Nuove indagini indicano il sito di Gran Canaria come il probabile luogo dei primi insediamenti umani nell’Arcipelago
Considerata la Cappella Sistina dell’Arcipelago delle Canarie, Cueva Pintada, situata a Gáldar nel nord di Gran Canaria, è l’espressione massima delle abilità artistiche dell’antica civiltà dei Guanches, la popolazione aborigena che abitò le isole in epoca pre conquista ispanica.
Nella caverna di origine vulcanica i decori geometrici che sono stati ritrovati sulle pareti, oltre a rappresentare un’emozionante testimonianza dei Guanches, ancora oggi, a dispetto di oltre 24 anni di attività di ricerca, lasciano molti punti di domanda circa il reale significato dei simboli tracciati con voluta precisione.
Le ipotesi più accreditate li vogliono legati ad un particolare calendario riferito alle stelle, ma quel che è certo è che non mancano di suscitare grande interesse di archeologi e turisti che ogni anno visitano l’affascinante Parco riaperto al pubblico nel 2006.
Ma al di là dell’eccezionale ritrovamento di importanza storica e culturale, Cueva Pintada è ultimamente ritenuta come il probabile primo centro abitato prima dell’arrivo dei conquistadores.
Dichiarata nel 1972 Monumento Storico Artistico, Cueva Pintada è prima di tutto un luogo avvolto dal mistero e dall’innegabile bellezza dei dipinti che, a detta degli esperti, ricordano quelli ritrovati in Arizona e in alcune regioni meridionali dell’America, i cui artefici furono gli Anasazi, una civiltà navajo vissuta oltre 3.500 anni fa.
Il ritrovamento all’interno della caverna di numerosi utensili appartenenti alla vita quotidiana hanno avvalorato le tesi degli studiosi dell’Università di Castilla La Mancha e di uno dei più accreditati studiosi del sito grancanario, il Prof. Jorge Onruba, per il quale non vi è ombra di dubbio che Cueva Pintada sia stata non solo il primo insediamento umano sulle isole, ma anche il luogo dove per un certo periodo abbiano coesistito sia i Guanches che i colonizzatori.
Il lavoro svolto dal team di studiosi ha portato alla luce zone di cosiddetta transizione, che abbondano di materiale pre ispanico e ispanico, segno inequivocabile che il sito, dopo essere stato abitato dalla sola popolazione aborigena, abbia rappresentato l’origine della nuova civiltà canaria.
I ritrovamenti e le indagini sono stati condivisi dai massimi esperti del paese con gli studenti di archeologia e storia, che hanno potuto vivere un’autentica avventura alla Indiana Jones con entusiasmo e soddisfazione.
Victoria, dell’Università di La Laguna, è una delle studentesse fortunate che ha partecipato al progetto e che racconta che le più significative scoperte sono state un pezzo di quarzo intagliato per creare strumenti, ceramiche di diversa provenienza, recipienti per estrarre la melassa e resti alimentari come lumache, chiocciole e spine di pesce.
Il gruppo di lavoro, formato da studenti provenienti anche dalle università al di fuori dell’Arcipelago come Siviglia, Granada, Barcellona, ha ammesso che Cueva Pintada ha ancora molte zone vergini per gli archeologi che, dotati ora di strumentazioni più raffinate, potranno scavare nel passato incontaminato di uno dei siti più affascinanti della storia.
Del resto non tutti i siti presentano la particolare condizione della Cueva, dove il tempo è rimasto immobile e intaccato, quasi a preservare quell’ultima testimonianza di una civiltà che è stata inesorabilmente cancellata.
di Ilaria Vitali