Nel 1998, compiuti 50 anni e dopo 30 passati da imprenditore a Milano decido di cambiare la mia vita: vendo l’attività, la casa e parto per Tenerife, visitata più volte e, in considerazione della costituzione della ZEC – Zona Especial Canaria – mi propongo al governo canario, come promotore della stessa, presso le aziende italiane che ben conosco, nel settore tecnico alimentare. Essendo un’iniziativa governativa, non possono mettere niente per iscritto e il nostro accordo resta solo verbale tra gentiluomini.
Passano sei mesi di lettere, fax e incontri con le aziende italiane, tutto a mie spese, portando loro tutte le informazioni circa i vantaggi d’investire nella ZEC quando, senza nessun avvertimento, convocano una riunione presso l’Assolombarda di Milano, invitando le aziende da me contattate, unitamente a molte altre.
Del mio ruolo nella faccenda nessuna parola e tutto passa in mano dei vari burocrati locali.
Nel frattempo ho preso casa in affitto al Nord, facendomi arrivare via mare la mia auto.
Arriva il container al porto di Santa Cruz, dove vengo convocato per pagare la dogana per importazione di veicolo.
Trasecolo, dicendomi cittadino europeo che non deve pagare tale imposta. Come risposta mi viene trattenuto il tutto. Scrivo alla U.E. di Bruxelles. Dopo un mese ricevo la risposta: è vero che non devo pagare la dogana, solo un bollo di meno di € 10, ma devo pagare un mese di parcheggio nel deposito doganale della macchina e delle cose di poco valore usate che mi ero fatto spedire.
Cosa da non credere!!!!!
Per cambiare la targa italiana e passare la ITV devo, tramite un ingegnere, cambiare i dati tecnici della vettura, ovvero riportare tutti quelli italiani sulla scheda tecnica spagnola con l’aggiunta di cretinate, ovvero la distanza tra le ruote anteriori e posteriori.
Comincio a pensare di non avere fatto la scelta giusta…
Nel 1999 lascio la casa in affitto e ne compro una non nuova.
Vado a La Laguna, al Leroy Merlin, per comprare il necessario per sistemarla.
Vengo rapinato nel parcheggio, custodito da una guardia, del borsello. I ladri riescono a prelevare dalle carte italiane e canarie migliaia di pesetas. Alla polizia per la denuncia, per consolarmi mi dicono che i ladri sicuramente non sono canari.
Nel 2001 compro una casa nuova direttamente dal più grande costruttore di Tenerife per non avere sorprese, ma al momento del pagamento mi viene aggiunta la “plusvalia”, che non compete a chi acquista, bensì al costruttore.
Tutti gli acquirenti fanno una causa assieme e vinciamo la prima nel nostro comune contro il costruttore, che fa opposizione e ottiene di trattare nel tribunale di Santa Cruz, dove vince la causa.
Non solo ho pagato la “plusvalia” che non dovevo, ma anche la parcella dell’avvocato.
Nel 2005, studio su tutta l’isola una certa attività e dopo approfondite indagini decido di prendere in affitto un locale di 600 m² per farci la mia impresa.
Vado in comune a chiedere informazioni sul locale, la sua posizione e se l’attività che intendo svolgere è possibile o meno. A voce mi viene assicurato che devo solo presentare il progetto fatto da uno studio di ingegneria, la licenza arriverà senza problemi. Faccio il contratto di affitto e pago sei mesi di anticipo e caparra (€ 12.000 circa).
Inizio i lavori di ristrutturazione dei muri, bagni, locali vari e investo in tre mesi € 220.000, che secondo l’associazione dei piccoli imprenditori della zona, a cui mi sono iscritto, verranno restituiti dallo Stato in ragione dell’80%.
Presento tutte le fatture e aspetto quasi un anno il parziale contributo, che non arriva perché, mi viene spiegato, l’associazione ha presentato in ritardo la domanda e non posso più ripresentarla.
Quando finisco e chiedo la licenza, il proprietario mi comunica che il locale è dichiarato di 400 m², e che 200 m² sono abusivi. Quindi pago per 600 e ne posso sfruttare legalmente solo 400.
Vado in comune ma non possono darmi la licenza perché nell’ultimo piano regolatore l’architetto che l’ha presentato ha dimenticato di aggiungere in quella zona la possibilità di aprire locali commerciali di qualsiasi natura a parte il turismo rurale.
Significa che decine di attività del posto sono abusive, ma che il Comune chiuderà un occhio fino al prossimo piano regolatore, più o meno tra 10 anni.
Naturalmente non accetto e denuncio la cosa al ministero dell’industria di Santa Cruz.
“Qualcuno” mi telefona intimandomi di tenere la bocca chiusa se non voglio passare grossi guai.
Nel frattempo pago tutte le fatture: preventivo elettricista di € 1.800 diventa fattura di € 14.000, preventivo del pittore imbianchino di € 2.000 diventa fattura di 13.000. Faccio il corso per manipolazione di alimenti € 200. Faccio il corso obbligatorio sulla sicurezza in azienda, ovvero come usare un estintore, al modico costo di € 750.
Assumo tramite l’associazione tutte le impiegate regolarmente, pagando contributi e quant’altro.
Dopo la prima settimana di lavoro si presentano in ufficio per chiedere, secondo contratto, permessi e giorni liberi perché la madre deve fare un trasloco, o di non poter lavorare il giorno seguente, perché nella notte dovranno ballare durante la festa de Los Magos e cose similari.
A un’impiegata, operata alla gamba, al suo rientro assegno il compito di “receptionista” e la cassa, perché dolorante e inoltre le compro una speciale sedia per stare più comoda.
Ebbene tutto ciò comporta l’ammutinamento delle altre che scioperano per invidia e mi lasciano solo con il lavoro che mi aspettava il giorno seguente con 150 clienti prenotati.
Brevetto il mio nome commerciale, il logo, i colori etc.
Dopo due anni mi copiano tutto e tramite avvocato inizio una denuncia che dopo cinque anni di rimpallo tra Tenerife e Gran Canaria per sapere quale Tribunale ha la competenza per trattare questo tipo di denuncia, probabilmente mai avvenuta prima, decido di lasciar perdere.
Durante 20 anni ho lavorato con cinque banche, tre di queste dirette da miei clienti: ebbene nonostante nomi altisonanti come… si sono dimostrati degli avvoltoi.
Al loro confronto le nostre banche Monte dei Paschi di Siena, Banca di Vicenza, Banca Etruria eccetera, travolte da scandali vari, sono delle educande.
Nel 2011 mi ammalo di depressione e mia moglie di tumore.
Torniamo in Italia per l’operazione e le varie cure.
Lascio l’attività in gerenza alla mia direttrice con regolare contratto firmato nello studio del mio avvocato e pago € 6.000 di garanzia al proprietario dell’immobile, perché non si fida del cambio.
Per farla breve, non ho ricevuto quanto pattuito per la gerenza mensile e non mi sono stati restituiti i € 6.000 della garanzia.
Nel 2014 il padrone dell’immobile mi comunica che la gerente non ha mai pagato le spese che ammontano a € 30.000 e che io devo rispondere a tutto ciò perché tra lui e la gerente non è stato firmato nessun contratto.
Termino dicendo che è stato un vero incubo, ora ho settant’anni e cerco di godermi un po’ la vita, anche se continua la lotta con l’assicurazione medica che non mi rimborsa quanto dovuto, il centro medico che pretende il pagamento, nonostante sia assicurato.
E la lotta continua.
Anche la mia vita a Tenerife continua; sarà come si dice un’isola fortunata, ma non ho ancora capito chi avuto questa grande fortuna di venirci a vivere.
Io no!
(Lettera firmata)