Tenerife presenta gravi carenze nella gestione degli scarichi in mare, un tema oggi più che mai scottante visti i recenti episodi di prolificazione di alghe sulle coste, che ne hanno compromesso in più occasioni la balneazione.
Il problema, come sempre, è risolvibile con la volontà di voler agire in maniera definitiva e con il denaro, necessario per risanare impianti di trattamento di acque reflue e di pompaggio, relative condotte e fognature e per realizzare quegli stessi impianti ove carenti.
Tenerife, allo stato attuale dell’arte, non solo viola le normative europee in materia di scarichi ma rischia sanzioni di milioni di euro se le autorità, non solo canarie ma anche spagnole, non si decidono a rispettare le direttive europee sul trattamento delle acque adottate nel 1991.
Una diagnosi redatta nel giugno 2016 riguardo alle necessità municipali circa il risanamento degli scarichi e rientrante nel nuovo Plan Hidrológico de Tenerife, definisce un investimento pari a 216 milioni di euro fino al 2023 affinché l’isola cominci a rispondere alle esigenze dettate dalla UE.
Attualmente il 21% delle acque versate in mare sono prive di trattamento adeguato, stando ai dati forniti dal Cabildo, ma è un’altra la percentuale che preoccupa, vale a dire quella del 39,5% relativa a scarichi che finiscono direttamente nel sottosuolo per la mancanza delle reti fognarie.
E paradossalmente a distanza di ventisette secoli da quando la Roma del VI secolo aC cominciò a costruire un efficiente sistema fognario, Tenerife non è ancora in grado, nel 2017, di provvedere in maniera igienica e sostenibile ai propri scarichi.
Il piano elaborato include quindi anche un investimento di circa 39,5 milioni di euro per la realizzazione di reti fognarie ma, tenendo conto della dispersione della popolazione su tutta l’isola, questa è una cifra desinata ad aumentare vertiginosamente.
Ulteriori 13 milioni di euro saranno invece destinati alla fornitura e alla riutilizzazione dell’acqua purificata, e l’investimento totale nell’intero ciclo dell’acqua ammonterebbe a 569 milioni di euro.
Secondo il documento del piano idrologico, alcune azioni sarebbero già in corso, come l’espansione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Adeje e Arona, del nord est, il rimodernamento dell’impianto di trattamento di Santa Cruz, di Guía de Isora, la realizzazione di nuovi collettori e stazioni di pompaggio, l’impianto di depurazione di Montaña Reverón nella Valle di Orotava, così come quello di Los Letrados a Arona, quello di La Victoria de Acentejo, di Güímar e il risanamento dell’impianto di Isla Baja.
Il vero problema, stando alle fonti ufficiali, sarebbe di natura decisionale, laddove si dovrebbe identificare la priorità tra interventi quali la realizzazione dell’anillo insular, di un autodromo e quelli di regolarizzazione degli scarichi.
Il dibattito, già aperto in ambito politico e sociale, vede più posizioni, tra cui quella del presidente insulare Carlos Alonso che vorrebbe pagare con fondi del Cabildo la costosa chiusura galleria della tangenziale, 300 milioni di euro, benché il Gobierno si sia reso disponibile ad accollarsi la spesa, oppure di provvedere alla realizzazione di un autodromo per 23 milioni di euro.
Ma Tenerife intanto continua a versare in mare le sue acque reflue in barba alle normative europee.
I partiti all’opposizione e gli stessi cittadini non hanno mancato di sottolineare l’urgenza di risolvere il problema degli scarichi prima di qualsiasi altro intervento, ma il Cabildo avrebbe già ipotizzato di investire milioni di euro, cofinanziati, per i futuri treni del Nord e del Sud dell’isola.
Alla fine quindi, è doveroso precisarlo, non è una questione di denaro ma solo di volontà.
dalla Redazione