Il Presidente, il “congiunto” e il congiuntivo
Quanto durerà il “Governo del cambiamento” di Giuseppe Conte? Mentre scriviamo il governo giallo-verde veleggia ancora in luna di miele, come si dice, con buona parte degli italiani. Ha già affrontato qualche maretta, il mare grosso e persino qualche accenno di tempesta ma è in salute tra benevolenza e tolleranza del popolo della Lega, del M5S e dei simpatizzanti che l’hanno voluto intensamente contro la casta dei predoni, dei voltagabbana e degli “scrocconi trasversali” buoni per tutte le occasioni ad arraffare a sbafo il pubblico denaro. Nato al fotofinish sopravanzando oltre i tempi supplementari il “Governo del Presidente” impersonato da Carlo Cottarelli, il nuovo governo risente di tutta l’anomalia che l’ha visto nascere all’insegna e con le perplessità del “famolo strano” dopo più di 80 giorni di prolungato travaglio tra bizze e rifiuti di un PD fortissimamente renziano chiaramente trombato alle urne e una Lega targata Salvini determinata a manovrare a tutto marketing il timone del Centro-destra e dell’intero Paese. Giuseppe Conte, sconosciuto ma già illustre, s’è preso qualche iniziale schizzetto di fango ma ben presto nella considerazione della stampa avversa, che è la quasi totalità di quella esistente, da “pupazzo”, come lo ha redarguito il pidiessino Del Rio che lo ha addirittura invitato a “studiare” quando al Senato il premier ha citato tra le vittime della mafia il “congiunto” di Mattarella, comincia ad essere maliziosamente visto come l’uomo “dei poteri forti”. Purtroppo la stampa italiana perde di giorno in giorno lettori e anche chi continua a leggerla la considera ormai poco credibile. Conte, essendo come Mattarella un giurista, si sa muovere e sa soppesare e scegliere le parole. Non ha alcuna difficoltà né con termini come “congiunto” né con il congiuntivo. Ciò a differenza di tanti somari prestati alla politica, e talvolta anche al giornalismo, che se la passano male con la storia, con la logica e con la lingua italiana, in particolare col congiuntivo.
“Poteri occulti” , portateli sotto l’ombrellone
Se siete appassionati di Gialli o di storia italiana contemporanea, potete leggere anche sotto l’ombrellone l’ultimo libro di Stefania Limiti, edito da Rubbettino, prezzo di copertina €. 10,00. Il libro s’intitola “Poteri occulti”. In poco più di 100 pagine avrete chiara la mappa e le nebbie di un giallo in cui è immersa un’intera nazione, l’Italia, dalla fine del periodo fascista ai giorni nostri. In questo “giallo” sono accennati i protagonisti e i misteri che i nuovi storici dovranno chiarire, ammesso che i misteri e i segreti lascino tracce, cioè documenti utili alla ricostruzione storica e certa dei fatti. Comunque è avvincente vedere condensate in poco spazio tante vicende. Il libro si occupa di episodi spesso ritenuti incomprensibili o causali (decessi “naturali”), di stragi, di organismi mafiosi, deviati, “occulti”, esistenti e “inesistenti”, pilotati o assistiti da poteri centrali o internazionali, ben supportati e finanziati. Tra tanta stratificazione di spie, contro-spie, di controlli anomali e di complotti l’Italia si è persino, in un certo senso, salvata. Formalmente è a tutt’oggi una Repubblica democratica. Scrive l’autrice del libro, riferendosi ai nostri giorni, alla fine della narrazione di tante vicende storiche e umane (ad esempio il suicidio del regista Carlo Lizzani fu suicidio?): “Il dilagare di organismi non elettivi e non soggetti a forma di controllo democratico ripropone in modo drammatico e urgente il tema dei poteri indiretti e del danno irreparabile che essi comportano agli ingranaggi democratici”. L’Autrice si riferisce ad organismi particolarmente qualificati e insidiosi, “brutte creature di natura tecnica legittimate dal grande potere finanziario internazionale o ceti tecnocratici ristretti che travolgono e dominano il potere politico”. Il libro è un “piccolo, grande libro” e si legge quasi tutto d’un fiato.
anzi “fortissimo” pizza e pesce
Pizza e pesce sono i cibi prediletti dagli italiani. Sapete quanto vale il business della pizza nel Bel paese? 15 miliardi di euro secondo una ricerca recente della CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa. Questo, senza considerare l’indotto. Altrimenti si parla di un fatturato di 30 miliardi. Non male. Ma la pizza è anche considerata e impegnata sul fronte della salute. Di questo parleremo nel prossimo numero. Magari alcuni di voi imbracceranno subito “Google” e scopriranno in anticipo il mistero. Se dovesse accadere, vorrebbe dire che la notizia è “buona”, come si dice, e che questa rubrica su carta stampata è diventata a suo modo un po’ interattiva. Un’altra bella notizia è che gli italiani sono i maggiori consumatori di pesce fresco “certificato”. Questo almeno è il risultato di una ricerca, anch’essa recente, del Marine Stewardship Council, organizzazione no profit di certificazione per la pesca sostenibile, condotta in 22 mercati internazionali. Una volta tanto possiamo vantare un primato positivo. E questo fa ben sperare. Siamo pur sempre quelli del “miracolo”, quello di San Gennaro e simili oppure quello economico poco importa. Sempre miracolo è.