Sono tempi (quelli del Telegiornale) in cui chi ha conosciuto Biagi e Montanelli, non può non provare nostalgia. Personalmente li detestavo entrambi.
La supponenza di Biagi… la odiavo. Era noioso. Scontato. Presuntuoso. Inspiegabilmente il Re di un’area di pensiero che pullulava di bei cervelli e penne affilate.
Quanto a Montanelli, raccontava di aver comprato una bimba africana di 12 anni, averle fatto fare un po’ di figli e averla poi passata ad un buon uomo con un cavallo e un fucile prima di rientrare dalla Libia. La definiva un animalino, parola che un essere umano non deve nemmeno pensare quando parla di una bambina.
Dunque perché rimpiangerli entrambi?
Perché erano Giornalisti, con la G maiuscola. Competenti e preparati, uno era di destra e l’altro di sinistra e si capiva da come dicevano buona sera.
Non erano semplicemente pagati da persone diverse: si documentavano si esponevano, si scontravano, DAVVERO.
I nostri figli crescono in balìa di una banda di ciambellani capaci solo di portare l’osso al padrone che li stipendia.
Quando i libri o gli uomini scomodi hanno successo, i media se ne occupano quanto basta per vaccinare la pubblica opinione contro il libero pensiero.
Ascoltavo ieri uno speciale di SKY sulla BREXIT. Si intitola God Save the Queen.
Vale la pena di riflettere sul modo in cui ormai, alla Mercadona dell’informazione sia andato perduto il senso del limite.
Un copia incolla di fotogrammi e frammenti di interviste, commenti gratuiti e giudizi privi di base reale, teso a terrorizzare gli italiani che volessero eventualmente mettere in dubbio l’irreversibilità del diritto dei leader europei di dare ordini perentori a 27 democrazie occidentali, sanzionare la disubbidienza, rendere conto solo dell’11% del loro bilancio spese, drenare una quantità di risorse infinita dall’economia reale e farla evaporare in insuccessi e errori volontari senza mai pagare pegno.
Tutto, senza un’ombra di legittimazione politica.
Non prendo posizione sulla Brexit ma su un modo immorale di costruire le opinioni.
E’ immorale rivolgersi al popolo italiano dipingendo le fiamme dell’inferno il giorno prima della messa perché si sa che il prete è lo zimbello del paese e nessuno si presenterebbe spontaneamente ad ascoltarlo.
Montanelli e Biagi, con tutti i loro difetti, erano persone serie.
Biagi non avrebbe comprato un jet da 170 milioni di euro e Montanelli non definiva cene eleganti le sue notti libiche con una bimba comprata.
Giusta o sbagliata che fosse la visione del mondo di entrambi, era autentica, supportata da fatti, poteva essere messa in discussione, se ne facevano carico, ne avrebbero pagato volentieri le conseguenze.
Di questo dobbiamo riappropriarci prima e al di sopra degli scontri di partito: del diritto alla serietà di chi parla e scrive e del diritto alla verità e dignità, di chi legge e ascolta.
Essere privati della verità e la dignità che ne consegue, è come essere chiusi dentro una cella di isolamento invisibile.
di Claudia Maria Sini