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    CONTI DORMIENTI : COME SALVARLI DALLA PRESCRIZIONE DIRETTAMENTE DALL’ESTERO

    ROMA\ aise\ – Ammontano alla ragguardevole cifra di 673 milioni di euro le somme depositate o investite (conti dormienti) che non vengono toccate da almeno 20 anni.

    673 milioni che cadranno in prescrizione a partire da novembre 2018.

    In altre parole, i titolari e i legittimi eredi dovranno rinunciare ai conti correnti, libretti, depositi di denaro, azioni, obbligazioni, fondi d’investimento e assegni circolari non riscossi e che da 20 anni risultano fermi. L’azione prenderà il via a novembre, quando inizieranno a scadere i termini per l’esigibilità delle somme relative ai primi “conti dormienti” affluiti al Fondo Rapporti Dormienti nel novembre 2008.

    In particolare, l’iniziativa riguarda somme inutilizzate superiori a 100 euro e non più movimentati dal titolare del rapporto o da suoi delegati per un tempo ininterrotto di 10 anni decorrenti dalla data di libera disponibilità delle somme.

    Secondo quanto indicato dal Ministero dell’Economia, rientrano in tale categoria non solo depositi di denaro, libretti di risparmio (bancari e postali), conti correnti bancari e postali, ma anche azioni, obbligazioni, certificati di deposito e fondi d’investimento nonché assegni circolari non riscossi entro il termine di prescrizione.

    Si tratta di somme che appartengono spesso a risparmiatori defunti e non conosciute dagli eredi.

    Molto comune è il caso di eredi di persone emigrate che abbiano diritto a queste somme senza esserne informate. Le banche infatti non hanno l’obbligo di informare i parenti della presenza di conti e depositi intestati a clienti deceduti.


    Sembrerebbe una prescrizione senza scampo e così sarebbe se il ministero dell’economia non avesse lanciata un’apposita campagna per sensibilizzare le persone interessate.

    Per iniziativa della DGIT della Farnesina la campagna è stata estesa anche all’estero e , da oggi, chi risiede all’estero può effettuare una opportuna verifica, seguendo la procedura online indicata in un video appositamente realizzato per i connazionali all’estero. 

    Va anche detto che, una volta arrivati nelle casse dello Stato, questi fondi vengono tenuti disponibili per altri 10 anni, in caso di richieste da aventi diritto. Per recuperare le somme, quindi, si hanno, in effetti, ben 20 anni di tempo. 

    Ciononostante, con questa procedura , secondo i dati ufficiali, dal 2007 sono entrati nelle casse dello Stato già oltre 2 miliardi di euro. Nel solo 2017 sono stati acquisiti ben 107 milioni di euro.

    E, in attesa di legittimi ancorché inconsapevoli proprietari c’è in scadenza a novembre l’ingente cifra di 673 milioni di euro.

    (aise) 

     

     

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