caratterizzate da maggiore vulnerabilità e rischi personali.
Uno studio condotto lo scorso anno da esperti del ramo e dalla professoressa della Universidad de La Laguna Esther Torrado, rappresenta uno degli strumenti più accurati mai realizzati che analizzano la situazione delle donne che si prostituiscono, degli uomini che vi si rivolgono e di quelli che gestiscono i racket organizzati della prostituzione.
Lo studio, non ancora completato, ha come obiettivo quello di produrre un documento utile a individuare le strategie da mettere in atto per affrontare questo fenomeno sociale dagli aspetti, ultimamente, inquietanti.
L’individuazione del numero esatto di donne che si prostituiscono nell’Arcipelago risulta molto complessa per la riduzione delle stesse sulle strade e il conseguente aumento di coloro che esercitano in appartamenti privati o nelle cosiddette case di appuntamento, mascherate da pseudo attività di massaggi e affini.
La stragrande maggioranza di donne dedite alla prostituzione è spinta da necessità economiche e da obblighi derivanti da meccanismi interni alle organizzazioni di racket, che le costringono con minacce spesso fisiche a lavorare nel settore.
Fino agli anni 90 il profilo della prostituta riguardava una donna utilizzatrice di farmaci o droghe, costretta alla mercificazione per potersi permettere le sostanze di cui era dipendente; ora però il quadro che ne esce riguarda fenomeni legati allo sfruttamento fin in età adolescenziale di soggetti socialmente vulnerabili, favorito dall’incremento del cosiddetto turismo sessuale europeo.
In questo senso gli esperti segnalano che l’Arcipelago delle Canarie è un punto caldo per il traffico di esseri umani, tanto che il giudice Gloria Poyatos sottolinea che in tutta la Spagna la maggior parte degli Ayuntamientos ha lanciato una campagna repressiva nei confronti della prostituzione su suolo pubblico.
Uno studio dell’ONU del 2010 ha evidenziato che una prostituta su sette è risultata vittima di traffico umano, subendo violenze ripetute affinché non abbandoni la vecchia professione e recentemente lo studio della Universidad de La Laguna ha sottolineato che la domanda nelle zone turistiche come il sud di Tenerife è legata principalmente a clienti non residenti, vale a dire turisti.
La Torrado a tal proposito ha suggerito, nel corso dello studio che sta svolgendo, un’azione di repressione ufficiale e pubblica per evitare che il fenomeno del turismo sessuale sia incrementato a discapito di quello turistico tradizionale, minando l’economia regolare del paese e favorendo la presenza di delinquenza e traffico di esseri umani.